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Discorso di fine anno di Giorgio Napolitano: “Coraggio italiani ingrediente decisivo”

"L'anno che sta per terminare è stato tra i più pesanti e inquieti che l'Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica" ma "l'anno che sta per iniziare può e deve essere diverso e migliore, per il Paese". Queste le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nel suo tradizionale discorso di fine anno.

Un intervento che inizia subito con un pensiero ai terremotati campani e che poi prosegue con un'innovazione: la lettura di cinque lettere inviate dagli italiani al Quirinale, cinque storie che raccontano un'Italia in crisi stretta tra disoccupazione e mancanza di opportunità per i giovani. Un imprenditore scrive: "Non può essere che solo noi 'semplici cittadini' siamo chiamati a fare sacrifici. Facciamoli insieme. Che comincino anche i politici". ''Mi sembra - ha risposto il capo dello Stato - un proposito e un appello giusto".

"Ci sono grandi riserve di volontà costruttiva e di coraggio su cui contare", Napolitano è convinto. "Traggo da ogni racconto, denuncia o appello che mi giunge - ha spiegato il capo dello stato - stimoli per prospettare i forti cambiamenti necessari nella politica, nelle istituzioni, nei rapporti sociali". "Coraggio infine - aggiunge il presidente - di intraprendere e innovare: quello che mostrano creando imprese più donne, più giovani più immigrati che nel passato".

Il capo dello Stato sottolinea quindi: "La sola preoccupazione che ho il dovere di esprimere è per il diffondersi di tendenze distruttive nel confronto politico e nel dibattito pubblico – tendenze all’esasperazione, anche con espressioni violente, di ogni polemica e divergenza, fino a innescare un “tutti contro tutti” che lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale". Ecco perché "La nostra democrazia, che ha rischiato e può rischiare una destabilizzazione, va rinnovata e rafforzata attraverso riforme obbligate e urgenti".

Napolitano poi chiede "alle forze parlamentari" una soluzione "che anch’io auspico possa essere la più larga – al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale".

Non manca poi l'accenno dell'impegno italiano al contributo all'affermazione della pace e Napolitano spende anche due parole per "Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, ai quali confermo la nostra vicinanza". Sempre in funzione "della pace e della solidarietà verso quanti fuggono da guerre, oppressioni e carestie", il capo dello Stato chiede che "non si dimentichi "quello che l’Europa, l’integrazione europea, ci ha dato da decenni", cioè pace e solidarietà. Ecco perché "nessuno degli Stati si tiri indietro e si rinchiuda in un guscio destinato peraltro ad essere travolto in un mondo radicalmente cambiato".

Infine Napolitano racconta la sua rielezione, accettata "raccogliendo preoccupazioni e sentimenti diffusi tra gli italiani". Napolitano conosce "i limiti" dei suoi "poteri e possibilità". E ci tiene a precisare: Nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale. Sono attento a considerare ogni critica o riserva, obbiettiva e rispettosa, circa il mio operato. Ma in assoluta tranquillità di coscienza dico che non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, da ingiurie e minacce". Il futuro? "Resterò presidente fino a quando “la situazione del paese e delle istituzioni” me lo farà ritenere necessario e possibile, “e fino a quando le forze me lo consentiranno”. Fino ad allora e non un giorno di più ; e dunque di certo solo per un tempo non lungo".

"Esprimo totale sintonia con le parole e gli auspici del messaggio del Capo dello Stato. L'Italia che vuole rialzarsi e costruire con opportune e tempestive riforme si riconosce nei toni e nell'orizzonte delineato dal Presidente Napolitano". Così il premier Enrico Letta ha commentato il discorso del capo dello Stato.

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