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La fuga di Domenico Cutrì. Ritrovata l’auto utilizzata per scappare

Posti di blocco tra Piemonte e Lombardia per fermare la fuga di Domenico Cutrì, il detenuto evaso - considerato un boss di 'ndrangheta-  mentre scendeva dal furgone della polizia penitenziaria che lo accompagnava nel Tribunale di Gallarate, dove avrebbe dovuto partecipare a un'udienza.

Un minuto e mezzo, neanche due. E 20-30 pallottole che hanno colpito gli assalitori ma che sono finite anche contro l'edificio ad angolo tra la piazza dove si trova il Tribunale e la piccola strada scelta per la fuga. Il commando che ha liberato Cutrì, composto da quattro persone tra cui due fratelli del detenuto, è entrato in azione attorno alle 15. L'ergastolano Domenico Cutrì, detenuto nel carcere di Busto Arsizio (Varese), era appena sceso dal furgone delle polizia penitenziaria e gli agenti lo stavano accompagnando all'interno del Tribunale di Gallarate, dove avrebbe dovuto partecipare a una udienza. In quel momento sono arrivati i banditi con le armi in pugno. L'azione, all'apparenza attentamente pianificata, è durata pochi minuti, sotto gli occhi di diversi testimoni.

Gli uomini del commando hanno minacciato gli agenti, puntandogli contro le pistole e intimandogli di liberare il detenuto, e uno di loro ha spruzzato dello spray urticante negli occhi di uno dei poliziotti. Un altro agente è stato spinto giù dalle scale del Tribunale, e nella caduta ha riportato un lieve trauma cranico. C'è stata quindi una sparatoria tra i malviventi e gli agenti, durante la quale sono stati esplosi una trentina di colpi.

Uno dei colpi ha raggiunto uno degli assalitori, il fratello del detenuto, Antonino Cutrì, che è poi morto per la gravità delle ferite riportate, circa un'ora dopo, al termine di una disperata corsa dei suoi compagni per cercare di salvarlo, all'ospedale di Magenta.

L'ergastolano è fuggito insieme ai complici, che hanno caricato su una Citroen C3 nera anche il ferito. Due agenti, rimasti contusi, sono stati soccorsi dal personale del 118, portati all'ospedale di Gallarate per accertamenti e in serata dimessi. Vicino al Tribunale, poco dopo, la polizia ha trovato una seconda auto utilizzata dai banditi, con a bordo armi d'assalto.

A questo punto la fuga dei malviventi, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, è proseguita verso Cuggiono, il paese in provincia di Milano dove vive la madre dei fratelli Cutrì. Caricata la donna in auto la corsa è ripresa verso l'ospedale di Magenta dove il ferito e la madre sono stati scaricati. Ma per Antonino non c'era più nulla da fare ed è morto poco prima delle 16. La madre nel frattempo è stata sentita dagli investigatori.

Polizia e carabinieri hanno allestito dei posti di blocco sulle strade della zona, in particolare al confine tra Lombardia e Piemonte. Le forze dell'ordine hanno ritrovato anche la Citroen C3 nera utilizzata per la fuga.

"Si tratta di un episodio molto grave che sto seguendo, nella sua evoluzione, in costante contatto con i vertici del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Spero che al più presto l'ergastolano evaso e la banda complice, venga assicurata alla giustizia grazie al lavoro di tutte le Forze di Polizia". Con queste parole il ministro della Giustizia  Annamaria Cancellieri ha commentato l'evasione di Domenico Cutrì.

"Il mio pensiero, la solidarietà e la vicinanza - ha concluso il ministro - ai quattro agenti di Polizia Penitenziaria coinvolti nell'assalto e a tutto il Corpo per il delicatissimo e pericoloso compito che svolgono".

Ha una condanna in II grado per aver fatto uccidere il suo 'rivale' in amore Domenico Cutrì. Di origini calabresi ma residente a Legnano, Cutrì, ritenuto dagli investigatori un boss della 'ndrangheta, è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise d'Appello di Torino nel dicembre 2012 come presunto mandante dell'omicidio di Lukasz Kobrzeniecki, 22enne magazziniere polacco ucciso a Trecate (Novara) la notte tra il 15 e il 16 giugno 2006.