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Legge elettorale, Renzi: Ce la facciamo e sarà una rivoluzione

“Ce la facciamo, la portiamo a casa. E sarà una rivoluzione per l’Italia”. È ottimista Matteo Renzi sul percorso della riforma elettorale che questo pomeriggio arriverà in Aula. Un ottimismo che il premier riafferma nella intervista data a Vanity Fair e che arriva all’indomani dello scoppio delle nuove polemiche sul tema tra Forza Italia ed Ncd. Il partito di Angelino Alfano, partner di governo, vuole che la legge elettorale sia legata alle riforme, cioè vuole la garanzia che non si vada a votare sino alle fine della legislatura o quasi.

Su posizioni opposte il partito di Silvio Berlusconi che invece vuole l’Italicum approvato quanto prima, proprio per poter votare in ogni momento. In mezzo, alcuni emendamenti che potrebbero configurare il salvataggio di capra e cavoli o far saltare il tavolo, come quello della minoranza Pd, a firma D’Attorre, che vorrebbe l’Italicum valido solo alla Camera. E in mezzo il presidente del Consiglio che manifesta ottimismo e che, sulla legge elettorale, gioca la sua prima e forse decisiva partita sia sul fronte della credibilità che sul fronte dei rapporti di governo. Una mediazione, quella di Renzi, che potrebbe passare per un’approvazione rapida e un’entrata in vigore posticipata.

Ieri sera intanto è saltata l’assemblea del Pd, rinviata a questa mattina ma non ancora svoltasi. Come rinviato è stato il comitato dei Nove, quel comitato che verificare l’ammissibilità dei circa 40 emendamenti presentati ieri e che doveva riunirsi alle 11 di questa mattina ma che è slittato, su richiesta del capogruppo Pd in commissione Emanuele Fiano, alle 16. Un rinvio che si ripercuoterà inevitabilmente sul calendario dell'Aula, dove l’approdo della legge era previsto per le 15. Il presidente della Commissione Affari costituzionali e relatore alla legge elettorale, Francesco Paolo Sisto (Fi), garantisce che, nonostante lo slittamento, "l'esame da parte dell'Assemblea sarà sicuramente in giornata". 

Varare entro la settimana una riforma completa della legge elettorale ma con una data di entrata in vigore posticipata di 18 mesi, in modo da poter completare la riforma del Senato. Una proposta di mediazione portata al tavolo delle trattative dal premier Matteo Renzi. Che ieri ha incontrato Denis Verdini e Gianni Letta (per Forza Italia) e sentito al telefono Angelino Alfano (Nuovo centrodestra). La trattativa resta nell'impasse.

Rientrato a Roma questa mattina, Silvio Berlusconi ha convocato a palazzo Grazioli Verdini e i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, per parlare della riforma elettorale con l'obiettivo di trovare un accordo sull'Italicum dopo le spaccature interne alla maggioranza dovute agli emendamenti della minoranza del Pd  e l'ostruzionismo messo in campo dal Nuovo centrodestra.

Gaetano Quagliariello (Ncd), alleato di governo del Pd, avverte nemmeno troppo indirettamente Renzi replicando a Luigi Zanda durante un convegno: "Non vi è dubbio che per fare le riforme si debba andare oltre la maggioranza. Ma non è possibile per fare le riforme creare un'altra maggioranza contro la propria maggioranza".

Ipotesi alternative sono gli emendamenti presentati dal deputato Pd Giuseppe Lauricella, che subordina l’entrata in vigore dell’Italicum alla riforma del Senato, e quello presentato da D’Attorre, minoranza Pd, che prevede l’applicazione della riforma alla sola Camera (rendendo quindi difficile, ma non impossibile, il voto subito). Il primo piace ad Alfano, ma non a Forza Italia ed il secondo, paradossalmente, sembra scontentare tutti con Forza Italia che, per bocca di Brunetta, lo boccia mentre, la Polverini, chiede a Renzi di rispettare gli accordi.

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