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Napolitano: “18 mesi per le riforme”

Un "governo eccezionale", che deve non solo combattere la crisi ma finalmente approvare le riforme istituzionali; certamente un esecutivo che non ha una scadenza come uno yoghurt ma che, proprio per la sua straordinarietà, è "senza dubbio a termine". Per questo i 18 mesi per chiudere le riforme, indicati ieri dal premier Letta, sono un tempo "appropriato". Ma sono anche il limite massimo. Ecco il presidente 'vigilante' che anche oggi torna a chiedere "operosa laboriosita"' alle forze politiche e al Parlamento per passare alla terza repubblica attraverso significative modifiche costituzionali.

Silenzio assoluto sul tema caldo del presidenzialismo, sul quale il presidente assolutamente non interviene toccando i poteri dell'istituzione che sta ora guidando. Per trovare qualche indicazione sulle idee di Napolitano bisogna andare indietro nel passato, ad un anno fa quando il tema non era così caldo. E da quelle parole si intuisce perche' il presidente si sia cucito la bocca. Era il 30 maggio del 2012 e Napolitano parlava cosi' di riforme costituzionali al consiglio comunale di Pordenone: "si può benissimo discutere anche di come ripensare la figura del Presidente della Repubblica.

Io voglio solo dire che in questi sei anni ho rafforzato la mia convinzione che i nostri costituenti nel 1946-47, in quello straordinario sforzo di equilibrio, di unità, di sintesi e di lungimiranza, diedero una soluzione al problema del Capo dello Stato profondamente motivata : avere al vertice dello Stato una figura neutra, politicamente imparziale, che restasse estranea al conflitto tra le forze politiche e tra le correnti ideologiche. Avere, cioŠ, un Capo dello Stato che svolgesse funzioni di moderazione e garanzia in un atteggiamento di costante e assoluta imparzialità. Credo sia stata una scelta molto importante. La si vuole ridiscutere? Io - disse coerentemente gia' allora il capo dello Stato - sono soltanto spettatore di fronte ad una discussione che si apra anche su questo tema".

Dai giardini del Quirinale, visitati oggi da un mare di gente che lo ha a lungo applaudito, Giorgio Napolitano continua così ad usare il bastone e la carota verso le forze politiche, passando dall'ottimismo alla preoccupazione. Nel giorno della festa della repubblica, celebrata in maniera decisamente sobria, il capo dello Stato da un lato assicura di vedere un Paese "determinato a superare la crisì", dall'altro mantiene i piedi per terra sulla reale capacita' delle forze politiche di trovare un accordo sulle riforme. Sulla loro capacita' di ammainare finalmente "le proprie bandiere o i propri modelli".

Naturalmente rimane in piedi in tutta la sua complessità il nodo della legge elettorale, la cui modifica Giorgio Napolitano non si stanca di chiedere ai partiti, memore dei guasti nefasti del Porcellum e conscio che il governo di larghe intese avanza sempre sull'orlo di un precipizio al cui fondo ci sono elezioni anticipate. Con i giornalisti il presidente mette subito in chiaro due punti importanti: primo, la parola è ora al Parlamento con il 'Comitato dei quarantà che è l'istituzione deputata "ad entrare nel merito", la quale si puo' appoggiare anche sul lavoro gia' fatto dai 'saggi' chiamati dal Quirinale.

Li si lavora; all'esterno ognuno puo' dire quello che vuole in tema di riforme. Secondo, "non sta scritto da nessuna parte che si debba tornare al proporzionale puro". La prima repubblica è passata e Napolitano quasi si diverte a ricordare che di "adeguamento della Carta costituzionale" si parla - e autorevolmente - da decenni: "andatevi a vedere - suggerisce ai cronisti - le cose drastiche che chiese Scalfaro, uno dei costituenti, nel 1992 e cioè che una revisione della costituzione "nell'articolazione dei poteri era indispensabile".

"Questo era il mandato, poi - ha aggiunto - le risposte le dara' il Parlamento". Infine tornando al presidenzialismo Napolitano conferma il silenzio assoluto: "non dirò nulla sul contenuto delle riforme istituzionali" e su questo tema, sia oggi che nel futuro, "resterò assolutamente neutrale", ha assicurato il presidente. E anche a chi cerca di 'stanarlo' sul tema, usando le parole del segretario del Pdl che batte il ferro sul presidenzialismo, replica sorridendo: "Ognuno ha le sue convinzioni".