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Nbc: giovedì attacco alla Siria. Ma Obama e Cameron non hanno ancora deciso.

"Abbiamo spostato gli asset per essere in grado onorare e assecondare qualsiasi opzione il presidente" decidesse di seguire. Lo ho detto il segretario alla difesa, Chuck Hagel, in un'intervista alla Bbc, sottolineando che sono state offerte al presidente "le opzioni per tutte le evenienze". E l'attacco armato contro la Siria potrebbe essere lanciato già "giovedì" e durare "tre giorni", secondo la statunitense Nbc, che citando fonti ufficiali Usa spiega: l'azione, limitata in termini di portata, mirerà a inviare un messaggio al governo di Bashar Assad più che a distruggere le sue capacità militari.

Barack Obama non ha ancora preso decisioni su un eventuale intervento militare contro il regime siriano dopo le denunce dell'opposizione di un attacco chimico lealista a est di Damasco. Lo ha sottolineato una fonte qualificata  dell'Amministrazione Usa.

Le potenze occidentali hanno detto all'opposizione siriana di attendere un attacco nei prossimi giorni. Lo riferiscono alla Reuters fonti che hanno partecipato ad un meeting con la Coalizione nazionale siriana.

"Aerei delle forze di Bashar al Assad hanno attaccato zone popolate, vicino ad Aleppo, con bombe al fosforo e napalm" e "lanciato raid aerei e razzi contro i civili vicino a Idlib, con centinaia di morti e feriti" riferisce la stessa Coalizione siriana, principale piattaforma dell'opposizione al regime, in un comunicato.

Per l'Italia un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu è "l'unico quadro di riferimento giuridico" per un intervento militare contro la Siria, ha detto il ministro degli Esteri, spiegando il no dell'Italia a intervenire senza un via libera dei 15.

Il ministro ha voluto sottolineare a questo proposito che non si tratta di "scaricare la responsabilità" ma di una "assunzione piena di responsabilità in altri teatri" in cui il nostro Paese si trova impegnato, come Libano e Afghanistan. Tra le ipotesi alternative da proporre come soluzione al conflitto siriano, Bonino ha citato anche la possibilità del deferimento dei responsabili dei crimini in Siria davanti alla Corte penale internazionale dell'Aia.

La Nato discuterà della crisi siriana giovedì a Bruxelles, ha riferito il ministro degli Esteri Bonino nell'audizione davanti alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato.

La decisione di Damasco di consentire l'accesso degli ispettori Onu per verificare l'uso di armi chimiche è stata "certamente tardiva", ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino davanti alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato.

Se gli Stati Uniti attaccheranno la Siria affronteranno "quello con cui si sono confrontati in ogni guerra fin dal Vietnam: il fallimento". Lo ha ribadito il presidente siriano, Bashar Assad, in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa di Stato siriana Sana e pubblicata oggi. Gia ieri, in un'intervista al quotidiano russo Izvestia, Assad aveva avvertito Washington dicendo che un eventuale intervento militare finirebbe in un "fallimento, come in tutte le precedenti guerre dal Vietnam a oggi".

Secondo al-Moallem la Siria avrebbe due opzioni, cioè arrendersi o contrattaccare, e sceglierebbe la seconda. Il ministro non ha fornito alcun dettaglio su quali siano i mezzi ai quali si riferisce. La conferenza stampa di al-Moallem giunge mentre cresce il sostegno internazionale per un'azione militare contro la Siria in risposta al presunto attacco con armi chimiche del 21 agosto. Ieri sera il segretario di Stato americano, John Kerry, ha definito "innegabile" l'evidenza di un attacco chimico su larga scala.

Il nuovo sopralluogo che gli ispettori Onu avrebbero dovuto svolgere oggi nei sobborghi di Damasco colpiti da un attacco chimico è  stato rinviato a causa di contrasti tra i ribelli e non per colpa del regime, ha affermato il ministro siriano degli Esteri, Walid al-Muallim, in una conferenza stampa a Damasco. "Ieri ci hanno detto di voler visitare un secondo sito - ha riferito il ministro - Noi abbiamo chiesto se avevano contattato l'altra parte (i ribelli, ndr) e loro ci hanno risposto di sì. Siamo quindi rimasti sospesi quando oggi non sono partiti perché gli uomini armati non si sono messi d'accordo tra loro. Racconto questo per dimostrare che le forze siriane sono decise a mantenere i loro impegni e non stanno ostacolando gli ispettori".

Mentre i media rilanciano le voci circa l'opzione che il presidente Usa Barack Obama starebbe valutando in risposta all'uso di armi chimiche in Siria - un attacco limitato di "non piu' di due giorni" con missili lanciati da navi da guerra nel Mediterraneo, scrive il Washington Post - il quotidiano ateniese Kathimerini riferisce oggi che Washington ha chiesto ad Atene, alleato della Nato, di concedere alle unità della Marina

Usa e agli aerei dell'Air Force di transitare sul territorio ellenico e l'utilizzo della base militare Usa di Souda Bay, sulla costa nord-occidentale dell'isola di Creta, e di quella dell'aviazione greca a Kalamata, nel Peloponneso.

"E’ il momento di schierarsi: con la gente che vuole quello che vogliamo noi, che non dovrebbe essere messa nella condizione di scegliere tra la tirannia e la teocrazia".

Un eventuale intervento armato contro il regime siriano sarà effettuato solo su obiettivi "specifici". Lo ha precisato il premier britannico David Cameron, sottolineando che la Gran Bretagna non vuole essere coinvolta in una guerra in Medio Oriente. Cameron ha avvertito: il mondo, ha detto, "non può restare a guardare dopo l'uso di armi chimiche". Ma ha comunque spiegato che "nessuna decisione è stata ancora presa". 'ex primo ministro britannico Tony Blair, tra gli 'architetti' delle operazioni in Afghanistan e Iraq -intervento quest'ultimo che una consistente parte dell'opinione pubblica ancora gli rimprovera - si schiera per l'intervento in Siria e, scrivendo oggi sul Times,  spiega che è giunto il momento di "prendere le parti della gente che vuole quello che vogliamo anche noi".

"Dopo le lunghe e dolorose campagne in Iraq e Afghanistan, capisco l'impulso che suggerisce di tenersi a distanza, ma dobbiamo comprendere a livello collettivo le conseguenze di rimanere a guardare invece di intervenire", scrive Blair, "sento gente parlare come se non ci fosse nulla che possiamo fare: il sistema di difesa missilistico siriano è troppo forte, le questioni sono troppo complesse, e comunque perché schierarsi quando tutte le parti sono ugualmente negative? Eppure altri si stanno schierando. Stanno intervenendo. A sostegno di un assalto contro civili mai visto dai tempi bui di Saddam".

"A fronte di ogni tentativo di colpirci, risponderemo e risponderemo con forza". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu riferendosi alla tensione in Siria. "Lo stato di Israele è pronto - ha aggiunto - ad ogni scenario". Netanyahu ha detto anche che Israele non "è parte alla guerra civile in Siria".