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Crisi Ucraina: faccia a faccia Usa-Russia. Kerry: “Mosca si ritiri da frontiera”

Quattro ore di colloquio a Parigi  tra il segretario di Stato Usa John Kerry e il collega russo Sergei Lavrov non hanno prodotto alcun accordo sull'Ucraina. Tuttavia l'incontro a Parigi tra Usa e Russia è stato "costruttivo", queste le parole di Lavrov. Sia Usa sia Russia sottolineano l'importanza di una soluzione diplomatica. E durante le conferenza stampa, Kerry sottolinea: "Gli Stati Uniti considerano le azioni russe in Crimea illegali e illegittime" e che creano un "clima di terrore e intimidazione", ecco perché la Russia "si deve ritirare dalla frontiera" con l'Ucraina.

Da parte sua Lavrov ha sottolineato come per la Russia, l'Ucraina non può essere funzionale come Stato unico, ma solo come Stato federato. Per Kerry invece sono gli ucraini a essere "al centro di tutte le possibilità", anche a lungo termine. "Non sono gli Stati Uniti a dover decidere, ma gli Stati Uniti possono aiutare a creare il clima per un negoziato".

La Casa Bianca aveva chiesto al Cremlino di inviare una risposta scritta alla proposta di risoluzione diplomatica della crisi Ucraina, proposta presentata dagli Usa. Ma per la Russia: non esiste “un piano unico Usa”, e si sta lavorando ad una soluzione negoziale. Tra le richieste di Mosca ci sarebbe  una Kiev "non allineata" e cioè fuori dalla Nato. Prima dell'arrivo a Parigi, Lavrov ha rilanciato l'idea di una Costituzione federalista per l'Ucarina con il russo come seconda lingua nazionale, quale soluzione per superare le attuali tensioni con l'Occidente. In un'intervista alla tv russa, Lavrov ha chiesto a Ue e Usa di impegnarsi perche' Kiev accetti una nuova Costituzione che garantisca un'organizzazione federale dello Stato".

Sul fronte politico, due le principali novità: il partito Patria di Yulia Tymoshenko ha formalizzato la sua candidatura alle presidenziali del 25 maggio. Intanto l’ex puglie Vitali Klitshko, uno dei leader di Maidan, si ritira dalla corsa per le presidenziali e annuncia che si candiderà a sindaco di Kiev. Una decisione ha detto, mirata a "non disperedere i voti". In vista del 25 maggio appoggerà il miliardario Petro Poroshenko, re del cioccolato, il favorito secondo i sondaggi, l’unico oligarca a sostenere le mobilitazioni di Maidan. Per questa ragione Mosca aveva sospeso le importazioni di cioccolatini. La carriera politica di Poroshenko era iniziata con Yanukovich ma due anni dopo era passato con Yuskhenko, del quale era diventato ministro degli Esteri, per poi ritornare con il presidente destituito. Coma la Tymoshenko, anche il magnate del cioccolato ha fatto la promessa elettorale di restituire la Crimea all’Ucraina. Dal Partito delle Regioni del presidente deposto Yanukovich la decisione, dopo la sua fuga, di non candidarlo. Al suo posto correrà Mykhailo Dobkin, uomo d'affare ed ex governatore di Kharkiv, strenuo oppositore di Maidan.

L’assemblea dei tatari di Crimea ha votato a favore dell’autonomia “etnica e territoriale” per la minoranza musulmana che conta 300 mila persone, circa il 15% della popolazione della Crimea, da sempre avversa all’annessione alla Russia. Un voto che apre le porte alla strada negoziale con Mosca.