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La Nazione italiana in ostaggio i un pregiudicato

"La fiducia? Se sarà per il Governo, non ci sarà  alcun problema, il problema sarà del Partito democratico: con chi vota la fiducia, con la stessa maggioranza con cui vuol far decadere Berlusconi?". Ai microfoni di Radiouno Renato Brunetta, capogruppo dei deputati Pdl cerca di spingere nel campo del Pd la palla della crisi di governo, che da ore ormai rimbalza nei palazzi della politica.

"Il Governo non c'entra in questa vicenda, o meglio; il Governo viene eletto da una maggioranza, nella maggioranza ci sono Partito Democratico, Popolo della Libertà - Forza Italia e Scelta Civica. Bene, non è possibile che questa stessa maggioranza che regge il Governo cambi al Senato per votare retroattivamente la decadenza del Senatore Berlusconi".

"Il Governo non c'entra", ripete Fabrizio Cicchitto, a 'La telefonata' di Belpietro su Canale 5. Non c'entra con la vicenda della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore e l'iniziativa delle dimissioni dei parlamentari Pdl. "E' evidente - ha aggiunto - che si aprirà un dibatito politico sul nodo del Governo sul quale non c'è stata finora alcuna discussione, anche perché dovremo vedere cosa farà Letta".

"Siamo in una fase critica, drammatica; ci aspettavamo un epilogo diverso e quello che sta accadendo si riflette sul governo. Violare l'articolo 25 della Costituzione è una cosa gravissima". dice però Maurizio Gasparri (Pdl) ad Agorà, su Rai Tre. "Questo Paese - ha poi aggiunto - è prigioniero di alcune correnti politicizzate della magistratura che emettono sentenze aberranti. Siamo prigionieri degli Esposito e degli Ingroia, compreso Napolitano".

Renato Brunetta e Renato Schifani in una missiva a Giorgio Napolitano ribadiscono i "dubbi di legittimita'" sulla legge Severino. "Il rifiuto di ascoltare questi dubbi - proseguono i due capigruppo nella lettera pubblicata da Il Giornale - è stato ritenuto dalla totalita' dei partecipanti alla riunione dei gruppi di Forza Italia un'inaccettabile negazione dello Stato costituzionale di diritto, tale da rendere intollerabile la permanenza in un Parlamento che si dimostrasse cosi' sordo alle ragioni della legalità.

Nessuno ha voluto interferire con la vita del Governo o con le decisioni del Presidente del Consiglio e del Capo dello Stato. Desumere ulteriori intenzioni non corrisponde alle motivazioni dell'iniziativa che è e rimane rimessa alla sola libera coscienza di ciascun parlamentare di Forza Italia".

Il presidente del Consiglio dagli USA è stato chiaro: "Appena atterrato a Roma mi recherò da Napolitano per un chiarimento su come andare avanti. La missione del governo a New York è stata compromessa da quello che è successo a Roma".

Il premier, che nel pomeriggio vedrà il presidente della Repubblica, non ha nascostola sua rabbia per l'atteggiamento del Pdl, che ieri ha "umiliato" il paese, ha detto da New York. A chiedere a gran voce una verifica a questo punto è tutto il Pd. "E' evidente che c'è bisogno di un chiarimento vero"  avverte il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza.

Primo: calma e gesso. Nessuno parli ora di dimissioni del premier, di un Letta bis, di Governo di scopo e chi più ne ha più ne metta. Al Quirinale non è arrivato ancora nulla di ufficiale e si guarda con il consueto disincanto alle fibrillazioni del Pdl che ormai datano all'inizio dell'estate. Napolitano non sottovaluta la gravità del disagio del Pdl ma ricorda che c'è ancora tempo per esprimere in varie forme la solidarietà dovuta al leader ferito.  Quel che conta in queste ore è riportare il dibattito nei canali giusti e far sapere pubblicamente al Paese cosa succede.

Ecco perchè, dopo aver respinto al mittente le accuse di "colpo di Stato" o di "operazioni eversive" in atto contro il Cavaliere, Napolitano ha consigliato a Letta di snidare il Pdl in Parlamento. O attraverso una verifica sui singoli provvedimenti o - più probabilmente - attraverso un voto di fiducia.

"Il presidente della Repubblica si conferma come punto di riferimento centrale per il nostro Paese, una guida ferma. Condivido le sue parole dalla prima all'ultima", ha detto Letta, che a questo punto non esclude la richiesta di un voto di fiducia sulle linee di politica economica che dovrebbero guidare la legge di stabilità da mettere a punto entro il 15 ottobre. Il premier ha manifestato l'intenzione di incontrare i ministri del Pdl prima delle 17, quando ci sarà la riunione del consiglio dei ministri con all'ordine del giorno le misure da adottare per evitare l'aumento dell'Iva a iniziare dall'1 ottobre.

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