Mercoledì 29 maggio 2013, una rappresentanza dell'Unione dei Comuni dell'Anglona e Bassa Valle guidata dal presidente Gianfranco Satta (sindaco di Tergu) ha preso parte ad una riunione organizzata a Sassari e Palazzo di Provincia con l'assessore al Patrimonio Gaetano Ledda e il dirigente competente in materia a rappresentare l'Istituzione provinciale. Il tema dell'incontro è lo sfruttamento del geotermico, importante risorsa da preservare da possibili interferenze esterne e incanalare nel solco del puro e produttivo benessere del territorio
Un territorio quello dell'Anglona e della Bassa Valle del Coghinas, ricco di risorse come l'acqua calda, elemento che fa gola a molti e che rappresenterebbe un ulteriore e prezioso punto di partenza per l'economia del territorio. Acqua calda che non manca nel sottosuolo, da utilizzare per produrre energia, riscaldare, per lo sviluppo del turismo, dell'agricoltura o ancora per la creazioni di allevamenti (pesci e gamberi). Risorsa che va gestita in primis dai soggetti responsabili che vivono e conoscono il territorio in modo che da ottenere una positiva ricaduta sul territorio stesso.
«Un decreto legislativo del 22 febbraio 2010 assegna alla Regione Sardegna il ruolo di Ente deputato alla concessione di autorizzazioni legate allo sfruttamento delle risorse del settore geotermico e geominerario. Una concessione a riguardo è andata ad una multinazionale svizzera che, proprio in riferimento al territorio dell'Anglona e Bassa Valle del Coghinas ha presentato due progetti, il progetto Martis e il progetto Sedini. Come Unione dei Comuni ci siamo attivati per presentare immediatamente una valida proposta alternativa e nel febbraio 2011, grazie al prezioso e competente aiuto del professor Oggiano, geologo dell'Università di Sassari, abbiamo elaborato un progetto ad hoc da presentare in Regione – ha dichiarato il presidente dell'Unione dei Comuni Gianfranco Satta -. L'iter del procedimento ci ha portato sino al novembre 2012, quando l'Istituzione regionale ha riscontrato l'assenza delle capacità tecniche utili ed ha archiviato la pratica. Per tre anni siamo però riusciti a stoppare la procedura, martedì scorso eravamo a Cagliari per parlare con dirigenti e funzionari competenti in materia consci del fatto che se l'iter si dovesse concludere con la concessione alla multinazionale svizzera del permesso di ricerca e successivo sfruttamento mineraria, sul nostro territorio ci sarà una reazione forte».
L'incontro in Regione, presso l'Assessorato all'Industria, ha aperto una via alla possibile soluzione del problema: la Provincia di Sassari ha una concessione di 472 ettari sul territorio in questione (72 sono invece di un privato), e proprio un allargamento della concessione all'Istituzione provinciale, con successivo accordo fra l'Ente e l'Unione dei Comuni, potrebbe rappresentare un'ancora di salvezza. Unità di intenti, condivisione delle spese (peraltro ristrette in fase di permesso di ricerca) ed una sinergica collaborazione fra Provincia di Sassari e unione dei Comuni, sancita dalle parole dell'assessore Gaetano Ledda e del presidente Gianfranco Satta, potrebbero evitare una nuova fuga di risorse. Soluzione peraltro prospettata anche in ambito regionale. Com