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Napolitano vede la ripresa e avverte, ‘non sprecare il momento’

"Governo e Parlamento" procedano "senza incertezze e tantomeno rotture": il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla vigilia del varo della Legge di Stabilità (la ex Finanziaria, che dovrà essere messa a punto entro metà ottobre) invia un messaggio chiaro alla strana maggioranza invitando i partiti a non sprecare l'occasione di agganciare la ripresa.

Sì, perché come poco dopo assicura il premier Enrico Letta, la crescita sta per arrivare, basterà aspettare fine anno e il passaggio chiave sarà la legge di stabilità con il rilancio delle politiche a favore dell'occupazione. Da qui l'obiettivo di un patto per il 2014 con tutte le forze politiche. Parole che suggellano ancora una volta la sintonia fra Colle e Palazzo Chigi e che suonano come un altolà a chi genera fibrillazioni nei rapporti fra Esecutivo e partiti nonché una chiara difesa delle scelte del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.

"Dobbiamo fare tutti la nostra parte - sottolinea infatti il Capo dello Stato - per far crescere i semi che appaiono per un miglioramento e cambiamento positivo della nostra situazione". I primi "segni di ripresa si vedono - aggiunge Napolitano - e si riaffaccia la speranza di un nuovo più solido sviluppo, su basi più giuste, dell'economia e della società".

Concetti che aiutano a sintetizzare un punto fondamentale per il capo dello Stato: l'ipotesi di un voto ravvicinato, come disse nella nota del 13 agosto, rimane arbitraria e impraticabile. Per la "coalizione", spiega da Ottawa il premier Letta, il momento della verità sarà l'autunno quando prima il governo e poi le Camere dovranno affrontare la legge di Stabilità.

Appuntamento al quale il presidente del Consiglio chiama anche le parti sociali: "Confindustria e sindacati faranno parte di un lavoro comune: ci siamo parlati e ci parleremo". Confronto tradizionale ma tanto più necessario questa volta che al centro ci sono le misure legate al mondo del lavoro a partire dal taglio del cuneo fiscale. Disegno che prevede che il titolare del Tesoro resti al suo posto.

Il giorno dopo l'altolà di Saccomanni agli attacchi contro le politiche economiche e fiscali del governo, con tanto di ipotesi di dimissioni sul tavolo, se si registrano toni meno accesi è anche vero che le critiche da parte del Pdl continuano a fioccare. Gli uomini di Berlusconi dicono no ai "ricatti" e insistono ad invocare lo stop all'aumento dell'Iva. "Le coperture ci sono. Sostenere il contrario - afferma Maurizio Gasparri - vuol dire essere irresponsabili e far saltare la stabilità di governo".

E così c'è chi come il presidente della commissione Lavoro della Camera e esponente del Pd Cesare Damiano gioca in difesa e invoca la convocazione di una cabina di regia "per decidere la distribuzione delle risorse disponibili in rapporto alle vere priorità del paese". Le esigenze infatti come accade sempre sono numerose e i fondi a disposizione inferiori alle aspettative. Anche perché governo e maggioranza devono fare i conti con le regole europee e riuscire dunque a rientrare sotto il tetto del 3% sul fronte del deficit per la fine dell'anno.

Un obiettivo che ha un costo (1,6 miliardi circa), al quale occorre aggiungere tutte le altre spese considerate incomprimibili a partire dal rifinanziamento delle missioni all'estero e della cassa integrazione. Se poi l'esito delle elezioni tedesche e la vittoria della Merkel possano rafforzare il fronte di quanti difendono la necessità di tenere i conti in ordine o il fronte opposto, come sostiene la deputata Pdl Deborah Bergamini ("L'auspicio è che in Ue si apra una fase due"), è presto per dirlo.
"Il tema non è rigore si' o rigore no, avverte però il presidente della commissione bilancio di Montecitorio Francesco Boccia (Pd), ma è molto più ampio e vede contrapposti quanti " vogliono un'Unione politica e fiscale" e quanti hanno invece ancora dei dubbi.

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