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Grillo sparlante sempre sul tanto peggio: no alla fiducia a Bersani ma la maggioranza dei cittadini grillini si ribellano ed insorgono contro il loro ‘guru’.

Beppe Grillo torna a fare Beppe Grillo e non rispetta assolutamente, come un novello dittatore senza idee ma solo come unico scopo di diventare il monarco assoluto delle sorti della nazione e degli italiani, che in maggioranza hanno scelto il centro sinistra e da questo, se lui è un vero democratico come sostiene sempre (anche se predica bene ma razzola e ruzzola malissimo), deve rispettare il voler della maggioranza che in democrazie è quella che comanda e da la linea al governo, deve scendere dal suo piedistallo e chiedere alla base, (la sua democrazia dice che viene dal basso) cosa pensano di appoggiare un governo basato sulla leggi urgenti e necessarie, come il conflitto d’interessi per far sparire i tanti belurscones, i malfattori che sono dentro questo coalizione, la legge anticorruzione che deve essere basata sulla limpidità della vita e non deve avere ne inchieste a suo carico, ne processi o altre cose che lo impediscano, la riforma delle concessioni pubbliche delle Tv che faccia immediatamente andare sul satellite rete 4 che per le multe della comunità europea l’Italia continua a pagare conti salati per aver disatteso le leggi europee su questo settore e i vari milioni che risparmiamo vadano alle famiglie che vivono di stenti, la riduzione dei parlamentari dei costi della politica (è impensabile che un uscere della Camera dei Deputati possa guadagnare anche più un parlamentare e riportare d’imperio i loro stipendi ad un qualsiasi impiegato dello stato, l’abolizione delle inutili province e come il movimento 5stelle propone l’accorpamento dei piccoli comuni e tante altre cose, (che si possono fare subito per decreto senza aspettare vari mesi e, quindi, tramite i dl che portino segnali effettivamente visibili per dire al popolo italiano che questa volta si cambia, smacchiando per davvero i gattopardismi che fino ad ora è stata la legge che appunto prevede cambiare tutto e non cambiare nulla) ed, infine, imporre un tetto assoluto sia per le pensioni dei manager di stato compreso il loro stipendi, come prevede la proposta di Grillo, che dovrebbe riconoscere nel massimo stipendiabile, 12 volte superiore alla remunerazione di un impiegato e passare anche prima di questi al tetto degli stipendi dei parlamentari. Infine la vergognosa legge sul finanziamento dei partiti che il referendum aveva spazzato via ma i soliti noti se la sono reintrodotto in altre forme e i vitalizzi dei parlamentari che anche loro devono sottostare alla nuova legge sulle pensioni. In sintesi rendere tutti uguali i cittadini di fronte alle leggi dello Stato.

Ieri però Grillo, che si erge a capo popolo senza nessuna mandato elettorale ma come si è sempre lui definito, solo portavoce, è tornato ad essere quel leader pazzoide che inveisce contro tutti e tutti e dice, sono che peggio di lui. Grillo, è proprio sicuro di essere migliore degli altri? Tutti hanno fatto degli sbagli e tutti hanno delle colpe compreso il lindo portavoce del movimento che non ha vinto le elezioni ma ne condiziona ora la democrazia assieme al Berlusca di turno. Quindi, il ricco genovese con grande volgarità e offese gratuite verso Bersani del quale ha ricordato le offese che le ha indirizzato dimenticando però che quelle parole, in campagna elettorale erano la risposta alle vere offese che Grillo indirizzata ad un galantuomo che nulla ha avuto a che spartire con il malfattori della politica, rispendendo, appunto con volgarità, al mittente, la mano tesa di Pier Luigi Bersani, chiarendo che il suo Movimento non darà mai la fiducia ad un governo a guida Pd. Ma la base rumoreggia e così il leader genovese, sempre via web, addolcisce un po' i toni, ribadendo la sua disponibilità a votare alcuni provvedimenti. Intanto Giorgio Napolitano, a Berlino, annulla l'incontro con il candidato premier della Spd Peer Steinbruck, 'reo' di aver bollato come "clown" sia Berlusconi che Grillo.

Della situazione interna il presidente della Repubblica non parla, ma il messaggio filtrato dal Colle, si ragiona in ambienti parlamentari, è chiaro: per il Quirinale si tratta di un puzzle complicatissimo che deve essere sistemato un tassello alla volta ma in tempi molto rapidi perché non si può pensare di arrivare alle consultazioni senza un'idea chiara sul governo. Il Colle, dunque, lancia il suo monito ai partiti: si deve fare in fretta. A dettare la giornata però è il duello a distanza Bersani-Gillo. Il leader di M5S abbandona i toni moderati di ieri e nel rigettare l'offerta del Pd attacca a testa bassa, al limite dell'insulto, il segretario democratico.

"Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd. Voter… in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle", premette il blogger genovese. Che non si limita a respingere l'offerta del segretario, ma si diverte a chiudergli la porta in faccia: sul post del suo blog, dal significativo titolo "Bersani, morto che parla", lo definisce uno "smacchiatore fallito", uno che ha "l'arroganza" di chiedere il sostegno del movimento, ma è soltanto uno "stalker politico" che da giorni "importuna" il M5S con "proposte indecenti invece di dimettersi".

La replica di Bersani non si fa attendere: "Quel che Grillo ha da dirmi, insulti compresi, lo voglio sentire in Parlamento. E li ciascuno si assumerà le proprie responsabilità”, contrattacca il segretario, con il chiaro intento di mostrare agli elettori di M5S il vero volto dell'ex comico, dimostrando loro che sa dire solo 'no'. Una linea concordata a pranzo con Vendola: "Niente governissimo, e spero che non sia questo l'auspicio di Grillo", scandisce il leader di Sel. La tattica riesce, almeno in parte.

Sul blog di Grillo monta la protesta di quanti criticano lo schiaffo del leader. E il blogger sembra cambiare tono, confermando su Twitter la disponibilità a votare alcuni provvedimenti. Ma la strada per Bersani resta in salita, stretto fra chi nel partito contesta la sua linea e la volontà di non voler passare la mano. Ipotesi tutt'altro che remota. Significativo in questo senso il silenzio di Matteo Renzi, che resta cautamente defilato. Il fattore tempo, inoltre, rema contro i propositi del segretario. Sul fronte Borsa e spread si registra una giornata di tregua, ma in molti temono la paralisi.
"Siamo in emergenza finanziaria", avverte Francesco Boccia (Pd), chiedendo di anticipare la convocazione delle Camere per dare al più presto quanto un governo al Paese. Preoccupazione condivisa in molte cancellerie europee: a farsene portavoce è Wolfgang Schaeuble, influente ministro delle finanze tedesco, che lancia l'allarme: dall'Italia può partire una nuova tempesta sui mercati. Persino Silvio Berlusconi, che in campagna elettorale ha più volte minimizzato il ruolo dello spread, avverte: "Nessuna forza politica responsabile può ignorare il valore della governabilità”.

I tempi della formazione del governo, aggiunge vestendo i panni dello statista e rilanciando le larghe intese, "sono troppo lunghi" e vanno "riformati" perché "se non verrà proposto un messaggio di stabilità rischiamo di pagare un prezzo troppo alto". Mario Monti, per una volta, condivide: il professore al momento pare tagliato fuori dai giochi politici, ma sa che presto sarà chiamato ad esprimersi. Il premier uscente fa sua l'urgenza di dare al Paese un governo, ma non a qualsiasi costo: serve un Esecutivo con programma credibile all'estero e sui mercati, avvertono i suoi consiglieri.