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Letta ottiene la fiducia della Camera: alle 21 il voto al Senato

L'aula della Camera ha confermato la fiducia al governo Letta approvando la mozione della nuova maggioranza con 379 sì, 212 no e due astenuti. Ora il dibattito si sposta al Senato. Entro le 21 è atteso da palazzo Madama il secondo e defintivo disco verde del Parlamento all'esecutivo. A Montecitorio a favore della fiducia si sono espressi i deputati della nuova maggioranza presenti. Contrari invece Fi, M5S, Lega, Sel e Fdi. Il voto della Camera ha dunque formalizzato il passaggio di Forza Italia fra le file dell'opposizione.

“Chi cerca consenso con populismo anti Ue non voti la fiducia a questo governo”. Così Enrico Letta ai deputati nel discorso fatto in aula prima del nuovo voto di fiducia. "Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio", ha detto il premier in apertura, "ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l'Italia è pronta a ripartire ed è nostro obbligo generazionale".

Nel suo intervento a Montecitorio il presidente del Consiglio se la prende con quelle forze politiche che “fanno pezzi la  democrazia rappresentativa e incitano all'insubordinazione". Evidente riferimento al M5S e al suo leader. Ringrazia invece le forze dell’ordine incassando il plauso della maggioranza, con il vice premier Angelino Alfano, seduto al suo fianco, che annuisce. Applausi arrivano anche quando Letta ringrazia il Presidente Napolitano per il suo impegno. Il discorso, durato poco meno di un’ora, ha spaziato dalla politica economica alle riforme, dall’Europa alla legge elettorale ed è stato segnato da più di un applauso. Il premier, infine, ha chiesto un voto che dia un segno di discontinuità rispetto al passato sottolineando come la maggioranza sia ora più esigua ma più forte.

Rispondendo al deputato grillino Riccardo Nuti, Letta è poi tornato a difendere giornalisti e diritto di critica. "E' inaccettabile, inaccettabile, inaccettabile", ha ribadito quindi Letta scatenando le proteste dei grillini e gli applausi della maggioranza, e costringendo la presidente Boldrini a richiamare l'Aula. "Speravo - ha concluso il premier - che Grillo con il suo attacco ai giornalisti si sarebbe reso conto di aver fatto una ...gaffe. E immaginavo che il discorso si chiudesse qui. Lei e il M5s, onorevole Nuti, oggi dite che o i giornalisti dicono quel che volete voi o vengono messi alla gogna. E' inaccettabile.

Rispondendo agli interventi dei deputati Letta è poi tornato sul caso Berlusconi: “Nel mio discorso di aprile era chiarissimo che la separazione tra le vicende giudiziarie e politiche era un punto che non avrei mai oltrepassato. Venire qui a dire che tutto è saltato perché non c'è stata pacificazione è a mio avviso sbagliato”. Ha poi parlato della nuova maggioranza già nata, di fatto, ad ottobre, e che ora viene “certificata” con l’uscita di Forza Italia. Sulle alleanze ha spiegato: "Oggi ci sono le condizioni" per realizzare un patto di governo per il 2014, in questo "aiutano le sollecitazioni componibili espresse dal nuovo leader del Pd, del Nuovo centrodestra e delle altre componenti della maggioranza". Un patto che si chiamerà “Impegno 2014”. “La trasformazione politica avvenuta in questi 7 mesi è la più grande della seconda repubblica”, ha concluso Letta.

“Peggior legge elettorale d’Europa”, così ha definito il Porcellum Letta ribadendo come sia irrimandabile una nuova legge. Una legge che eviti l’eccessivo frazionamento e favorisca l’alternanza. Cioè una legge di carattere maggioritario. Su questo punto il premier ha incitato il governo e il parlamento a lavorare. “L'obiettivo è un meccanismo maggioritario", ha detto, chiedendo di ricreare "un e legame elettori ed eletti". Il premier ha annunciato poi per il mese di gennaio  "un pacchetto di norme sulla legalità

"Nel 2014 completeremo riforma degli ammortizzatori sociali, in un clima di dialogo sociale, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro". "Per la riduzione del costo del lavoro abbiamo cominciato con la legge di stabilità e qui alla Camera abbiamo deciso l'automatismo per cui i proventi della revisione della spesa e del ritorno dei capitali dall'estero vanno nella riduzione del costo del lavoro e lo inseriremo dopo il confronto con le parti sociali", ha aggiunto Letta.

Cinque i punti indicati dal premier: riduzione del debito, del deficit e delle tasse; crescita dell’1% nel 2014 e del 2% nel 2015; più investimenti pubblici; aggiornamento delle politiche di competitività e creazione di un clima favorevole agli investimenti. Con questa ricetta l’Italia, secondo il premier, può tornare ad avere un ruolo decisivo anche in Europa.

"Dal primo gennaio l'istruzione e la ricerca saranno messi in cima alle priorità", con "impegni concreti per il rilancio delle università e della ricerca entro marzo". Il premier ha anche annunciato una "costituente della scuola entro giugno" per far sì che "i ragazzi si diplomino prima e con competenze maggiori". "Il ciclo della scuola, poi - sottolinea Letta - inizia con la scuola dell'infanzia perché è un diritto dei bambini e uno strumento per favorire la conciliazione famiglia-lavoro e le pari opportunità". Sempre in tema di istruzione Letta ha affrontato il tema dei giovani ricercatori spiegando che bisogna fare di tutto "perché la burocrazia non li ingabbi"

Nel suo lungo discorso Letta ha affrontato anche una serie di temi economici. "Il nostro debito pubblico è colossale e lo stiamo aggredendo. E' importante perché ce lo chiede l'Ue? Lo aggrediamo perché ci costa troppo, nel rapporto tra debito e Pil paghiamo 90 miliardi di euro in interessi, soldi buttati", ha aggiunto il premier Letta.

"Senza l'Ue ripiombiamo nel medioevo - ha detto Letta - . Il nostro semestre europeo deve ridare energia a un'Europa con le batterie scariche". Anche in questo campo il premier ha indicato degli obiettivi concreti da raggiungere, prima fra tutti l’unione bancaria.

Fra i temi economici più caldi per Letta c'è quello delle privatizzazioni: "Il primo blocco di dismissioni consentirà una cassa di 10-12 miliardi, tutti a riduzione del debito. Quello delle dismissioni pubbliche è un tema sensibile, ma uno Stato credibile e funzionante non si deve occupare di tutto e le risorse fresche dai privati sono utili per lo sviluppo delle imprese”.

Oggi il voto di fiducia al governo e le forze dell'ordine blindano la Capitale

Una manifestazione "con milioni di persone pronte ad assediare pacificamente Roma che durerà fin quando i politici non saranno andati via". La macchina della sicurezza a Roma si organizza dopo gli annunci dei leader del movimento dei Forconi, che da ieri hanno attivato la loro mobilitazione in tutta Italia e promettono di chiamare in piazza nella Capitale manifestanti in massa per una protesta ad oltranza, ma pacifica. Ma l'assedio a Roma, a quanto annunciano, non dovrebbe essere domani ma la prossima settimana. Dirimente sarà il voto di fiducia di oggi: se il governo non andrà a casa la protesta punterà sulla Capitale.

Nonostante non sia prevista ufficialmente nessuna manifestazione Roma sarà comunque una città oggi blindata. Il comitato per l'ordine pubblico ha infatti deciso ieri, dopo gli annunci dei leader del movimento che promettono di chiamare in piazza nella Capitale manifestanti in massa per una protesta ad oltranza, di blindare le zone attorno a Montecitorio, Palazzo Chigi, Palazzo Madama e Quirinale. Tra le misure prese è stato anche deciso di presidiare stazioni e snodi autostradali, e uomini delle forze dell'ordine saranno sparsi sul territorio, anche in borghese.

"Se oggi sarà votata la fiducia - ha spiegato il leader del movimento dei Forconi Danilo Calvani - al governo e i politici non resteranno a casa, ci organizzeremo in questi giorni per indire la prossima settimana una manifestazione a Roma che porti milioni di persone. Sarà un assedio pacifico e concorderemo il percorso con le forze dell'ordine - ha concluso Calvani -, ma siamo disposti a restare fin quando i politici non andranno via". E intanto per oggi, annunciata da tempo, si attende la protesta dei metalmeccanici Fiom per chiedere al governo una politica industriale "che abbia al centro la difesa dell'occupazione, dei diritti e per un nuovo modello di sviluppo": mercoledì 11 saranno in varie piazze di Roma e il giorno dopo sfileranno in corteo fino a Palazzo Chigi.

Già a Torino, i Forconi e gli operai Fiom si sono incontrati e sono volate parole grosse. Dalle 9 è previsto l'arrivo di 30 camper provenienti da tutta Italia nelle vicinanze di piazzale Flaminio. Da qui si divideranno in sei gruppi: quattro raggiungeranno le sedi di Rai, La7, Sky e Mediaset, mentre gli altri due gruppi si recheranno sotto i ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, dove verrà costruito un muro di scatole con i nomi e i numeri delle crisi aziendali.  Intorno alle 18 i camper si concentreranno in piazza del Popolo, dove si fermeranno per la notte. E qui annunciano un'assemblea aperta alla quale parteciperanno anche le associazioni e i movimenti che hanno condiviso con la Fiom il percorso della manifestazione del 12 ottobre, "Costituzione, la via maestra".

Alfano: "Non consentiremo che le nostre città vengano messe a fuoco" Intanto dal vertice al Viminale con le forze dell'ordine per fare il punto sulla situazione delle proteste è emersa "la linea di sempre" ovvero "supporto a chi vuole manifestare pacificamente" ma tolleranza zero con i violenti: "Non consentiremo che le nostre città vengano messe a fuoco", ha sottolineato il ministro dell'Interno Angelino Alfano intervistato al Tg3.

Grillo alle forze dell'Ordine: "Non unitevi a loro" Beppe Grillo cavalca la protesta dei 'forconi' che dilaga in tutta Italia e lancia un preoccupante invito all'insubordinazione diretto alle forze dell'ordine. "Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro", è l'appello che lancia il leader dei Cinque Stelle che scrive una lettera aperta ai vertici dei Carabinieri, Polizia ed Esercito italiano. 

Berlusconi incontrerà i manifestanti Tutto questo mentre Silvio Berlusconi parla di protesta sottovalutata e annuncia che vedrà domani i rappresentanti dei manifestanti: "A fronte della protesta sottovalutata dal Governo, che ha visto aderire al blocco dei tir anche altre categorie" e davanti a una "mobilitazione che sta arrecando gravi disagi in alcune grandi città, nei porti e presso gli snodi autostradali, Silvio Berlusconi chiede al Governo di convocare immediatamente le associazioni di categoria.

Parole dure dal ministro Pd per i Rapporti con il Parlamento verso Beppe Grillo e Silvio Berlusconi che sembrano pronti a sfruttare la protesta dei Forconi. "E' deprimente - ha detto Franceschini, parlando al Tg1- vedere che di fronte al dramma di tante persone che non ce la fanno più ci sia da una parte chi cerca di dare risposte  al meglio delle proprie possibilità" mentre "dall'altra c'è chi butta benzina sul fuoco e strumentalizza per avere qualche voto in più".

Presidi e blocchi La protesta dei Forconi ha interessato anche oggi gran parte d'Italia.  È Torino uno degli epicentri della protesta, che ha causato diversi disagi alla cittadinanza. Manifestazioni anche in provincia, comprese Val Susa e Pinerolese. Volantinaggi e presidi anche nelle altre sette province piemontesi, dove si segnalano minori problemi.  In Lombardia, occupato a Milano piazzale Loreto.

Code e rallentamenti nel Bergamasco, anche in centro città a causa di alcune auto fatte andare a velocità ridotta. Rallentamenti anche allo svincolo di Mantova Nord sull'Autobrennero. Disagi e circolazione ferma al Nord In Veneto i presidi hanno provocato disagi specie al traffico sulle autostrade. Il casello di Soave sulla A4 è stato chiuso in entrambi i sensi, forti rallentamenti vi sono stati al casello di Montecchio Maggiore, sempre in A4, e a Treviso sulla A27.

In Friuli Venezia Giulia un migliaio di persone ha bloccato per un paio d'ore la circolazione stradale a Monfalcone, in provincia di Gorizia. Gran parte dei manifestanti era costituita da operai delle ditte in subappalto di Fincantieri.

In Liguria, poche decine di manifestanti hanno bloccato la ferrovia, in due riprese, occupando i binari della stazione di Oneglia/Imperia. La linea internazionale Genova-Ventimiglia è stata interrotta. A Savona i binari sono stati occupati e subito sgomberati dall'intervento delle forze dell'ordine. A Genova sono previsti filtri per l'accesso alle stazioni.

In Emilia Romagna volantinaggio e rallentamenti al casello autostradale Modena nord e a Parma in uscita dall'A1, presidio di una quindicina di forconi in Piazza Maggiore a Bologna.

In Toscana una decina in tutto le persone che hanno distribuito volantini alla Fortezza da Basso di Firenze, senza intralci al traffico. Pochi disagi anche a Viareggio, dove invece lunedì il traffico in entrata era bloccato a intermittenza.

Nelle Marche secondo giorno di presidio davanti al Teatro delle Muse ad Ancona di un gruppetto di aderenti al movimento dei Forconi, che espongono cartelli e striscioni contro "Stato" e "tasse".

Nel Lazio, a Roma blindati a Montecitorio, palazzo Chigi, palazzo Madama e Quirinale, in vista delle proteste nella Capitale. Prosegue a piazzale Ostiense un presidio dei manifestanti per decidere anche "azioni eclatanti" non violente. Continua la protesta a Frosinone, con una ventina di autotrasportatori fermi al casello dell'A1.

Non si segnalano comunque problemi alla circolazione. Blocchi anche al Sud In Abruzzo prosegue a Pescara la protesta "rumorosa": i manifestanti con l'uso di trombe e fischietti, imitati da alcuni automobilisti con il suono di clacson, attraversano lentamente corso Vittorio Emanuele, creando problemi limitati al traffico.

In Molise in aumento i manifestanti a Termoli: agricoltori, disoccupati, studenti e autotrasportatori. Altri tir si sono fermati lungo la strada statale 87, vicino al casello dell'A14 di Termoli, rimanendo per alcune ore.

In Campania, volantinaggio a Napoli, in piazza Carlo III: forze dell'ordine hanno evitato il blocco stradale, i manifestanti hanno invitato gli agenti a solidarizzare con loro. Chiuso lo svincolo di Battipaglia, in provincia di Salerno, dell'A3 per una manifestazione di studenti, disoccupati e autotrasportatori.

In Basilicata due presidi attivi: uno all'incrocio fra la statale Basentana e la Jonica, a Bernalda (Matera); l'altro davanti al comune di Montalbano Jonico (Matera).

In Puglia bloccate per alcune ore a Barletta la zona industriale e la litoranea di Levante. I commercianti sono stati costretti a chiudere i negozi, così come ad Andria, dove si sarebbero mescolati ultrà della locale squadra di calcio: indagano le forze dell'ordine. Bloccata per un'ora e mezza la stazione ferroviaria di Cerignola, in provincia di Foggia.

In Calabria presidio davanti al casello autostradale dell'A3 di Cosenza per distribuire volantini. In Sicilia, a Catania presidio in piazza Università.
A Palermo è attivo il presidio di via Ernesto Basile e i Forconi hanno chiesto l'autorizzazione per una manifestazione giovedì prossimo davanti la sede di riscossione Sicilia a Palermo. A Giardini Naxos, in provincia di Messina, un uomo, in coda in un distributore di benzina per lo sciopero dei Forconi, ha colpito con una chiave da meccanico, al culmine di una lite un altro automobilista ed è stato arrestato.

In Sardegna niente blocchi né presidi ma una protesta pacifica davanti alla sede dell'agenzia delle Entrate a Cagliari. Gli anti-Equitalia si sono messi in fila per chiedere atti e documenti agli sportelli.