Almeno 35 leader mondiali spiati dalla Nsa americana, in una operazione di "ordinaria amministrazione": un'ulteriore clamorosa bordata agli Usa nell'affaire Datagate arriva in serata dal sito del Guardian, che pubblica un memo riservato parte dell'archivio di Edward Snowden. La nuova tegola piove poche ore dopo l'annunciato impegno di Barack Obama a sapere se si è andati davvero oltre. Se nell'attuare il programma di sorveglianza della più potente agenzia di intelligence americana - la Nsa - in alcuni casi si sia superato, e di molto, il limite e il buon senso.
Arrivando a spiare da una parte all'altra del mondo cellulari ed e-mail di capi di Stato e di governo alleati: da Angela Merkel a Dilma Roussef. La Casa Bianca non vuole commentare le accuse specifiche, come quelle mosse negli ultimi giorni da Parigi e Berlino. Ma l'irritazione del presidente americano per i nuovi clamorosi sviluppi dello scandalo del Datagate è in queste ore pari allo sdegno delle principali capitali europee.
Il danno di immagine che l'America sta subendo, e tra i suoi stessi partner storici, è gravissimo. Ma quel che più preoccupa l'amministrazione Usa sono le conseguenze che potrebbe avere una crisi di fiducia nelle relazioni transatlantiche. Vedi la minaccia che arriva da Bruxelles di uno stop alle intese antiterrorismo e ai negoziati la zona di libero scambio Ue-Usa.
"E' nostro interesse mantenere con i nostri partner legami stretti sul fronte dell'economia e della sicurezza, i più stretti possibile", ha detto Jay Carney, portavoce del presidente. La Casa Bianca si sgola a rassicurare tutti che la situazione è sotto controllo, e che l'attività di intelligence svolta dagli Stati Uniti è per difendere l'America e gli alleati dal terrorismo. E non differisce poi tanto da quella portata avanti da qualunque altro Paese.
E' quello che lo stesso Obama ha ribadito nelle ultime telefonate col presidente francese e la cancelliera tedesca. Ma diventa sempre più difficile per lui giustificare un'azione tanto invasiva degli 007 Usa. L'ultimo documento riservato pubblicato dal Guardian rivela che la Nsa ha "incoraggiato i funzionari di altre istituzioni, come la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e il Pentagono, a condividere i numeri delle utenze telefoniche" da intercettare.
Nel documento, che risale all'ottobre del 2006, si nota che un funzionario "ha consegnato 200 numeri, tra i quali quelli di 35 leader mondiali" che sono stati "immediatamente acquisiti dalla Nsa" per iniziare il monitoraggio. Il memo, scrive il Guardian, "suggerisce che questo tipo di sorveglianza non sia isolato, perché è una routine per la Nsa monitorare i telefoni dei leader stranieri, tanto da chiedere l'assistenza di altri funzionari per farlo".
Che la situazione sia in parte sfuggita di mano all'amministrazione Obama è ormai più di un sospetto, non solo in Europa ma anche a Washington. "I servizi segreti Usa sono fuori controllo", ha accusato il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Ecco perché il presidente Obama è più che mai intenzionato ad accelerare su quella riforma del sistema di intelligence annunciata già mesi fa, subito dopo le prime rivelazioni della 'talpa' Edward Snowden.
Anche perché a nessuno bastano più le rassicurazioni generiche. Merkel e gli altri leader 'spiati' pretendono ora passi concreti da parte dell'amministrazione americana. "Il presidente comprende le preoccupazioni sollevate", e per questo, ha detto Carney, "ha avviato una revisione che è in corso". Lo scopo è quello di aggiustare il tiro, di rivedere a fondo i metodi di raccolta dei dati utilizzati dagli 007 e i meccanismi decisionali che innescano le attività di spionaggio. Con l'obiettivo di presentare un piano nei primi mesi del 2014.
Ma sotto esame c'è l'intera attuale struttura dei servizi Usa, disegnata nella legge del 2004 che - dopo le falle che portarono agli attentati dell'11 settembre 2001 - ha istituito la Director National Intelligence (Dni). Intanto, all'inizio del prossimo anno ci sarà un azzeramento dei vertici della Nsa: lasceranno, prima del previsto, il generale Keith Alexander, da 8 anni a capo della potente agenzia, e il suo vice John Inglis. Forse un primo passo per voltare pagina.