Ammette che la legge di stabilità non sia "una rivoluzione" e comprende la tensione che sale nel paese, e che ha portato oggi a contestare i ministri Angelino Alfano e Maria Chiara Carrozza. Il premier Enrico Letta tende la mano alle critiche, ma non alle "denigrazioni" come la 'bufala' dei 14 euro a testa per ogni lavoratore, e riconosce l'autonomia dei sindacati.
Ma, anche alla luce della disponibilità del governo a migliorare la manovra, bacchetta come "una risposta precipitosa" la decisione di indire 4 ore di sciopero. Sono numerose le spine che il presidente del consiglio si ritrova alla vigilia di una settimana cruciale, che culminerà con il Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi dedicato all'immigrazione. E Letta ha intenzione di concentrarsi sulle "cose concrete", ignorando le polemiche.
Per questo, a parte un lapidario 'non condivido', il premier non ribatte all'accusa di Mario Monti di essersi "inginocchiato" sull'Imu al Pdl: "Non voglio infilarmi in polemiche che non hanno a che fare con le cose concrete. Con Monti ci vedremo, ci chiariremo". D'altra parte il presidente del consiglio ha intenzione di rimanere concentrato sull'agenda per il paese e non su ultimatum e diktat dei partiti di maggioranza: "Rimpasti, verifiche, correnti? concentriamoci sulle cose da fare", taglia corto a richieste più o meno ufficiose del Pdl di rivedere la squadra di governo.
Più che alla fine del ventennio berlusconiano, espressione che Letta conferma, o alla 'concorrenza' di Matteo Renzi, il presidente del Consiglio preferisce "perdere energie" nello sforzo di "portare il paese un passo alla volta fuori dalla crisi" evitando "crisi al buio" che porterebbero "al caos" e farebbero schizzare nuovamente i tassi che "solo in 4 giorni di crisi politica sono costati miliardi". La verità sulla manovra è che "a differenza delle ultime due dove c'erano più tasse, questa è neutra" e soprattutto "nelle nostre previsioni darà una crescita dell'1% nell'anno prossimo".
"Mi dicono di essere stato prudente, sì lo sono perché dalla crisi si esce passo dopo passo", osserva aggiungendo, rivolto sia alle contestazioni dei sindacati sia a quelle di Confindustria, che "è stata criticata da chi ha detto che è troppo dura e chi ha detto che è troppo morbida". Mentre "noi abbiamo fatto una scelta legata alla stabilità, a dare certezze per un triennio: creare stabilità è l'unico modo perché il paese si salvi". Il premier, che in mattinata aveva parlato di 6 mesi "difficilissimi", comunque racconta di non aver mai pensato "di gettare la spugna" perché anche per colpa della legge elettorale, "le alternative non mi convincono" e bisogna andare "avanti fino al 2015".
E una scommessa Letta l'ha già vinta: Berlusconi non ha fatto cadere il governo per colpa delle sue vicende giudiziarie. "Sono stato preso in giro per 6 mesi perché dicevo 'vedrete, andiamo avanti"', sottolinea con un pizzico di compiacimento. Chi, invece, deve aver deluso il presidente del consiglio è Maradona con il suo gesto dell'ombrello contro Equitalia: "Non mi è piaciuto per niente, chi paga le tasse va rispettato e sono gli italiani onesti mentre in molti, come Maradona, fanno il gesto dell'ombrello".