Le forze di sicurezza hanno il controllo dell'area dove si trova la moschea al-Fath, al Cairo, all'interno della quale fino a metà pomeriggio si erano asserragliati decine di sostenitori del deposto presidente egiziano, Mohamed Morsi. Lo ha riferito la tv di Stato del Cairo.
Polizia e militari a piazza Ramses al Cairo hanno sparato contro il minareto della moschea al Fatah "contro tiratori piazzati al piani alti", riporta Jazeera. L'imam della moschea, citato dalla stessa emittente, giura che "il minareto non è accessibile dall'interno della moschea perché il passaggio è bloccato".
Non c'è spazio per la riconciliazione con "chi ha le mani sporche di sangue"- Così ai giornalisti il primo ministro egiziano ad interim, Hazem el-Beblawi, escludendo l'avvio di un processo politico con i Fratelli Musulmani.
Dopo una mattinata di tensioni, nel primo pomeriggio è iniziato l'intervento delle forze di sicurezza contro la moschea di al-Fatah, in piazza Ramses, al Cairo, dove centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani erano asserragliati da ieri sera. Dapprima c'è stato un lancio di lacrimogeni e poi si sono sentiti spari nell'aria.
Un giornalista del Wall Street Journal, Matt Bradley, e un altro dell'Independent, Alastair Beach, sono stati aggrediti mentre si trovavano nei pressi della moschea di Fatah. Secondo al Jazeera i due reporter sarebbero stati tratti in salvo dall'immediato intervento dell'esercito.
Da questa mattina si sono persi i contatti con la giornalista Mediaset Gabriella Simoni. Lo scrive il sito di Mediaset Tgcom 24, spiegando che l'inviata stava seguendo i drammatici avvenimenti di queste ore al Cairo.
Con la giornalista del Tg4 e di Studio Aperto Gabriella Simoni c'è anche un operatore di un service esterno, Arturo Scotti.
I governo aggiorna il bilancio degli scontri di ieri, la 'Giornata della rabbia': 173 morti, 1.330 feriti e 1.004 arresti. E questa mattina un portavoce dell'esecutivo fa sapere che le autorità ad interim stanno prendendo in considerazione la possibilità di sciogliere il gruppo dei Fratelli musulmani.
L'agenzia ufficiale Mena riporta che uomini armati hanno sparato sulle forze di sicurezza dal minareto. Le televisioni locali hanno mostrato le immagini in diretta di soldati che sparano con fucili d'assalto in direzione dello stesso minareto. Nella notte, dei mobili erano stati posti contro le porte per impedire alle forze di sicurezza di fare irruzione. E questa mattina sono iniziate le negoziazioni della polizia con coloro che si trovano all'interno. Le forze di sicurezza hanno promesso un passaggio sicuro a chi avesse lasciato l'edificio. Piccoli gruppi sono stati visti uscire in mattinata, ma molti sono rimasti all'interno. Secondo Awad, le mediazioni sono fallite in seguito all'arresto di tre donne che avevano accettato di lasciare l'edificio. La moschea ieri era stata stata trasformata in ospedale da campo per curare i feriti e in obitorio per ospitare le vittime.
Il portavoce del governo, Sherif Shawki, spiega che il primo ministro ad interim Hazem el-Beblawi ha chiesto al ministero della Solidarieta sociale di studiare le possibilità legali per procedere allo smantellamento dei Fratelli musulmani. Il gruppo, fondato nel 1928, è salito al potere lo scorso anno con l'elezione a presidente di Mohammed Morsi, deposto da un colpo di Stato militare lo scorso 3 luglio. Per decenni la formazione è stata bandita in Egitto.
Come ha confermato questa mattina il partito Libertà e giustizia, braccio politico dei Fratelli, tra le vittime delle violenze di ieri c'è anche Ammar, figlio di Mohammed Badie, leader spirituale del gruppo islamico. L'uomo è morto in piazza Ramses, fulcro delle proteste di ieri, dove si registra il maggior numero di morti e feriti. Sembra che i dimostranti abbiano tentato un assalto a una stazione locale della polizia.
Si allunga drammaticamente di ora in ora la lista delle chiese e delle strutture cristiane (ortodosse, cattoliche ed evangeliche) assaltate o bruciate in tutto l'Egitto. Finora si tratta di 49 chiese colpite accertate (la maggior parte di queste bruciate) e decine di attacchi a istituzioni, negozi e case di cristiani. Molti di questi episodi si sono verificati nelle città di Assiut, Minya e Luxor. Lo riferisce il portavoce cattolico, padre Rafic Greiche.
Il Cairo, militari alla moschea: in centinaia asserragliati.
Soldati egiziani sono entrati stamattina, senza ricorrere alla forza, in una moschea del Cairo dove si sono rifugiati numerosi sostenitori del deposto presidente islamico Mohamed Morsi.
Il canale privato Ontv Live ha mostrato i soldati entrare nella moschea di Al-Fath, mentre la tv Al-Jazeera ha pubblicato sul suo sito web le immagini del militari all'interno dell'edificio. I soldati hanno cercato di negoziare con i manifestanti affinché lascino la moschea.
Almeno 700 manifestanti però rimangono all'interno della moschea di al-Fath al Cairo, rifiutandosi di obbedire all'ordine della polizia, stando ad alcuni testimoni citati da al Jazeera. Dopo ore di negoziati alcuni sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi hanno deciso di lasciare la moschea, ma in centinaia ancora non vogliono uscire per paura di essere attaccati dalle forze di sicurezza.
Il bilancio delle violenze di ieri in Egitto si è intanto aggravato a 82 morti, di cui 72 civili e dieci poliziotti. Lo riferiscono fonti della sicurezza, rimaste anonime.
La polizia egiziana ha arrestato in tutto il paese 1.004 sostenitori del presidente destituito Mohammed Morsi durante la giornata di ieri. Lo ha riferito una nota del ministero dell'Interno. Al Cairo gli arresti sono stati in tutto 558. Il bilancio delle vittime è di oltre 80 morti, in base alle stime ufficiali e a testimonianze che provengono dagli obitori.
Angela Merkel in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung spiega di essere "molto preoccupata per gli avvenimenti in Egitto, che ha una società profondamente spaccata politicamente".
"L'Egitto può superare la crisi solo se si trova un modo per attuare un processo politico, aperto a tutte le forze politiche del Paese e che non esclude alcun partito. E' questo il messaggio che inviamo con forza".
Sul processo di democratizzazione nei Paesi arabi la Merkel spiega: "Dobbiamo essere realistici e considerare che i cambiamenti avvengono solo lentamente. Possiamo aiutare i Paesi della regione, ma la strada giusta quelle società devono trovarla da sole".
E'necessaria un'indagine completa e imparziale sul violento sgombero dei sit-in dei sostenitori del presidente deposto dell'Egitto Mohammed Morsi, dopo che mercoledì le forze di sicurezza hanno usato una forza letale ingiustificata e hanno violato la promessa di permettere ai feriti di uscire dall'area in sicurezza. Lo dice in una nota Amnesty International, che ha potuto effettuare osservazioni e ricerche sul posto.
"Sulla base delle testimonianze iniziali e di altre prove che abbiamo raccolto - spiega Philip Luther, direttore del programma Medioriente e Nordafrica dell'organizzazione - sembra che non ci sia alcun dubbio sul fatto che le forze di sicurezza abbiano agito con palese disprezzo della vita umana, e sono necessarie indagini complete che siano al tempo stesso imparziali e indipendenti". Nel giorno degli sgomberi, mercoledì, cifre ufficiali parlano di oltre 600 morti e quasi 4mila feriti.