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Bersani: nessuna patrimoniale, c’è già l’Imu. Ma neanche promesse a vanvera

"Bisogna favorire investimenti pubblici che rimettano in moto la produzione. Ma anche iniziative, come le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, che favoriscano attività imprenditoriali attorno al bene casa". Pierluigi Bersani a Radio 24 prova a precisare i contenuti delle iniziative più adeguate, a suo giudizio, per promuovere la crescita.

"L'ho detto in tutte le lingue: non credo nella patrimoniale. Noi abbiamo una patrimoniale sugli immobili, si chiama Imu. Intendo, come primo approccio a questa patrimoniale sugli immobili, che ci sia maggiore progressività".
"Per la restante parte dei patrimoni, quelli finanziari, non intendo affatto concepire una patrimoniale perché penso che il nostro problema sia la tracciabilità -ha detto ancora il leader del Pd- Questo penso. L'operazione è di tracciabilità, verso una Maastricht di fedeltà fiscale, senza fare il Robespierre".

"Se ci sono margini, io penso, bisogna abbassare la pressione fiscale, partendo dal lavoro, dalle pensioni, l'Irpef, i redditi più bassi e aiutare gli investimenti".

Il Pd ipotizza che sui conti ci sia qualcosa di nascosto? "Non intendevo dire che i conti sono truccati ma bisogna vedere se le spese obbligate sono coperte e se le previsioni di crescita ottimiste del governo sono vere".
"Delle cose che dico non credo si possa intendere che ci voglia una manovra correttiva. Non ho detto che serve una manovra: ma attenti a fare però ragionamenti raffazzonati o a raccontare che siamo a posto. Siamo usciti dal precipizio ma ci sono ancora problemi. Non fare promesse a vanvera".

L'ad Fiat critica le dichiarazioni 'oscene' dei politici sulla cassa integrazione a Melfi? "Provi a obiettare a quello che ho detto io: io ho detto che si può capire che chi mette nuove linee possa proporre della cassa integrazione ma se fossi al Governo, davanti a una richiesta così impegnativa, chiamerei Marchionne per capire precisamente che succede in termini di investimenti in quello stabilimento e negli altri. Cerchiamo di rispettarci e non lanciare parole a vuoto perché quando parliamo di industria automobilistica in Italia non stiamo parlando di noccioline".
"Forse parlare di tumori per i partiti personali è troppo forte, ma questo lo dico da anni: è il male dell'Italia. Sono l'unico che non mette il nome sul simbolo, nonostante oltre tre milioni di voti alle primarie. La faccia conta per un leader, ma deve essere il risultato di un collettivo e di un partito. I Partiti personali danno rigidità e instabilità. E' drammatico".

"Ma no, non so perché si scrivano queste cose, c'è una civiltà di discussione e ci sono in corso scelte di governo, sul Mali, sui bilanci europei e sulle scelte dei prefetti. Poi sulla civiltà politica ognuno ha le sue posizioni e io e Monti, lui è critico rispetto al dibattito attuale e anch'io".
"Sono per la modica quantità, voglio poter andare in giro e guardare la gente in faccia e se sono sempre in tv non lo posso fare", dice il segretario del Pd commentando i dati secondo i quali sarebbe stato in tv 'solo' 28 ore rispetto alle oltre 60 ore di presenza tv di Berlusconi e Monti. "La formazione professionale per un politico si fa sul territorio non in tv".