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Renzi non rispetta e riconosce il dissenso a sinistra del partito e Fassina offeso si dimette da viceministro economico.

Forse Renzi ha sbagliato partito. Forse doveva fare le primarie in FI per esserne il monarca. Ma, purtroppo per lui e se ne accorgerà presto, nel Pd non è possibile fare il despota ed essere l'unico a dettare legge sentendosi padre e padrone del partito che certamente non ha contribuito a formare, lanciare e propagandare. Lo ha trovato pronto ma se non sta attendo questo partito ha mangiato velocemente personaggi più intelligenti e preparati di lui, magari non comunicatori come lo è Renzi, ma certamente molto meglio di lui, politicamente si intende.

Il Pd vuol dire Partito Democratico e non partito del padrone come lo  è quello dell'ex senatore ed ex cavaliere 'maskarato'.

Quindi ieri, dopo una infelice risposta ad una legittima domanda di un giornalista,  Renzi ha innescato la bomba che certamente si sa dove sta è scoppiata ma non si saprà quanti danni causerà nel futuro prossimo. Il neo segretario del Pd, infatti, si avvia velocemente ad avere più nemici interni che esterni e nella giornata di ieri si è avuta la prima conseguenza politica dopo le parole in libera uscita di Renzi e, di conseguenza, il  vice ministro dell'Economia e Finanze Stefano Fassina ha presentato le sue dimissioni irrevocabili dal suo incarico. ''Lascio dopo le parole di Renzi'', ha detto l'ormai ex vice del ministro Fabrizio Saccomanni.

Ieri mattina Fassina aveva dichiarato ''necessario il cambio dei ministri in quota Pd'', vista l'ascesa alla segreteria di Matteo Renzi. ''Gli attuali ministri sono la fotografia di un Pd che non c'è più. E' giusto che Matteo Renzi segni l'agenda di governo e che le sue idee camminino su gambe più appropriate''.

Il leader Pd, interpellato su queste dichiarazioni, in conferenza stampa aveva liquidato la questione ''rimpasto'', con un secco ''Fassina chi?''. E l'ex collaboratore di Pierluigi Bersani, che stamane aveva detto ''dal Pd il governo riceve solo bordate'', ha tratto subito le conseguenze, presentando le sue dimissioni irrevocabili.

Il presidente del Pd Gianni Cuperlo commenta la vicenda, dicendo ''Sono colpito per le dimissioni di Stefano Fassina. In un partito servono le idee ma, assieme, serve il rispetto per le persone. Oggi la battuta del segretario del nostro partito non è stata una traduzione felice di questo spirito ''.