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Due fedelissimi di Renzi Serracchiani-Guerini come vice segretari del partito.

In agenda, la riforma del Senato e del titolo V della Costituzione ma, nella direzione Pd che si riunirà oggi pomeriggio, la questione clou sarà con ogni probabilità il tema degli equilibri interni al partito. Il segretario Matteo Renzi sarebbe infatti intenzionato a nominare due vice suoi fedelissimi: Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani. Ipotesi che non è affatto piaciuta alla minoranza democratica che, anche attraverso i giovani turchi, promette battaglia.

Mercoledì all'assemblea dei parlamentari Pd, Renzi aveva annunciato che nella direzione di oggi pomeriggio avrebbe varato la "ristrutturazione" della segreteria in vista della campagna elettorale per le europee e amministrative di maggio. La squadra varata dopo le primarie sarà quindi cambiata, venendo incontro alle richieste di "gestione unitaria" avanzata dalla minoranza, come Gianni Cuperlo, e dall'ex segretario Guglielmo Epifani. Minoranza che avrebbe voluto però un peso diverso e che sarebbe ora molto scontenta della decisone di inserire Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani nei ruoli di vice.

"Noi siamo disponibili – sottolinea il giovane turco Francesco Verducci – ma non ci può essere un pacchetto di mischia e noi a fare solo l'intendenza". "Se davvero fosse così, se Matteo blinda la segreteria con due "suoi" vice, allora in bocca al lupo. Ma noi non ci stiamo. Vadano aventi da soli", avverte Matteo Orfini. Mentre i bersaniani sembrano puntare ad una tregua armata sino alle elezioni per aprire solo dopo di queste la resa dei conti interna. L'ex segretario, parlando ai suoi, ha infatti detto di non voler fare l'Aventino ed ha prospettato l'idea di entrare in segreteria ma in vista di una Conferenza organizzativa sul partito da tenere dopo le europee, in cui parlare anche dello statuto.

Polemiche interne a parte, la direzione di oggi dovrà dare il via libera alla bozza del governo sulla riforma del Senato e del Titolo V, nella quale - ha annunciato il ministro Maria Elena Boschi - non ci sarà ancora la norma sul rafforzamento del potere del premier (la fiducia verrebbe data dalla Camera non al Governo ma al premier che potrebbe così revocare i ministri). Questa norma potrebbe però essere presentata come emendamento quando il testo sarà depositato in Senato, divenendo un mezzo per rafforzare l'asse con una Forza Italia sempre più in fibrillazione: i maggiori poteri per il premier sono infatti un vecchio cavallo di battaglia di Berlusconi.

Boschi ha chiarito che il testo che il governo porterà in Senato sarà condiviso da tutta la maggioranza, venendo così incontro al monito di Ncd che ha chiesto prima un accordo tra le forze che sostengono il governo e solo dopo "eventualmente, e auspicabilmente, estenderlo a forze di opposizione". Il contrario di quanto avvenuto sull'Italicum, quando il partito di Angelino Alfano ha dovuto ingoiare un patto Renzi-Berlusconi già siglato.