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Fornero: Fiat paga per tenere i lavoratori a casa, non è dignitoso

"E' ovvio che non è dignitoso per nessuno ricevere un salario essendo al tempo stesso richiesti di rimanere a casa". A dirlo, in merito al caso degli operai della Fiat di Pomigliano d'Arco, è il ministro del Welfare, Elsa Fornero, a 'L'Economia prima di tutto' su Radio1 Rai.

"Non è dignitoso e in questo senso - continua - non posso che concordare in maniera piena e totale con quanto espresse il presidente della Repubblica, Napolitano", quando nel 2010 scrisse una lettera di sostegno ai 3 operai Fiom della Fiat di Melfi che si trovano nella stessa situazione dei lavoratori di Pomigliano d'Arco: reintegrati, ma non riammessi in fabbrica dall'azienda.

"Da qui a prendere delle misure, che per un Governo in uscita non sarebbero possibili, ce ne corre. Lancio però un appello - aggiunge - perché nella contrapposizione si esce sempre tutti perdenti. Il mio è davvero un accorato appello al dialogo e spero che sia raccolto".

"L'annuncio del piano Fabbrica Italia può essere considerato un errore 'ex-post' ma certamente Marchionne non voleva dire che pensare un'iniziativa imprenditoriale di rilancio dell'auto in Italia sia stato uno sbaglio: credo , prosegue Fornero, intendesse che e' stato un errore non aver avuto la capacità di prevedere ciò che poi è accaduto, ovvero un aggravarsi cosi' pesante delle condizioni di mercato e della recessione".

"Credo che siano importanti le parole del ministro Fornero quando si rivolge a tutti perchè si esca da questa situazione, ma la Fiom continua a credere che anche un Governo in uscita dovrebbe comunque intervenire, dovrebbe fare qualcosina in più. Credo che sarebbe importante che il Governo, come ha fatto in altre occasioni, convochi Fiat, convochi le parti" sul caso degli operai di Pomigliano d'Arco iscritti alla Fiom, reintegrati ma non riammessi in fabbrica dall'azienda. A dirlo il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, a 'L'Economia prima di tutto' su Radio1 Rai, commentando l'appello del ministro Elsa Fornero a Fiat e sindacato per risolvere la situazione.

"Nel caso in cui dopo la nostra diffida scritta di ieri l'azienda respinga anche oggi i lavoratori - spiega Landini - dovremo valutare assieme agli operai cosa fare: non escludiamo nulla, da nuove azioni legali alla possibilità di rivolgerci direttamente al presidente della Repubblica, Napolitano, che - conclude - per la sua sensibilità e per ciò che rappresenta ha sempre a cuore la situazione dei lavoratori".

I 18 operai della Fiom sono entrati nello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco (Napoli), dopo sono attesi da alcuni dirigenti aziendali. I lavoratori sono stati accompagnati dai responsabili nazionale e territoriale del settore auto, Michele de Palma e Franco Percuoco, i quali hanno chiesto che agli operai fosse consentito l'ingresso e fossero assegnate le mansioni. Davanti allo stabilimento è arrivato anche il 19esimo operaio della Fiom, Antonio Di Luca, in aspettativa per impegni elettorali.

"Non ci arrenderemo - spiega Raffaele Manzo -  è stato difficile ma soprattutto brutto abbandonare la fabbrica. Ci hanno cacciati, e lungo quelle decine di metri che mi separavano dall'uscita, ho vissuto momenti di sconforto, pensando a mia moglie, a mio figlio, ai miei genitori, ai miei suoceri, che per una settimana mi hanno chiesto se avevo ricevuto la comunicazione di Fiat sui turni di lavoro. Sapevo, in cuor mio, che avremmo fatto la fine dei colleghi di Melfi, reintegrati ma a casa".

Anche ieri, alle 8 in punto, 18 dei 19 lavoratori, sono entrati nello stabilimento, riaperto dopo una settimana di stop per cassa integrazione, chiedendo quali fossero le mansioni loro assegnate dopo il mese di corsi di formazione che avrebbero dovuto prepararli per le catene di montaggio. "Non ci avevano comunicato i turni - sottolinea Sebastiano D'Onofrio - così ci siamo presentati tutti in fabbrica. Ci hanno consegnato la busta paga, e ci hanno detto che potevamo andare via, perché‚ per noi non c'era posto per problemi tecnico-organizzativi. Ci avrebbero poi fatto sapere".

Le tute blu della Fiom non hanno voluto abbandonare la fabbrica, non prima, hanno detto ai dirigenti aziendali, di ricevere una comunicazione scritta sul provvedimento. Pochi minuti dopo la Fiat confermava alla stampa che le disposizioni erano quelle comunicate ai lavoratori. "Ma non lo hanno detto a noi", sbottano gli operai.

Nel frattempo la Fiom ha disposto una diffida nei confronti dell'azienda, da presentare anche alla Procura della Repubblica per il "perdurare della discriminazione nei confronti dei propri iscritti", ha spiegato il segretario generale del sindacato a Napoli, Andrea Amendola.

In serata la decisione di non recepire l'intera busta paga. Dopo un 'attivo', i 19 avrebbero scelto che i soldi in più rispetto a quelli di una cassa integrazione andranno ad alimentare una cassa di resistenza nell'intento di rispettare chi è ancora in cig.