"Eravamo in 400-450 persone: appena partiti i libici ci hanno sparato addosso, uccidendo due di noi. E poi il naufragio: tanti che non sapevano nuotare, bambini dispersi in mare...un neonato morto con il faccino rivolto al cielo come un angelo". Sono i primi drammatici racconti di chi era a bordo di quel barcone naufragato venerdì nel Canale di Sicilia. Da Malta - dove sono stati trasferiti 146 dei sopravvissuti, la maggior parte siriani - ricostruiscono quella terribile esperienza.
Un altro viaggio di speranza, verso una nuova vita, finito ancora una volta in tragedia, costato 3 mila dollari a testa: tanto "abbiamo dovuto versare ai miliziani libici di Zuwara", la località libica da dove è salpata la carretta del mare, per quello che gli stessi sopravvissuti chiamano oggi "il viaggio della morte". Fatto oggi di ricordi di terrore e disperazione.
Intanto, a Malta sarebbe stato fermato il presunto scafista. Si tratterebbe di un tunisino, identificato da diversi dei superstiti portati nell'isola, secondo quanto hanno riferito fonti delle autorità militari maltesi. Autorità che hanno anche deciso di aprire un'inchiesta su quanto raccontato dai testimoni che parlano di un 'attacco' dei libici.
"Ci hanno sparato addosso, colpendo e uccidendo due di noi" appena lasciate le coste: hanno "sparato all'impazzata. Penso volessero colpire lo scafista ma hanno ucciso due di noi. A bordo c'era il panico e le persone cercavano di farsi scudo uno con l'altro", spiega uno dei superstiti. Il bilancio del tragico naufragio a 60 miglia dalle isole Pelagie è ancora incerto. 206 finora le persone tratte in salvo.
"Abbiamo lasciato il porto di Zuwara giovedì scorso all'alba", racconta a La valletta Emd Hassan, 38 anni, di Damasco, laureato in letteratura inglese: "Ho avuto tanta paura, non vedevo i miei tre figli. Urlavo in mare il loro nome. Poi per miracolo sono riuscito a ritrovarli tutti e tre e con le ultime forze li ho afferrati e gettati su una zattera che era stata lanciata da un aereo. Molti di noi non sapevano nuotare", prosegue.
Sotto shock e disperata invece un'altra coppia, sempre siriana, che non sa ancora la sorte dei suoi tre bambini. Non sanno se sono stati soccorsi e portati a Lampedusa o sono dispersi, raccontano disperati. Così come disperata è la testimonianza di un altro superstite 27enne palestinese che racconta di aver visto il corpo di un neonato, di un bimbo "di circa un mese di vita, morto in mare: era con la faccina rivolta verso il cielo, come un angelo...".
Il presidente della Repubblica Napolitano ha telefonato al sindaco dell'isola Giusi Nicolini: "Non c'è dubbio che" a Lampedusa "occorra anche una presenza di coordinamento e di gestione dell'emergenza da parte di un nucleo di inviati del governo che fiancheggi le autorità locali". Ora intervenga il governo, auspica il Capo dello Stato, che sottolinea come il problema urgente sia quello delle bare e dell'assistenza ai sopravvissuti.
"Massima urgenza presenta il problema della destinazione delle bare che si sono accumulate nell'isola e del rapporto con le famiglie che giungono dai luoghi di provenienza delle vittime per identificare e riconoscere i loro cari", è stato sottolineato.
"Egualmente urgente è il problema del trasferimento in altri centri siciliani dei sopravvissuti a cui l'isola non può ulteriormente garantire una civile assistenza", si ricorda. "Per questi motivi non c'è dubbio che occorra anche una presenza di coordinamento e di gestione dell'emergenza da parte di un nucleo di inviati del governo che fiancheggi le autorità locali", chiude la nota.
Non sono stati ancora celebrati i funerali di Stato per i 359 eritrei annegati nel naufragio del 3 ottobre scorso, davanti alle coste di Lampedusa, che altri morti vengono portati sull'isola. Sono i 21 cadaveri arrivati a bordo delle motovedette della Guardia Costiera e della Finanza (11 donne, 3 uomini e 7 bambini), ma il bilancio dell'ennesima tragedia dell'immigrazione, che si è consumata a 60 miglia dalla maggiore delle Pelagie, potrebbe essere di gran lunga maggiore.
Nuovo intervento di soccorso a migranti nel canale di Sicilia alla fine della giornata di sabato: la nave Espero della Marina militare ha preso a bordo 14 persone che si trovavano su una piccola imbarcazione. Una donna, al nono mese di gravidanza e con delle contrazioni all'addome, è stata trasferita d'urgenza a Lampedusa con l'elicottero imbarcato sulla nave.