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Il pregiudicato Berlusconi tenta l’ultimo ricatto al Pd chiedendogli la sua auto evirazione e quindi presenta le carta di Strasburgo per bloccare l’espulsione dal Senato come persona indegna.

Se la Giunta non è disposta a prendere in considerazione nemmeno il ricorso presentato a Strasburgo allora il problema non è l'applicazione delle leggi ma è solo politico. L'idea era nell'aria di giorni ed oggi, in vista della riunione di lunedì, Silvio Berlusconi cala sul tavolo una nuova carta, anzi un documento di ben 33 pagine con il quale ripercorre le tappe del processo Mediaset e spiega il perché della decisione di ricorrere alla corte dei diritti umani. Ad essere presa di mira è la legge sull'anticorruzione e la sua applicabilità. Quello che viene contestato dal Pdl, e poi anche nel ricorso, è la possibilità di considerare il provvedimento retroattivo per cui applicabile anche all'ex premier.

Oltre alle motivazioni tecniche però il Cavaliere mette nero su bianco quello che ormai da diverso tempo ripetere ai suoi fedelissimi e cioè l'intento di una parte della magistratura di volerlo eliminare dalla scena politica: Vi sono "elementi sufficienti" per affermare che nell'intera vicenda "gli obiettivi politici hanno prevalso sulle ragioni del diritto", si legge in un passaggio del documento inviato a Strasburgo. Il Cavaliere va oltre invitando i giudici a tener conto di come la volontà di parte del corpo elettorale venga esposta a "pericolose manipolazioni".

La decisione di presentare il ricorso era nota già da diversi giorni e l'obiettivo spiega chi è di casa ad Arcore è quello di ripassare ancora una volta il cerino nelle mani dei Democratici: se dicono di no alla Consulta, ed ora anche alla corte dei diritti dell'uomo allora sarà evidente che contro il Cavaliere c'è una volontà persecutoria. Ragionamenti fatti anche dal diretto interessato che seguendo ancora una volta i consigli delle cosiddette colombe si trincera dietro un silenzio di attesa.

A villa San Martino sono andati di nuovo i figli dell'ex capo del governo per un nuovo summit. Sul tavolo gli argomenti sono sempre gli stessi: il rischio di ripercussioni pesanti sulle aziende in caso di crisi e caduta del governo e poi, sullo sfondo, l'idea di appellarsi al Capo dello Stato per chiedere la grazia. Una soluzione prospettata dai familiari al Cavaliere che al momento però è irremovibile preferendo giocarsi prima il tutto per tutto.

Lo stesso low profile, deciso dopo la riapertura di un canale di dialogo tra il Quirinale e gli ambasciatori pidiellini, potrebbe essere abbandonato già lunedì sera quando saranno chiari gli intenti della Giunta per le autorizzazioni: Già dalle prime reazioni del Pd - è il ragionamento di un fedelissimo dell'ex capo del governo - capiremo se da parte loro c'è qualche segnale positivo che fino ad ora è mancato.

In caso di chiusura totale da parte dei Democratici l'ex capo del governo tornerebbe ad essere il più falco di tutti pronto a far saltare il banco senza aspettare più nulla, forte anche delle rassicurazioni che arrivano dal gruppo del Pdl al Senato. Ed in particolare dal gruppetto dei senatori campani, accusato nei giorni scorsi di essere pronto al 'tradimento', che gli ha garantito lealtà nel caso di rottura da parte dell'ex premier.

L'idea di prendere tempo però non convince del tutto chi nel Pdl, i 'falchi', non vede soluzioni alternative allo staccare la spina all'esecutivo: Dilazionare i tempi della Giunta - è in sintesi il ragionamento - a cosa serve? in Autunno arriverà la sentenza della corte di Appello di Milano sull'interdizione e poi l'allungamento dei tempi offre comunque la possibilità a palazzo Madama di lavorare a maggioranze alternative.