Si riapre il negoziato tra Alcoa e Klesch per la vendita dello stabilimento di Portovesme mentre sotto al ministero dello Sviluppo economico 300 cassaintegrati sardi protestano chiedendo "lavoro vero, non ammortizzatori sociali".
L'aria è tesa tra lanci di petardi e insulti per i politici, alcuni manifestanti montano una tenda e si preparano a un presidio notturno. Alla fine vengono convinti a desistere ma poi in serata sale di nuovo la tensione e al termine del tavolo tra Governo e sindacati una ventina di manifestanti lancia grossi petardi contro la polizia. Un funzionario ed un agente rimangono lievemente feriti e vengono medicati sul posto.
Il tavolo tra le istituzioni e i sindacati si conclude intanto con la promessa di valutare la possibilità di un altro anno di cassa integrazione per i circa 500 lavoratori, di cui la multinazionale dell'alluminio aveva annunciato la mobilità, e una serie di appuntamenti: il 31 ottobre al ministero del Lavoro sulla cigs, il 6 novembre presso la Regione Sardegna per affrontare la situazione dell'indotto, dove diverse aziende hanno già inviato le lettere di licenziamento, e il 13 novembre al ministero dello Sviluppo per fare il punto sullo stato di attuazione del piano per il Sulcis. Inoltre, entro fine novembre ci sarà un confronto tra Alcoa e Klesch per verificare se ci sono le condizioni per una conclusione positiva della vendita.
"La novità importante di oggi è che abbiamo istituito uno schema di garanzie reciproche tra Alcoa e l'acquirente che consentono la ripresa del negoziato", fermo da giugno, afferma il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, al termine dell'incontro. La finanziaria regionale sarda garantirà infatti il rapporto finanziario fra Klesch e Alcoa e un advisor esterno, concordato fra le due aziende, si esprimerà sul piano industriale del gruppo acquirente.
Intanto il governo continua la ricerca di altri eventuali interlocutori e comunica che Alcoa "ha già restituito" per cinque sesti i 295 milioni di aiuti di stato sotto forma di agevolazioni per l'elettricità per i quali l'Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia Ue. Soddisfatti a metà i sindacati, con posizioni diverse. Il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli parla di "piccoli passi avanti" mentre il sindacalista della Uilm Mario Ghini dice "basta ritardi", convinto che ci sono "tutte le condizioni" per una soluzione positiva.
Il segretario nazionale della Fiom Rosario Rappa e il responsabile per la siderurgia, Gianni Venturi, invece, parlano un "incontro insoddisfacente" e chiedono l'intervento della presidenza del Consiglio. La giornata è calda anche alla Indesit dove un corteo di circa 300 lavoratori ha bloccato la SS76 all'altezza dello svincolo di Albacina per protestare contro il piano di ristrutturazione presentato dall'azienda, che ha annunciato 1.030 esuberi.