Il Pd non vuole fare "patti" e accordi con nessuno, almeno prima del voto. Pier Luigi Bersani invita a guardare alla matematica della legge elettorale e lancia il warning del voto utile tanto a Antonio Ingroia quanto a Mario Monti: "Chi non sostiene il Pd, in particolare al Senato in alcune regioni, fa un regalo a Berlusconi".
"Vedo che gli italiani non si aspettano che noi aumentiamo le tasse. Hanno ragione, se la spesa sarà sotto controllo ogni euro recuperato può andare alla riduzione delle tasse. La differenza vera è alleggerire il peso sul lavoro che da' lavoro". Così' Pier Luigi Bersani, a Ballarò.
"Cancelleremo le leggi ad personam, ce n'è un certo tot, la Cirielli va cancellata, la Gasparri da modificare...insomma ce ne è un po', finche ' c'è la persona".
"Tutti i voti vanno bene ma poi c'è la matematica e noi siamo i soli in condizione di battere la destra. Indebolire noi è un gioco masochista". Cosi' Pier Luigi Bersani, a Ballarò, ribadisce come fare concorrenza al Pd in alcune regioni favorisca solo il centrodestra.
Intanto la rimonta del Cav. preoccupa i democrats e i sondaggi, seppur ancora approssimativi, mettono in forse il premio di maggioranza in quasi tutte le regioni in bilico (Lombardia, Sicilia, Campania) e spingono i vertici del Pd ad una correzione della strategia elettorale prevedendo un inasprimento di toni. Ai vertici del Pd diffidano della mano tesa oggi dall'ex pm Antonio Ingroia, che chiede un confronto con Bersani per valutare un accordo di desistenza al Senato nelle regioni-chiave.
E' possibile che i due si parleranno pure ma è da escludere che il Pd possa ospitare nelle liste a Palazzo Madama i candidati arancioni in cambio di una desistenza in Lombardia, Campania e Sicilia. "Le alleanze sono definite, i programmi pure, noi non facciamo patti con nessuno - è la posizione tranchant del lettiano Francesco Boccia - saranno gli altri a doverli fare con noi perché siamo il primo partito del Paese".
Un avvertimento in linea con quello lanciato da Bersani sia a Ingroia sia a Monti: "Il Pd e i progressisti reggono la sfida alla destra di Berlusconi e della Lega. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità, non davanti a Bersani, ma davanti al Paese". Un invito alla desistenza che il segretario Pd rivolge anche al Professore: "Non mi permetto di dire che Monti sottovaluta il centrodestra ma faccio presente che in diverse realtà é presente, usa leve demagogiche e ha potenti mezzi".
Ma, al di la dei toni muscolari, il segretario del Pd è il primo ad ammettere che "la battaglia è difficile e complicata". In Lombardia, ormai ribattezzata l'Ohio d'Italia, secondo il sondaggio Ipsos reso noto oggi dal segretario lombardo Maurizio Martina, la partita sarebbe apertissima con il Pdl-Lega sopra solo di un punto. Ma una rilevazione, fatta dal Cav. e nota anche ai democrats, segnala 4,5 punti di differenza, un gap che allarma. E la colpa, accusa Massimo D'Alema, è di Monti e dei centristi: "Grazie al Terzo Polo, si rischia di regalare a Berlusconi 27 senatori e di lasciare quella Regione, insieme a Piemonte e Veneto, nelle mani della Lega".
L'appello al voto utile è per Pier Ferdinando Casini l'arma elettorale "di tutti coloro che temono il centro e lo fanno perché si sentono deboli sui contenuti". Scambi di accuse che non invalidano la proposta del Pd di una collaborazione con i moderati dopo le elezioni, rilanciata anche oggi dall'ex ministro degli esteri alla presentazione del suo libro proprio con il leader Udc.
Ma che spingono i democrats a toni meno lusinghieri verso il Professore: D'Alema lo invita a mettere da parte "la forte impronta antipolitica che caratterizza tutta l'operazione". E anche il moderato Dario Franceschini punge Monti sul vivo: "Il Monti candidato propone di tagliare le tasse che non ha tagliato il Monti premier. Non si risponde al pifferaio suonando il piffero...".