Lezione di Europa da un europeista convinto, nel cuore del Vecchio Continente. All'università Humboldt, a Berlino, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda "l'indimenticato cancelliere e premio Nobel per la pace" Willy Brandt e parla dell'unità politica dell'Europa: "La crisi finanziaria scoppiata nel 2008 ha profondamente scosso la costruzione europea, ne ha mutato il corso e l'ha spinta in direzioni impreviste".
"Non c'è da meravigliarsi se sia riaperto il discorso sull'unione politica, come sbocco cui non può non tendere il processo di integrazione avviato nel 1950. Se la politica è l'agire nella società di moltitudini di uomini e donne secondo regole di solidarietà, se è costituire istituzioni e governarle, se è coltivare relazioni tra popoli e stati, come si può non vedere che la costruzione europea è stata e rimane un processo politico che esige guida e leadership politica?". E' questo un argomento che "più che mai si presenta all'ordine del giorno".
Napolitano, dopo aver ricordato la visione profetica dei padri dell'Europa unita, da Monnet a Adenauer a De Gasperi, ha denunciato le responsabilità dell' "inaridimento di leadership che ha portato al disincanto delle giovani generazioni verso l'Europa".
Nessuna bocciatura esplicita degli attuali capi di stato e di governo europei, ma la "questione su cui interrogarci è quella delle motivazioni per stare insieme. Quanto hanno prevalso motivazioni nazionali ristrette? Quanto si è perso l'orizzonte più ampio dell'Europa?".
Anche Obama, ha detto ancora Napolitano attende da noi "la forza di una comune linea politica e capacità d'azione, di una leadership politica che operi attraverso istituzioni efficienti e con una solida base democratica".
E' vero, l'Ue negli ultimi anni si mossa nella direzione giusta con una maggiore integrazione dopo l'adozione dell'euro, ma restano "i limiti evidenti sull'esistenza di una comune e coerente volontà politica".
Eppure, ribadisce convinto Napolitano, la scelta europeista è stata salvifica per l'Europa, lo dimostra la storia. La crisi economica ha invece spinto molti politici a imputare all'Europa le responsabilità di condizioni di vita più dure, del lavoro che non c'è, dei vincoli derivanti dagli impegni comuni di bilancio. Una scelta irresponsabile, nel pensiero di Napolitano, rispetto alla quale è opportuno che i "leader ritrovino l'orgoglio della scelta europeista come unica e sola risposta valida alle nuove sfide globali. Il nostro motto specialmente in tempi di crisi deve essere: vogliamo più Europa".
"Non si può non lanciare l'allarme per il configurarsi in Europa di una grave questione sociale: le nostre economie anche in un sentiero di crescita sembrano generare meno occupazione, scarsa occupazione, cattiva occupazione", ha detto Napolitano.
Da qui l'esigenza "di ristabilire nel rapporto con i cittadini e l'opinione pubblica l'immagine e la consapevolezza del progetto di unificazione e costruzione europea", non solo dell'Europa del mercato unico e della moneta unica ma di un' "Europa di pace, di democrazia, del diritto comunitario, della Carta dei Diritti fondamentali, della sicurezza e della giustizia". "Abbiamo concepito un'Europa che unisce non solo gli Stati ma gli uomini", ha detto ancora Napolitano citando Jean Monnet. La legittimazione democratica del consenso è ineludibile, ha sottolineato scandendo le parole Napolitano, sono rimasti "vuoti di cui si nutrono" le posizioni anti europeiste di forze politiche in ascesa in più Paesi.
L'Ue "non si legittima per quello che produce", "è una tesi inaccettabile anche se ha goduto a lungo di alti livelli di approvazione". "Abbiamo bisogno - ha concluso Napolitano - dell'europeizzazione dei partiti, della dialettica che superi gli asfittici ambiti nazionali e si faccia europea, dell'ampliamento dei poteri del Parlamento europeo. Si fa pressante il tema della rivisitazione dell'architettura dell'Ue, un tema che fa tutt'uno con il tema dell'unione politica".
"Angela Merkel ha detto: 'La mia visione è l'unione politica'. E' una affermazione importante - ha detto Napolitano - perché presuppone il trasferimento di poteri alla Commissione Ue. Con quali passi intermedi si intende cominciare e quando? Come raccogliere da qui alle elezioni europee del 2014 il consenso necessario su una Nuova Legge Fondamentale dell'Unione? Bisogna avviare subito una riflessione comune, non considerarla un lusso per tempi migliori, perché ne abbiamo assoluto bisogno".