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Italicum impantanato alla Camera, non c’è accordo sulla parità di genere

Introdurre la parità di genere nella legge elettorale “sarebbe a rischio incostituzionalità”. Il relatore dell’Italicum Francesco Paolo Sisto risponde così a Pino Pisicchio, vicepresidente del gruppo Misto alla Camera, che aveva invece affermato che la parità “non è una gentilezza ma deriva dall’articolo 51 della Costituzione”.

Resta quindi in alto mare l’accordo sulla legge elettorale che oggi è attesa a Montecitorio e che già in mattinata ha subito un primo stop proprio sulla questione delle quote rose. Il Pd sarebbe disponibile a una modifica della legge elettorale pro 'quote', ma - viene ribadito - deve esserci l'accordo di tutti i sottoscrittori del patto sull'Italicum. Accordo che ad ora non c’è con Forza Italia che si dice indisponibile a modificare il testo dell’accordo siglato.

Poco prima delle 10 di questa mattina doveva riunirsi il comitato della commissione Affari costituzionali della Camera. Appuntamento slittato proprio per la mancanza di un accordo sul tema. E l'Aula ha accolto con 180 voti favorevoli la richiesta del governo di un rinvio alle 14.30 dei lavori dell'Aula. Contrari Sel, Lega, M5s e Fdi. "E' vergognoso - ha detto Nazareno Pilozzi di Sel - che si venga qui solo per attendere un accordo extraparlamentare". A favore del rinvio invece il Pd, Scelta Civica e Fi.
Sisto ha spiegato che secondo lui “la parità di genere per legge sarebbe anche a rischio ‘incostituzionalità”, perché “ci sono due sentenze della Corte costituzione, la n.422 del 1995 e una del 2010, che dicono che le quote di genere vanno contro gli articoli 3, 49 e 51 della Costituzione".

"Abbiamo da fare alcuni approfondimenti da svolgere nell'ambito del Comitato dei 9 – ha detto Sisto -. Anche il governo ha rappresentato l'esigenza di approfondimenti. La legge elettorale vogliamo che vada avanti a tutti i costi e per questo serve una certa flessibilità sui tempi per consentire gli approfondimenti”. "Ci sono ancora dei punti aperti – ha spiegato -, cioè non votati. Tra questi la delega per le tabella dei collegi, le multicandidature e il Salva-Lega. Si sta lavorando a emendamenti che consentano di raggiungere un'intesa". Sisto ha quindi ribadito il no di Fi alle quote rosa.

"Le leggi – ha continuato Sisto - non si fanno su spinta emotiva, sulla base di pressioni anche garbate ma insistenti. E le politiche culturali – ha aggiunto - non si fanno con le norme. Inoltre, se si introducessero le quote rosa in questo testo avremmo un problema meritocratico nonché quello che si porrebbe qualora vi fosse un partito caratterizzato da un genere". A chi poi gli sottolinea come però per altri sistemi di voto la parità di genere sia prevista, Sisto replica: "In quel caso ci sono le preferenze e immagino - conclude - che se noi avessimo avuto le preferenze il problema non si sarebbe neanche posto".

“La rappresentanza di genere – aveva invece detto Pisicchio - non è una gentile concessione di qualcuno ma deriva direttamente dall'art. 51 della costituzione. Solo che il modo migliore per affermarla è il doppio voto di preferenza. Il mio emendamento lo prevedeva ed è stato bocciato. Vedo ora difficile affermare il principio e garantire un effetto concreto con l'Italicum".