Il Monte dei Paschi "era così a corto di liquidità a fine 2011 da negoziare e ottenere un covert loan (prestito, ndr.) dalla Banca d'Italia, anche se in pubblico i dirigenti descrivevano come solida la posizione finanziaria dell'Istituto". Lo rivelano fonti di Bankitalia raggiunte dal Wall Street Journal.
"La Banca d'Italia - scrive il WSJ - decise di sottoscrivere il prestito a ottobre 2011 perché Mps, la terza banca del Paese, era a corto di liquidità ed aveva in gran parte esaurito le sue possibilità di impegni con la Bce, secondo Banca d'Italia. All'epoca, Mps era immersa in un vortice di problemi intrecciati: la digestione di una costosa acquisizione nel 2008 di una banca rivale (Antonveneta, ndr.), il valore in calo del suo portafoglio di titoli di Stato italiani, che indussero la banca a una corsa contro il tempo per ridefinire l'assetto dei propri impegni con una complessa struttura di operazioni di finanziamento".
Proprio queste operazioni sono ora al centro dell'inchiesta della magistratura senese "Né Bankitalia né Mps divulgarono all'epoca la notizia del prestito, per la preoccupazione che la divulgazione creasse panico sui mercati finanziari", hanno detto fonti interpellate dal WSJ. Al contrario, in una conference call con analisti e investitori, i vertici di Mps descrissero la posizione di liquidità della banca come solida, perché l'istituto aveva coperto le necessità di rifinanziamento anche per il 2012".
Un portavoce del Mps, raggiunto dal WSJ, ha rifiutato di commentare queste notizie: sia il prestito di Bankitalia, sia le comunicazioni della banca in quel periodo.
L'articolo del WSJ getta nuova luce non solo sui conti del Mps, ma anche sul cambio ai vertici della banca, con la pressante 'moral suasion' di Bankitalia perché venissero rinnovati.
Nel settembre 2011 infatti Bankitalia avviò un'ispezione nei confronti di Mps e dopo aver analizzato i conti dell'istituto senese fino al marzo 2012, la stessa Bankitalia aprì una procedura sanzionatoria nei confronti degli amministratori Mps, ora in fase conclusiva.
A fine gennaio 2013, a portare in luce questi passaggi, fu il ministro del Tesoro Vittorio Grilli nel corso dell'audizione in commissione Finanze della Camera: "Il rapporto ispettivo [concluso il 9 marzo 2012] - disse allora Grilli - rileva pesanti rilievi contestando alla banca le gravi carenze emerse dalla gestione della liquidità".
Per tanto, "è stata avviata la procedura sanzionatoria nei confronti degli amministratori, dell'ex direttore generale e sindaci per carenze nell'organizzazione nei confronti interni e per violazione della normativa in materia di contenimento dei rischi finanziari. Questo procedimento è ad oggi in fase conclusiva".
E' di 730 milioni di euro l'impatto complessivo residuo dei derivati sul bilancio di Mps al lordo dell'eventuale effetto fiscale: 273,5 milioni dall'operazione Alexandria, 305,2 milioni da Santorini e 151,7 milioni da Nota Italia. Lo comunica la banca in una nota. Il cda lo comunica al termine di approfondite analisi, svolte con il supporto dei propri consulenti. Si tra di tre "errori nella rappresentazione contabile delle operazioni" poste in essere in esercizi precedenti. Tali errori saranno corretti in occasione dell'approvazione del progetto di bilancio individuale e consolidato della banca al 31 dicembre 2012.