Niveo e Gianfranco Batzella ed Efisio Mereu, secondo quanto accertato dagli investigatori dell'Arma del comando provinciale di Cagliari, stavano progettando il sequestro di Alessandro Podda, figlio di Ferruccio, fondatore di una delle più grandi aziende del settore caseario. Era intenzione die tre arrestati di chiedere per la liberazione dell'ostaggio, 5 milioni di euro. Quindi, secondo l'intento dei mancati rapitori, un sequestro lampo e tutto i sarebbe dovuto concludere in poche ore.
Il periodo stabilito sarebbe stato attorno al 20 febbraio, durante la visita a Cagliari del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che avrebbe impegnato le forze dell'ordine. E se la famiglia non avesse pagato il riscatto per l'ostaggio? «Vuole ucciso, che cazzo ci fai?" Questa sarebbe stato il terribile epilogo – secondo una intercettazione - se la famiglia non avesse accondisceso alle richieste dei malfattori.
Ora i tre, Niveo Batzella, 57 anni di Assemini (in carcere a Sassari), Gianfranco Batzella di 40 (detenuto a Iglesias) ed Efisio Mereu, 49enne di Sestu dipendente del caseificio Podda, sono accusati di aver progettato il sequestro di Podda, mai compiuto per l'intensificazione dei controlli da parte delle forze dell'ordine sulla vittima. Stamattina i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Cagliari hanno eseguito le tre ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip Giorgio Altieri.
Il piano della banda, secondo le accuse contenute nelle 24 pagine di ordinanza e illustrate stamane durante una conferenza stampa dal Comandante provinciale cc di Via Nuoro, è scattato all'inizio del 2011 andando avanti fino al febbraio del 2012. In questo periodo gli investigatori scoprono con una intercettazione il progetto del sequestro di persona. Dai dettagli si è inteso che il piano era già in fase molto avanzata. Il 17 febbraio 2012, infatti, Gianfranco Batzella e Mereu parlano apertamente nell'auto del primo. Discutono del programma del furto del furgone da usare per un sequestro per poi spostarsi davanti all'abitazione di Podda. Qui parlano di telecamere, di percorsi, dell'orario del passaggio dell'autobus, delle abitudini della persona, di come bloccare la sbarra d'ingresso al garage e delle "ampie capacità economiche dell'ostaggio e della sua famiglia".
Il blitz avrebbe visto la partecipazione dei due Batzella e di un complice (non identificato). Mereu si sarebbe dovuto occupare di contattare la famiglia Podda (fingendo di essere sotto minaccia) per gestire il pagamento del riscatto. A febbraio del 2012, durante un sopralluogo per cercare di seguire i movimenti della vittima, la banda non vede uscire di casa Sandro Podda al solito orario. Qualche giorno dopo si scopre che l'imprenditore è scortato da Polizia e Carabinieri. È la fine del piano.
I tre non sapevano però di essere seguiti passo, passo, dai carabinieri del Nucleo investigativo. Le successive confessioni di Mereu e di Gianfranco Batzella (aveva parzialmente ammesso di aver progettato un sequestro di persona, prima con obiettivo la moglie di Alessandro Podda e successivamente l'imprenditore) hanno permesso di raccogliere gli ultimi elementi per la richiesta della custodia cautelare in carcere.