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La parola al Csm. E Berlusconi apre la partita per il Quirinale

Il blitz del Pdl al tribunale di Milano sarà al centro della discussione nel plenum di oggi del Csm. Atteso l'intervento del vice presidente Michele Vietti, ieri convocato al Quirinale dal presidente Napolitano con gli altri componenti del Comitato di presidenza di Palazzo dei marescialli. Non si sa ancora se dopo le parole di Vietti, che prenderanno spunto dalla dichiarazione di Napolitano, ci sarà un dibattito.

Il presidente della Repubblica sarebbe stato tentato di cancellare l'incontro di ieri con Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gaparri. Poi la scelta del dialogo, con il Pdl e con il Csm. Il tutto per scongiurare il pericolo Aventino da parte del centrodestra e cercare di mantenere aperta ogni possibilità per la formazione del governo, perché il momento è critico per il Paese. Questa la ricostruzione di quanto accaduto ieri al Quirinale per Antonella Rampino sulla Stampa: "Non è prassi, che il Csm salga al Colle. A memoria d'uomo, non è mai accaduto che l'ufficio di presidenza del massimo organo di autogoverno della magistratura tenesse una riunione al Quirinale.

Un retroscena di La Repubblica dipinge un Silvio Berlusconi soddisfatto delle parole spese ieri da Giorgio Napolitano dopo il blitz dei parlamentari Pdl al Tribunale di Milano. Se il Cavaliere rinuncia all'Aventino, pure invita alla prudenza perché dice di non fidarsi "di quei pm". Intanto starebbe crescendo la tensione fra le toghe. "Se non fosse suonata, in queste ore già così pesanti, come un'eccessiva drammatizzazione Napolitano sarebbe anche andato di persona a presiedere una seduta del Csm. Per lanciare da li' l'unico segnale che più gli sta a cuore", quello della necessità di stemperare le tensioni.

Sempre su Repubblica, Francesco Bei racconta cosa potrebbe accadere nel caso in cui l'incarico esplorativo al segretario Pd Pier Luigi Bersani non dovesse avere esito positivo: Giorgio Napolitano potrebbe chiamare in causa il presidente del Senato - Pd, forse Anna Finocchiaro - che lascerebbe lo scranno di Palazzo Madama a Mario Monti. Insomma, "c'è di nuovo l'ombra di un governo del Presidente a oscurare il pallido tentativo di Bersani di formare una maggioranza con i Cinquestelle"

Un retroscena di Fabio Martini sulla Stampa rivela come l'interesse del M5S per la presidenza della Camera risponda al desiderio di Beppe Grillo di "rendere Montecitorio accogliente nei confronti di tutte le iniziative legali di democrazia diretta".

Il confronto sulle cariche istituzionali obbliga il Pd a scegliere: se dice sì a Grillo, dovrà rinunciare alla presidenza della Camera Dario Franceschini. Ieri, il vertice di 'Scelta civica' di Monti, oltre all'assetto di comando (Andrea Riccardi vicepresidente vicario, Carlo Calenda e Ilaria Capua vicepresidente, Andrea Olivero coordinatore politico) ha deciso la linea sulle scadenze istituzionali, una linea che delude alcune aspettative che erano state fatte in casa Pd: no ad un accordo esclusivo con i Democratici (che avrebbe favorito una presidenza del Senato per Mario Mauro), ma invece proposta di allargare il gioco al Pdl. Sulle presidenze delle Camere, sul Quirinale, sul governo".

Proprio quello che Bersani non vuole, o dice di non volere.