Giornata di guerra urbana e di caos a Istanbul: decine di migliaia di persone sono scese in piazza contro il premier Recep Tayyip Erdogan, denunciandone la politica autoritaria e il progetto di 're-islamizzazione' del paese. Gli scontri con la polizia sono stati durissimi. Mille i feriti, almeno quattro hanno perso la vista, 939 gli arresti. Lo ha reso noto il ministro dell'Interno.
C'è chi annuncia una "primavera turca", chi una "estate calda", chi una rinascita degli indignados. Quella che lunedi' era la protesta di centinaia di giovani contro la distruzione di uno degli ultimi spazi verdi del cuore di Istanbul è ora una rivolta di massa della Turchia laica contro il 'sultano' Erdogan. La repressione della polizia è stata durissima. Secondo una associazione medica almeno quattro persone hanno perso la vista. Non è chiaro se in forma definitiva. Alcuni sono stati colpiti da candelotti lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo.
La giornata di guerra urbana è iniziata all'alba: i reparti anti-sommossa hanno preso d'assalto con manganelli, lacrimogeni, cannoni ad acqua, spray urticanti, i giovani che presidiavano il Gezi Park di piazza Taksim, cuore della Istanbul europea, per impedire alle ruspe di sradicare i 600 alberi del parco e fare spazio a un mega-centro commerciale. Gli scontri sono andati avanti fino al pomeriggio, dilagando nelle strade vicine. Fra i feriti anche un deputato curdo colpito da un candelotto lacrimogeno sparato a livello d'uomo e tre cronisti. Ci sono state scene di guerriglia anche nella famosa Istiklal Caddesi, strada icona della Istanbul 'veneziana' fra Taksim e Galata, e scontri perfino sulla riva del Bosforo, a Besiktas.
I manifestanti gridavano cori anti-Erdogan, "fermiamo il fascismo!", "governo dimissioni!". Secondo alcuni testimoni lacrimogeni sono piovuti anche dagli elicotteri. Una nuvola grigia e' rimasta per ore sopra Istanbul. Migliaia di attivisti del principale partito di opposizione, il Chp, che dovevano manifestare sulla riva asiatica contro l'ultimo giro di vite contro l'alcol imposto dal governo e la 're-islamizzazione' del paese, hanno passato il ponte sul Bosforo per raggiungere Taksim, posta sotto assedio dalla polizia.
Un nuovo scontro, durissimo, sembrava imminente. Poco prima Erdogan aveva sfidato la protesta: "non cederemo!" aveva tuonato. Migliaia di manifestanti si erano autoconvocati anche a Ankara e Smirne. Nella capitale ci sono stati altri duri scontri con la polizia. A Istanbul il consolato generale d'Italia ha avvertito i connazionali: "restate in albergo!". Ma e' intervenuto il capo dello stato Abdullah Gul. Ha chiesto "moderazione", denunciato un livello di scontro "inquietante", telefonato a Erdogan. Non si sa che cosa si siano detti.
Ma poco dopo la polizia si è ritirata da Taksim e il premier ha fatto marcia indietro nella linea fino ad allora muscolare verso i manifestanti. Ha ammesso "eccessi" e "errori" della polizia. Ieri Amnesty International aveva denunciato l'uso eccessivo della forza da parte delle forze dell'ordine, preoccupazione e' venuta da Ue e Usa. Dopo il ritiro della polizia, Taksim e' stata invasa da decine di migliaia di manifestanti in festa per la 'vittoria' sul premier. Alle finestre delle case attorno sono fioriti i ritratti di Ataturk in appoggio alla protesta laica.
I camerieri dei ristoranti hanno offerto spicchi di limone ai manifestanti contro gli effetti dei lacrimogeni. Molti artisti e intellettuali si sono schierati con la protesta, denunciando il sistema autoritario di potere del "sultano" Erdogan. Il capo dell' opposizione Kemal Kilcdaroglu lo ha accusato di comportarsi come un dittatore: "si dimetta" ha tuonato. Il 2014, l'anno di tutte le elezioni in Turchia - locali, presidenziali e politiche - e' alle porte.