Press "Enter" to skip to content

Marco travaglio, con il suo spettacolo “È stato la mafia”, incanta per tre ore, il pubblico cagliaritano, ricostruendo gli ultimi 22 anni della presunta trattativa stato-mafia

Ieri sera, in un gremito Padiglione D della Fiera di Cagliari, si è svolto lo spettacolo di attualità politica del giornalista Marco Travaglio "E' stato la mafia".

In un allestimento minimalista con due poltrone rosse e dei cartelloni con i volti di grandi uomini politici e non, che hanno scritto sulla buona politica e rifiutavano qualsiasi trattativa con la malavita e il malaffare, si è aperto lo show del giornalista con la musica di Valentino Corvino. L'attrice Isabella Ferrari ha letto, inizialmente un testo di Gaber sulla democrazia in Italia. Non manca il sarcasmo sull'elezione di canditati politici non scelti direttamente dagli elettori o sulla complessità dei testi contenuti nei referendum. Successivamente ha intervallato le pause dello spettacolo con l'interpretazione di brani di Pasolini, Pertini e Calamandrei riscuotendo buon riscontro di pubblico.

Travaglio, invece, esordisce con il suo solito sarcasmo indirizzato al Presidente Berlusconi e alla recente condanna. Sostiene che sia il Pdl sia il Pd  siano rimasti "sorpresi" dalla condanna e si stiano attivando per evitargli la pena con un'eventuale amnistia, grazia, ricorso a Strasburgo ecc.

Ipotizza che le critiche al giudice Esposito rappresentino il primo tentativo di screditare coloro che hanno emesso la sentenza. Polemizza sulla scelta del Pdl di dichiarare incostituzionale la legge Severino, votata anche da loro in parlamento otto mesi fa. Secondo il giornalista la lunga vita politica di Berlusconi  sarebbe legata a un sistema di ricatti reciproci tra centro destra e centro sinistra in base al quale entrambi gli schieramenti, conoscendo le "malefatte" di ogni parte, manterrebbero in piedi questo sistema, intitolato da Travaglio, "il grande ricatto".

La trattativa stato- mafia secondo lui sarebbe iniziata con governi di sinistra per poi proseguire con la destra di Berlusconi, ma sarebbe venuta chiaramente alla luce solo durante lo scorso governo Monti. Travaglio cita dichiarazioni di politici (Pisanu: "…più che una trattativa si trattò di una tacita intesa" o di un ex colonnello dei ROS (prese da trascrizioni del tribunale)  in cui si ammette l'esistenza di una trattativa stato-mafia.
Secondo quanto ricostruito dal giornalista de "Il Fatto Quotidiano", il Generale dei ROS Mori, si sarebbe recato da Vito Ciancimino per proporgli di fungere da tramite tra lo stato e i capi mafia. In questa trattativa sarebbero stati coinvolti sei mafiosi e sei rappresentanti dello stato (tra ufficiali dei ROS e tre politici Calogero Mannino, Marcello Dell'Utri e Nicola Mancino). L'imputazione per questi uomini dello stato sarebbe di "minaccia al governo", in quanto questi uomini avrebbero aiutato i mafiosi a trattare con lo stato.

Per chiarire al pubblico questi fatti, Travaglio parte dal 1992, anno in cui i mafiosi erano in attesa delle condanne di cassazione per il maxi processo, fino a quel momento avevano potuto contare sull'aiuto del giudice Carnevale. A metà del 1991, però, quest'ultimo, dietro suggerimento di Falcone, non viene designato al maxi processo. Trenta boss erano in attesa della condanna definitiva entro il dicembre di quell'anno, a questo punto, in una masseria, convocati da Riina si incontrano i principali capi mafia e decidono di eliminare i politici che sembrerebbero non appoggiarli  (Lima, Mannino, Andreotti, Martelli), creare un partito politico siciliano proprio e attaccare lo stato per costringerlo a trattare per porre fine alle stragi.

Nel marzo del 1992, secondo il giornalista, arrivò il primo avvertimento con l'uccisione di Salvo Lima e i programmi della mafia giunsero fino ad ambienti politici molto vicini ad Andreotti. All'epoca si era in piena "mani pulite" e le elezioni erano imminenti, tanto che il pentapartito sparì definitivamente. Mannino, nel frattempo, dichiara di essere minacciato dalla mafia e invia qualcuno dei ROS a trattare con la mafia. Nel frattempo, in quell'anno muore Falcone e subito dopo, Andreotti che sembrava prossimo all'elezione alla Presidenza della Repubblica cede il passo a Scalfaro. I carabinieri del Ros contemporaneamente danno il via alla trattativa con la mafia rivolgendosi a Vito Ciancimino. Quest'ultimo fece per diverso tempo da tramite tra Riina (prima) e Provenzano (dopo) e i carabinieri dei ROS (generale Mori e DeDonno). La mafia propose 12 punti per porre fine alle stragi, tra questi c'erano la soppressione del 41 bis, la revoca dell'ergastolo e del beneficio ai pentiti, la dissociazione dalla mafia e una revisione definitiva del maxi processo.  Martelli, informato dalla cosa, pare avesse convocato l'allora ministro degli Interni Mancino che, tutt'ora nega quest'incontro. Fu avvisato anche il giudice Borsellino ma, poiché era molto vicino al portare alla luce la trattativa stato-mafia fu assassinato nel Luglio del '92. Nel frattempo Ciancimino non sentendosi al sicuro, chiede di parlare in commissione anti mafia ma a Dicembre viene arrestato, secondo Travaglio, per pericolo di fuga per aver richiesto il passaporto.

A gennaio del 1993 viene arrestato Riina, grazie al suo ex autista contattato per i ROS da Provenzano che inizia così a gestire la trattativa.

Il giornalista prosegue raccontando come, nonostante la presenza di Caselli a Palermo le indagini non proseguono come da lui ordinato e il covo di Riina verrà perquisito dopo settimane. Nel frattempo iniziano le stragi di Firenze, Milano, Roma e viene parzialmente revocato il 41bis e 343 mafiosi finiscono nelle carceri normali.

Nel 1994 scende in campo Berlusconi con l'aiuto e i consigli di Dell'Utri che secondo quanto ricostruito dai giudici avrebbe avuto accordi con la mafia.

Negli anni successivi nonostante l'alternanza di vari governi di centro destra, sinistra e tecnici, la mafia ottiene la chiusura delle carceri di Pianosa e l'Asinara, l'abolizione dell'ergastolo, l'indulto anche per reati collegati alla mafia, la dissociazione.

Nel 2008 Massimo Ciancimino e Brusca e altri iniziano a parlare chiaramente con i giudici di Palermo della trattativa. Secondo Travaglio tutto l'impianto sarebbe caduto grazie ai mafiosi e ai loro figli piuttosto che ai politici che hanno sempre negato.

L'ultima parte dello spettacolo, invece, è legata alla recente vicenda delle intercettazioni telefoniche tra Mancino e il Capo dello Stato. Rispetto a quest'ultimo Travaglio non risparmia aspre critiche sul suo coinvolgimento e sul presunto ricatto di Mancino al Quirinale per ottenere protezione e mantenere il silenzio.

Dopo tre ore ininterrotte di spettacolo il pubblico ha salutato il giornalista con un fragoroso e lungo applauso.

More from ARCHIVIOMore posts in ARCHIVIO »