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Fiducia governo Letta al Senato: ampia maggioranza.

"Nella vita delle Nazioni l'errore di non saper cogliere l'attimo può essere irreparabile. Richiamo le parole di Luigi Einaudi perché l'Italia corre un rischio fatale: cogliere o non cogliere l'attimo dipende da noi". Così il premier Enrico Letta ha aperto l'atteso intervento in Senato, questa mattina, al termine del quale ha chiesto all'Aula il voto di fiducia.

Alle 11, con il gruppo Pdl riunito e il dibattito in Aula in corso, Gaetano Quagliariello viene fotografato a Palazzo Madama con dei fogli in mano.
Sono due colonne di firme, quelle dei dissidenti Pdl che voteranno la fiducia al governo Letta, come recita la stringatissima riga di testo che le precede, e che altro non è se non la mozione dello strappo dalla casa del Cavaliere. E cosi', in favore di teleobiettivo, ecco le firme autografe: Naccarato, Bianconi, Compagna, Bilardi, D'Ascola, Aielo, Augello, Caridi, Chiavaroli, Colucci, Formigoni, Gentile, Giovanardi, Gualdani, Mancuso, Marinello, Pagano, Sacconi, Scoma, Torrisi, Viceconte, L.Rossi, Quagliariello.

Silvio Berlusconi ha ascoltato gli interventi di tutti i senatori per valutare solo alla fine cosa fare in vista del voto di fiducia al governo Letta. Non ha escluso un colpo a sorpresa, e cioè la decisione di votare sì al governo per evitare spaccature del partito. Arrivando a Palazzo Madama, aveva detto: "Ascolteremo Letta e decideremo"

Dopo un prolungato applauso all'indirizzo di Napolitano, che al momento della sua rielezione " invitava le Camere a offrire una testimonianza di coesione nazionale" e a "uno scatto di dignità", Letta ha detto che "gli italiani ci urlano che non ne possono più di 'sangue e arena', di politici che si scannano e poi non cambia niente".

"Cambia se siamo noi che vogliamo che cambi. Solo chi ha un'identità debole teme il confronto con le ragioni altrui", ha proseguito il premier.
"Il mio governo è nato in Parlamento e se deve morire deve morire qui, in Parlamento", ha detto ancora Enrico Letta nel suo intervento al Senato.
In uno Stato democratico "le sentenze si rispettano e si applicano, fermo restando il diritto intangibile ad una difesa efficace", ha detto Letta fra i brusii provenienti da alcuni banchi del centrodestra, ma niente trattamenti "ad personam o contra personam".

"Le dimissioni dei parlamentari Pdl mentre ero impegnato all'Onu ha creato una situazione insostenibile. E' necessario tracciare una separazione netta tra la vicenda giudiziari di Berlusconi e l'attività dell'esecutivo, sono percorsi che non possono essere sovrapposti, perché siamo una Repubblica fondata sullo Stato di diritto".

"La decisione della Giunta si è sovrapposta in un crescendo che ha sempre più condizionato il dibattito politico, fino a culminare nell'annuncio delle dimissioni. Una situazione insostenibile, che mi ha portato a venire qui a tracciare una separazione netta tra due piani che non devono essere sovrapposti".

"Che ce la possiamo fare l'ho detto a più riprese: vale sia per le modifiche alle istituzioni che per l'economia".

"Il Governo può continuare a vivere se è convincente nel suo programma, con un nuovo patto, con prospettive focalizzate sui problemi delle persone, delle imprese, del Paese".

"In caso di crisi - ha ammonito Letta- scivoliamo verso elezioni che potranno portare ad un riaggiustamento delle percentuali tra un partito e l'altro, ma ci consegnano all'ingovernabilità, senza una chiara maggioranza".

"Una legge elettorale in grado di consegnare al Paese vincitori e sconfitti, con una chiara maggioranza in grado di governare, con il coinvolgimento di tutte le forze politiche dentro e fuori la maggioranza", ha detto ancora Enrico Letta, nel suo intervento in Senato, aggiungendo: "Il governo intende accompagnare il percorso concreto di riforma, sia in vista della sentenza della Consulta sia per evitare di tornare al voto con questa legge".

Sul programma di riforme il "comitato dei saggi ha completato" una bozza di riforma "equilibrata e ambiziosa" senza "golpe o stravolgimenti della carta costituzionale": ci "sono le condizioni di chiudere in anticipo e completare percorso di riforma in 12 mesi da oggi".

L'obiettivo dell'esecutivo è raggiungere una crescita del Pil dell'1% per il 2014 e "superiore negli anni successivi".

"Non siamo stati e non siamo il governo del rinvio. Chi parla di governo del rinvio mente". "Lo dico - ha aggiunto - perché proprio oggi il Sole ha un inserto dedicato ai lavori per l'edilizia ecocompatibile, le ristrutturazioni, l'efficienza energetica. Non farò l'elenco ma ho qui la dimostrazione concreta dei fatti compiuti per rilanciare l'economia e dare sostegno al lavoro nel nostro paese".

"Che ce la possiamo fare l'ho detto e ridetto all'infinito a tutti coloro che ho incontrato. Vale per la riforma delle istituzioni, vale per l'economia e la società", ha detto il premier Enrico Letta, nel suo intervento in Senato.

"Una crisi oggi significherebbe contrarre ancora gli orizzonti" della politica e del governo, ma anche "posticipare ulteriormente le misure a favore dei disoccupati, giovani e non giovani, e sedere ancora una volta sul banco degli imputati nell'Europa e nel mondo" come un'Italia "incorreggibile", che "non impara mai dai propri errori".

Rispetteremo gli impegni con l'Unione europea per il 2014 e il governo prenderà misure per ridurre l'indebitamento entro il 3%".

Alle 11, le diminesioni della secessione dal PdL sono ormai chiare: si parla di 23-25 senatori. "Mi pare del tutto evidente che la mozione presentata, e firmata anche da 23 senatori del Pdl, consenta politicamente la nascita di una nuova maggioranza", dice Dario Franceschini in Transatlantico al Senato.

"C'è stata una riunione formale del gruppo parlamentare del Senato con il capogruppo Renato Schifani, con il presidente Silvio Berlusconi, e alla quale è stato invitato anche il capogruppo alla Camera e dopo una lunga e convinta discussione con decine di interventi, la proposta di votare la sfiducia è passata all'unanimità dei presenti", dice il presidente dei deputati del Pdl Renato Brunetta dopo la riunione del Pdl al Senato a fine mattinata.
Il Pdl non lascera l'aula "perché il nostro popolo non capirebbe". Così Silvio Berlusconi nel corso della riunione del Pdl al Senato.

"Stanotte non ho dormito, avevo la percezione che oggi sarebbe stata una giornata drammatica e dai risvolti storici per la nostra democrazia. Il travaglio di molti parlamentari in questi giorni è pesante, significativo, da rispettare. Si è sentito nelle parole di tanti: ringrazio sia chi ha espresso parole più critiche nei nostri confonti, sia chi ci ha espresso il suo sostegno, a cominciare dalla senatrice Paola Del Bin. Penso che il rispetto per la libertà della persona è la base della democrazia sostanziale", ha aggiunto Letta rivolgendosi direttamente ai parlamentari 5 Stelle.

"Non ne posso più di lezioni di morale da parte di chi minaccia un collega che ha cambiato idea", ha proseguito Letta interrotto ripetutamente dal senatore Scilipoti, richiamato dal presidente Grasso.

"Siamo di fronte a un passaggio che cambia la natura di quanto stiamo facendo. Cambiano i numeri che sostengono il Governo. Gli obiettivi saranno difficili ma siamo impegnati con la massima determinazione a non scadere su solzuioni di basso profilo. Sarebbe stato meglio cadere piuttosto che andare a soluzioni di basso profilo".

Con il voto anticipato "dopo saremmo di nuovo qui a riprendere i cocci di un vaso rotto. Gli obiettivi inevece possiamo raggiungerli, anche se i numeri della maggioranza oggi cambiano". In 5 mesi di lavoro "abbiamo fatto un lavoro per il quale ringrazio anche coloro che oggi non mi confermeranno la fiducia".

E' Silvio Berlusconi, poco dopo le 13, a prendere la parola in Aula al posto di Renato Schifani: parla a nome del gruppo PdL, ripercorre le tappe della formazione del Governo Letta e rivendica il comportamento responsabile del partito nel sostegno all'esecutivo. Poi con amarezza osserva: "Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità, perché avevamo la speranza che potesse cambiare il clima del Paese, che la guerra civile fredda potesse andare verso la pacificazione. Questa speranza non l'abbiamo deposta, la conserviamo ancora".

Infine, il colpo di scena: "Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni del presidente del Consiglio, i suoi impegni sulla riduzione delle imposte sul lavoro, sulla responsabilità civile dei giudici - dice ancora Berlusconi - Mettendo insieme queste aspettative abbiamo deciso non senza interno travaglio di esprimere un voto di fiducia a questo Governo".