Quella che per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre doveva essere una giornata decisiva si è trasformata invece nell'ennesimo rinvio. La Corte Suprema di Nuova Delhi ha rinviato l'udienza al prossimo 18 febbraio. Il giudice ha ascoltato la pubblica accusa che ha confermato la richiesta di applicare la legge per la repressione della pirateria senza una specifica richiesta di pena di morte alla quale si opposto con forza l'avvocato della difesa italiana che presenterà una memoria contro l'applicazione del Sua Act.
Dopo il rinvio dell'udienza il premier Letta attacca la posizione della pubblica accusa con un tweet: "Inaccettabile l'imputazione proposta da autoritá indiane. Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno.
La nota di Palazzo Chigi: l'Italia reagirà Ai 140 caratteri di Twitter il governo Letta ha fatto seguire una nota in cui spiega che "il capo di imputazione presentato oggi in India dall'Attorney General, che prevede di giudicare il caso dei due fucilieri di marina italiani sulla base della legge antipirateria (Sua), è assolutamente sproporzionato e incomprensibile: assimila l'incidente a un atto di terrorismo. L'Italia non è un Paese terrorista". Palazzo Chigi specifica che si tratterebbe di una decisione lesiva dello Stato italiano e che, se avvenisse,
vrebbe ripercussioni negative sulle relazioni bilaterali, con l'Ue e nella lotta contro la pirateria. La richiesta è quindi è quella di escludere completamente il Sua Act. In caso contrario "il governo si riserva di assumere ogni iniziativa".
Italia Il ministro della Difesa, Mario Mauro, era volato in India "per essere vicino ai suoi uomini", come aveva dichiarato prima di partire: era in ambasciata insieme ai marò ad attendere gli esiti dell'udienza e invece ha dovuto assistere all'ennesimo rinvio. "Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia" in attesa di una soluzione sul processo. Lo ha detto l'inviato Staffan de Mistura dopo l'udienza.
Sui capi d'accusa per Girone e Latorre sono giorni che circolano indiscrezioni secondo cui verranno giudicati con il Sua Act con l'accusa di violenza in mare, senza ricorrere alla pena di morte. In questo caso rischierebbero condanna fino a dieci anni. Voci non confermate che hanno fatto infuriare il ministro degli Esteri, Emma Bonino, che già ieri aveva definito inaccettabile il ricorso alla legge antiterrorismo: "L'Italia e i marò - aveva detto - non sono terroristi". Una posizione che ha ribadito anche oggi: ""Non solo è sproporzionato ma va anche al di là degli stessi paletti che aveva dato la Corte suprema un anno fa. Quindi abbiamo contestato e continuiamo a contestare questo capo d'imputazione e la sua base".
Sale così la tensione tra Italia e India, dove i due fucilieri sono trattenuti da due anni con l'accusa di avere ucciso due pescatori al largo del Kerala. Le parole del ministro Bonino sono sulle prime pagine di tutti i giornali indiani che parlano di sfida tra i due Paesi.
L'Italia sta lavorando sempre più per "internazionalizzare" il caso marò - una linea che le parole del premier Letta, che fanno riferimento ad una reazione sia dell'Italia che dell'UE confermano - ed è a rischio il futuro del Trattato di libero scambio tra India ed Unione Europea. Nuova Delhi, d'altra parte, sta gestendo la questione con la campagna elettorale alle porte.