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Feroce polemica tra il Pd ed il corpo estraneo del partito Renzi: per candidarmi non devo avere il premesso di D’Alema

Da una parte Pierluigi Bersani, Beppe Fioroni, Massimo D'Alema, Gianni Cuperlo, Dario Franceschini e altri tre ministri, Franco Marini, Roberto Speranza, Luigi Zanda e una pattuglia di lettiani guidata da Marco Meloni e Alessia Mosca. Dall'altra Matteo Renzi. E' questo il segno lasciato dalla presentazione di 'Fare il Pd', il documento messo a punto dai bersaniani in vista del congresso.

e' alleanza ne contro Matteo Renzi. I bersaniani che oggi hanno organizzato il dibattito alla sede del Pd hanno tenuto ad assicurarlo a più riprese. Ma il sindaco di Firenze è stato il convitato di pietra dell'incontro di 'Fare il Pd'

Lui non c'era e non c'era nessuno dei suoi. E la circostanza non è passata inosservata. "Credo che Renzi giochi un po' a fare la vittima. Secondo me sbaglia, dovrebbe essere qui", ha attaccato Massimo D'Alema. Ma il sindaco non ha incassato senza replicare. "Per D'Alema ho grande rispetto e stima, ma se uno si candida o non si candida non e' che chiede il permesso a D'Alema", ha scandito in un'intervista al Tg5. Guglielmo Epifani deve fissare la data del congresso, non si può rinviare "tutto". Lo ha detto Matteo Renzi al Tg5: "Ci diano una data, fissino una data. Questo è un momento nel quale l'Italia ha rinviato l'Imu, l'Iva, gli F35, persino la Santanché. Va bene... dopodiché non è che possiamo continuare a rinviare, 'nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si rinvia'. Il Pd è l'unica speranza che c'è, Grillo abbiamo visto che fine ha fatto, Berlusconi è in tutt'altre faccende affaccendato, o il Pd cambia l'Italia o rimaniamo come siamo". Renzi continua a non sbilanciarsi sulla candidatura.

"Vedro' le regole e decidero'", ha ribadito più volte. Ma certo, sostengono i suoi, "non è che glielo ha ordinato il dottore di scendere in campo...". In attesa del grande passo, il partito si organizza. Il tentativo di portare il dibattito di 'Fare il Pd' sui contenuti è scivolato continuamente e inesorabilmente sull'ex rottamatore. "Pensare che tante persone così autorevoli passino un intero pomeriggio a discutere delle mosse di Renzi, beh, mi dispiace per loro, mi sento spaesato", ha ironizzato l'interessato.

La sala al terzo piano del Nazareno era affollatissima. Quattro ministri: Dario Franceschini, Andrea Orlando, Flavio Zanonato e Maria Chiara Carrozza. Oltre a diversi sottosegretari e ai leader dei diverse anime, da Massimo D'Alema a Beppe Fioroni. Ma c'era anche il lettiano Marco Meloni. E il segretario Guglielmo Epifani, mentre non si e' fatto vedere Fabrizio Barca. Quel 'Fare il Pd', che e' anche il titolo del documento di Alfredo D'Attorre, Maurizio Martina e Stefano Fassina ha lasciato pero' molti interdetti.

Bersani ha messo in guardia dal rischio che la lotta di potere non sia compresa dalla base che ancora fatica a digerire la grande coalizione. E ha cercato di spostare l'asse: "Se continuiamo a fare dei congressi per cercare dei candidati quando e' che troviamo il partito?". "Non possiamo farci compatire, stare troppo al di sotto della realtà che il paese vive", ha avvertito l'ex segretario, "a prescindere dai chiacchiericci dobbiamo sbucare e dimostrare che stiamo parlando di problemi seri".

"I candidati vanno tutti bene, ma i leader sono pro tempore, espressione di una formazione politica permanente", ha insistito, "o pensiamo a un partito protesi, un partito salmeria, un partito bad company?". Ed e' in qualche modo anche la preoccupazione di Dario Franceschini. "Capiamoci se siamo d'accordo su una gerarchia: prima c'e' il Paese, poi il partito poi le persone", ha detto il ministro.