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Napolitano a Strasburgo: Basta austerity ad ogni costo. Il Presidente contestato dalla Lega

“Caro Presidente, caro Giorgio, bentornato”. Così il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz ha salutato l’arrivo di Giorgio Napolitano nell’emiciclo di Strasburgo, ricordando l’impegno del Presidente italiano in chiave europeista. “Non ho alcuna simpatia – ha continuato Schulz - per chi continuamente e volgarmente la critica, con l'unico obiettivo di aumentare la propria visibilità e di gettare il paese nel caos", introducendo il discorso del Presidente della Repubblica italiana.

Il capo dello Stato che è stato accolto al Parlamento europeo con grandi attenzioni. I vertici dell'assemblea Ue, a partire dal presidente Schulz, hanno riservato a Napolitano un cerimoniale fuori dal consueto, con l'alzabandiera dei vessilli italiano ed europeo, mentre la banda suonava l'Inno di Mameli e l'Inno alla Gioia di Beethoven.   Poco dopo aver preso la parola, Napolitano è stato interrotto dalla contestazione degli europarlamentari leghisti, tra cui Mario Borghezio, che hanno alzato dei cartelli con la scritta “basta euro”. Il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha poi twittato: “Banzai!!! #Napolitano Silenziato!”.

La contestazione dei leghisti a Napolitano è "semplicemente deplorevole" ed è stata fatta "con puro scopo elettorale" cosa che "rappresenta un abuso". Lo ha affermato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, aggiungendo che gli esponenti del Carroccio sono "totalmente isolati" nell'Europarlamento. Giorgio Napolitano ha specificato che le proteste della Lega sono state "modeste, marginali e tradizionali". “Torno qui dopo sette anni – ha detto Napolitano iniziando il suo intervento -, quando venni a rendere omaggio a questo luogo di democrazia subito dopo la mia elezione”.

Austerità “Non regge più la politica di austerità a ogni costo" che è stata la "risposta prevalente alla crisi in zona euro". “La svolta che oggi si auspica non può andare verso la scelta irresponsabile e demagogica di debiti e deficit eccessivi, ma riflettere sulla consapevolezza di un circolo vizioso ormai insorto tra politiche restrittive nel campo della finanza pubblica e arretramento delle economie europee". Per sostenere la crescita sono richiese "riforme strutturali ma parimenti, oltre che di investimenti privati, di ben mirati investimenti pubblici". Ed "è necessaria al di là del riferimento a parametri rigidamente intesi, maggiore attenzione alle effettive condizioni di sostenibilità del debito nei vari paesi”. Nel 2013 l'Italia ha fatto "forti e rilevanti sacrifici, ha detto Napolitano sottolineando che sul debito pubblico non si può "desistere da una graduale e progressiva riduzione", essendo "un pesante fardello che non può essere caricato sulle generazioni future".

"Mai come oggi è stata messa in questione la prosecuzione del cammino intrapreso in Europa. Questo è oggi il contesto alla vigilia delle elezioni europee", ha detto Napolitano. Le prossime elezioni europee vanno considerate "come un momento di verità da affrontare fino in fondo", anche perché sono "evidenti le ragioni del disincanto" dei cittadini per "il peggioramento delle condizioni di vita e dello status sociale che ha investito gli stati membri e dell'Eurozona, con un aumento della disoccupazione e un’impennata drammatica di quella giovanile". Ecco perché, per Napolitano, la priorità è il "rilancio dell'occupazione".

"Nella crisi di consenso popolare" in cui le istituzioni dell'Unione Europea "stanno soffrendo  - ha continuato Napolitano – c’è il peso del malessere economico e sociale" che "la Ue non è stata in grado di evitare", ma c'è anche "il peso grave della carenza politica sul piano dell'informazione e del coinvolgimento dei cittadini sulle scelte dell'unione". All'Ue "occorre una più forte coesione politica europea, e una più determinata leadership".

Le conseguenze di un abbandono dell'euro sarebbero "traumatiche" e chi le propugna dimostra "un disarmante semplicismo". "C'è vacua propaganda e scarsa credibilità nel discorso di quanti hanno assunto atteggiamenti liquidatori verso quel che abbiamo edificato nei decenni scorsi". Napolitano infine  ha invitato a non fare della politica europea un percorso di "tecnicismi", ma di sintesi dei valori e delle politiche che perseguono il bene comune dell'Europa. "Restano da vincere ancora dure battaglie politiche, se non contro possibili ritorni di nazionalismi aggressivi, certamente contro persistenti egoismi e meschinità nazionali, ristrettezze di vedute e calcoli di convenienza nelle classi dirigenti nazionali"

Napolitano ha fatto poi riferimento ad un prima e ad un dopo 2008. "Prima - ha detto il presidente della Repubblica - ci sono state crisi politiche fra gli Stati membri, ma mai come dal 2008 si sono registrate crisi strutturali nelle basi del consenso dei cittadini nei confronti dell'Unione". 

"La costruzione europea ha ormai delle fondamenta talmente profonde che si è creata una interconnessione così radicata tra le nostre società, tra le nostre istituzioni, e tra i nostri giovani che nulla, nulla, può farci tornare indietro", ha detto Napolitano. "Manca oggi la 'vista lunga' a troppi leader europei, per insufficiente consapevolezza del declino che minaccia l'Europa". Ne è convinto il presidente della Repubblica, che ha sottolineato come "in un continente così interconnesso come il nostro, la politica è rimasta nazionale, con i suoi fatali limiti e con le sue vistose degenerazioni".

"E' nelle vostre mani, per gran parte nelle vostre mani, il compito di far nascere e crescere la dimensione politica dell'integrazione europea nella nuova fase di sviluppo che per essa si apre". Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è rivolto agli eurodeputati, concludendo il suo intervento davanti alla plenaria di Strasburgo