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Renzi: ecco ricetta del Pd per rifare subito legge elettorale e sfida Grillo sulla riforma del Senato

''E' finito il tempo delle vecchie liturgie, è giunto il momento di lanciare le nostre proposte''. Il segretario del Pd Matteo Renzi invia una lettera ai segretari degli altri partiti con tre ipotesi per la nuova legge elettorale. Rilancia l'esigenza della riforma del Senato, chiede che le unioni civili facciano parte del patto di coalizione con le altre forze di maggioranza e sulle politiche per il lavoro rilancia il ''Job act''.

''Doppio turno come i sindaci, modello spagnolo con premio di maggioranza e circoscrizioni piccole, rivisitazione della legge Mattarella con premio di maggioranza al posto del recupero proporzionale''. ''Vediamo gli altri se ci stanno o vogliono solo perdere tempo - dice rivolgendosi ai suoi elettori - noi su una delle tre siamo pronti a chiudere''. Proposte sul merito delle quali si dichiara disponibile ad incontri bilaterali con gli altri leader di partito già dalla prossima settimana per trovare una soluzione da votare subito.

"Con la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie locali si può risparmiare un miliardo di euro. Se i senatori Cinque Stelle sono d'accordo lo facciamo domani. Se Grillo rifiutasse dovrei pensare che non riesce a convincere i suoi senatori a firmare una legge che serve a cancellare le loro 60 poltrone". Il segretario del Pd Matteo Renzi propone al M5S un patto concreto per riformare il Senato e, intervistato dal Fatto Quotidiano, ribadisce la possibilità di sforare il vincolo del 3% al rapporto tra deficit e Pil.

"Nel suo discorso di fine anno Grillo si è preso meriti non suoi: anche le migliori battaglie dei Cinque Stelle ottengono risultati solo se c'è la sponda dei democratici. Alcune battaglie, anche sacrosante, del M5S possono essere portate a termine solo se i cittadini pentastellati fanno accordi", dice Renzi, secondo cui "per i parlamentari M5S il 2014 sarà l'anno chiave, quello in cui devono decidere se cambiare forma mentis".

Sul rapporto deficit-Pil, "se all'Europa proponi riforme istituzionali e un Jobs Act che attiri investimenti stranieri, allora in Europa ti applaudono anche se sfori il 3%",sostiene Renzi, che dice no all'uscita dall'euro.

In merito al discorso del Capo dello Stato, "è stato un messaggio che invita al coraggio delle riforme e a occuparsi di lavoro e lo condivido", osserva Renzi. Quanto alla possibilità che quello appena pronunciato sia stato l'ultimo discorso di Napolitano, "non credo, ma deciderà lui, non altri".

Parlando dei casi Telecom e MPS, "il governo ha un potere enorme di moral suasion, indipendentemente dagli appigli legislativi", dichiara il sindaco di Firenze. "Nella vicenda Telecom il governo dovrebbe usarlo per chiarire che lo scorporo della rete è una priorità, o che comunque bisogna avere l'assoluta garanzia di investimenti sull'infrastruttura, e su Mps dovrebbe usarlo per evitare che i soldi prestati dai contribuenti italiani vengano messi a rischio".

Sul rapporto con Maurizio Landini, "non è renziano neanche il Pd, figuriamoci la Fiom", commenta Renzi. "Certo, su alcune cose potrebbe esserci condivisione: dalla legge sulla rappresentanza alla presenza di persone elette dai lavoratori nei consigli d'amministrazione".