Conferma piena degli impegni sul deficit pubblico assunti a livello europeo e una richiesta precisa: "All'interno di quegli impegni occorrono scelte perché l'Italia abbia più spazi per la crescita". Questa la linea che il premier Enrico Letta ha esposto nei primi contatti diretti con i leader europei (prima con Angela Merkel, poi ieri con Francois Hollande, il premier belga Elio Di Rupo e il presidente Ue Herman Van Rompuy).
Stamattina alle 7.30 durante l'incontro con il numero uno della Commissione José Barroso, non siano stati discussi, pare, i modi in cui il governo intende finanziare le misure fiscali annunciate in Parlamento, a partire dallo stop della rata Imu.
Il quadro dell'azione italiana che si sta definendo non prevede la richiesta di 'sforamento' del 3% del deficit/pil. L'obiettivo di mantenere il deficit/pil sotto il 3% quest'anno (per l'esattezza al 2,9%) e l'anno prossimo non viene messo in discussione dal momento che è la condizione necessaria per uscire dalla procedura per deficit possibile perché il disavanzo nel 2012 è arrivato al 3%. Solo se nei due anni successivi, cioè nel 2013 e nel 2014, il deficit è previsto sotto la soglia del 3%, è possibile chiudere la procedura.
La Commissione ha anticipato una posizione di principio positiva e la manovra sui pagamenti ritardati alle imprese è stata costruita dal governo Monti in modo da assicurare che il deficit/pil quest'anno non si schiodi dal 2,9%. Questo quadro non dovrebbe dunque cambiare. Letta punta ai margini di manovra che possono derivare dalla tolleranza di spese di investimento a favore della crescita e per migliorare la competitività. Si dovrebbero applicare, quindi, i criteri di flessibilità previsti dalla regole del patto di stabilità, e ciò è possibile proprio perché il deficit non sfora il 3%.
Il premier ha indicato che le modalità di reperimento dei fondi verranno affrontate con Barroso in un incontro successivo (è materia di cui dovranno discutere uno di fronte all'altro il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni e il commissario agli affari economici Olli Rehn), prima fra tutte l'intervento sull'Imu. La linea di Bruxelles è nota: gli impegni dell'Italia vanno rispettati e la flessibilità sulla valutazione contabile della spesa per investimenti può essere praticata solo se l'Italia esce dalla procedura. Se viene alleggerita l'Imu, le entrate mancanti vanno trovate da altre parti. Che alla Commissione seguano preoccupati la discussione in corso nella 'coalizione' di governo italiana è un fatto. Per questo a Parigi Letta ieri ha dichiarato che le polemiche di queste ultime ore (cioè il 'pressing' del Pdl che invoca cancellazione e restituzione dell'imposta sulla prima casa) "non hanno corrispondenza con la realtà".
Il premier conferma in sostanza quanto indicato al Parlamento: subito la sospensione della rata Imu di giugno, avvio discussione per ridefinire le modalità del superamento della tassa.