"Per evitare strumentalizzazioni, i ministri domani non parteciperanno alla manifestazione". Così ai microfoni del Tg1 il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi annuncia ieri sera che i membri del governo non prenderanno parte alla manifestazione organizzata dal Pdl, oggi pomeriggio in centro a Roma, in segno "di solidarietà e di grande responsabilità".
Silvio Berlusconi è rientrato poco prima delle 14 a palazzo Grazioli, dove nel pomeriggio, alle 18, si svolgerà la manifestazione del Pdl.
Il neo condannato è arrivato a Roma da Olbia, in Costa Smeralda: non è certo che prenderà la parola sul palco.
"Posto che è una democratica e pacifica manifestazione di totale e convinta solidarietà a Berlusconi, trovo assolutamente sbagliata la non partecipazione di ministri e membri di governo. Non è un buon segnale per il nostro popolo e per la pubblica opinione", dichiara però Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato.
"Nonostante faccia parte della delegazione di governo, sarò presente con assoluta convinzione alla manifestazione indetta oggi a Roma dagli elettori del popolo della liberta', dal popolo di Berlusconi, senza se e senza ma, insieme ai militanti del Trentino Alto Adige dei quali sono coordinatore regionale", fa sapere Michaela Biancofiore, Coordinatore PDL Trentino Alto Adige e Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
"L'Italia resti in marcia col suo Governo verso l'uscita dalla crisi. Affidiamoci, come sempre, alla saggezza del Presidente Napolitano", dice l'ex ministro degli Esteri su Twitter.
Resistere alle provocazioni del Pdl ma far capire che non c'è alcun timore di andare al voto. In ogni caso, per il momento, non ci sarà alcuno strappo. Il dopo-sentenza Mediaset per il Pd è un difficile gioco di equilibrio tra il sostegno al governo Letta e l'esigenza di smarcarsi dalle intemperanze dei berlusconiani che minacciano manifestazioni di piazza e invocano la grazia del Capo dello Stato per il Cavaliere. Sullo sfondo le tensioni interne al partito con i renziani che accelerano per il Congresso. Mentre il M5S va in pressing e sfida il Pd a staccare la spina all'esecutivo.
I democrats confermano l'impegno al fianco del governo Letta ma, contemporaneamente, stringono per la riforma della legge elettorale. E arriva la dura replica a Sandro Bondi, il coordinatore del Pdl che ha paventato scenari da "guerra civile" se non si troverà una soluzione per Berlusconi. "Parole al limite dell'eversivo", le definisce Stefano Fassina che bolla, come "una irricevibile provocazione, "la richiesta di grazia" 'suggerita' da Renato Schifani e Renato Brunetta. "Il Pdl - ammonisce il viceministro - ritorni nell'alveo della normalità democratica, oppure i suoi ministri che hanno minacciato dimissioni siano conseguenti e si dimettano".
Non basta, però, ad evitare le crescenti fibrillazioni nel Partito Democratico, al cui interno la parola elezioni non è più un tabu. I renziani fanno sentire la propria voce. Paolo Gentiloni, "pur non dando per sconfitto il tentativo di Letta", sottolinea che "le larghe intese non si possono fare con chi, come il Pdl, propone una sfida alle istituzioni".
Lorenza Bonaccorsi, deputata vicina al sindaco fiorentino, si spinge oltre ed evoca il congresso: "Il Pd - dice - deve farsi trovare pronto a qualsiasi evenienza, cominciando con il convocare con urgenza una riunione e velocizzando il percorso del Congresso, così da assicurare al partito una leadership forte e decisa dagli elettori". Anche dai dalemiani arriva un avviso al Pdl. Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del partito, attacca a testa bassa: "Se la destra vuole cambiare l'agenda del governo riproponendo un sovversivismo dall'alto se ne assume la responsabilità - afferma - Per quanto ci riguarda, nella massima solidarietà a Letta, noi siamo pronti a tutto".
"Una legge elettorale - precisa - si può approvare in tempi rapidi. Siamo al governo per aggredire l'emergenza sociale e fare alcune riforme essenziali".
Sembra mediare l'ex segretario Pier Luigi Bersani: "La destra si tolga dalla testa la pia illusione che davanti ad una grande questione democratica possano esserci divisioni o tentennamenti nel Pd - tuona - Se il Pdl in un passaggio crucialissimo sceglie la strada dell'avventura, si carica di una enorme responsabilità politica e storica davanti al Paese". Insomma, una dichiarazione di sostegno a Letta.
Il Pd, intanto, deve resistere anche agli attacchi del M5S. I 'grillini' accusano i democrats di "stare al governo con un condannato" e provano a dividerli. Il movimento, comunque, si dice pronto a collaborare per riformare la legge elettorale ma smentisce l'ipotesi di un governo di coalizione con i democrats. "Lo abbiamo detto più volte: il Pd è il Pdl e con il Pd mai", sintetizza il capogruppo alla Camera, Riccardo Nuti.