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“Il blocco dei porti mette a rischio l’attività dei produttori dell’ortofrutta: danni stimati dai 50 ai 100 mila euro giornalieri ad azienda”.

Il blocco dei porti della Sardegna rischia di generare ingenti danni per i produttori dell’ortofrutta che non possono consegnare e vendere le merci.
Se la protesta contro il caro traghetti messa in campo dagli autotrasportatori dovesse durare quattro giorni, come è stato annunciato, provocherebbe danni economici rilevanti che si calcola ammonterebbero dai 50 ai 100 mila euro giornaliera per azienda.

La denuncia arriva da Paolo Mele coordinatore di Copos, che riunisce undici organizzazioni di produttori dell’ortofrutta.

“ Siamo d’accordo sulla battaglia contro i rincari dei traghetti che insieme alla mancata continuità territoriale da sempre costituiscono un aggravio per gli imprenditori sardi con costi aggiuntivi esorbitanti sul trasporto delle merci fuori dall’isola, ma questa modalità di protesta, - sottolinea Mele - unilaterale e non condivisa con tutti gli attori delle merci deperibili, ostacola la nostra attività che così viene doppiamente penalizzata.
Non è possibile raggiungere le piattaforme di distribuzione - conclude Mele - quindi non potendo effettuare le consegne rischiamo di perdere le commesse e di dover pagare delle penali per la mancata vendita. Oltre la beffa il danno, le merci si deteriorano”.

Sulla stessa posizione anche il presidente di Copagri Ignazio Cirronis “l'agitazione promossa da Unidos di Mauro Pili sta danneggiando pesantemente i produttori ortofrutticoli sardi, mi domando come sia possibile pensare ad azioni di lotta che dovrebbero tutelare i produttori sardi che esportano se poi li si danneggia nel quotidiano impedendo alle merci deperibili di varcare il Tirreno”. Cirronis precisa “sono centinaia di migliaia di euro di prodotti ortofrutticoli che in questa settimana rischiano di andare in fumo” e rivolge “un appello a chi sta portando avanti proteste più che legittime purché siano attenti alle esigenze dei produttori sardi che non possono permettersi una tale perdita di produzione in una situazione già gravemente minacciata dalla crisi economica più generale”. Com