Le primarie per la Camera dei Deputati e ed il Senato hanno terremotato a livello sardo e financo nazionale, il partito facendo mancare nomi eccellenti che non volevano mai lasciare il loro scranno che tanti privilegi (solo per schiacciare un bottone) loro indecorosamente assegnati.
Infatti, in Sardegna, quasi tutti i parlamentari uscenti alla prima legislatura non hanno ottenuto (come era prevedibile ed auspicabile) la riconferma. E con l'affermazione di giovani donne sindaco e di dirigenti locali di partito. Ora si è aperto un chiaro confronto nel Pd sul risultato delle 'Parlamentarie'.
Hanno vinto i dirigenti di partito più radicati nel territorio, i consiglieri regionali e i sindaci. Hanno perso i parlamentari uscenti, quelli che in questi anni hanno lavorato tra Roma e la Sardegna, seguendo da posizioni di rilievo nazionale temi delicatissimi: istituzionali (Francesco Sanna), la tutela dei diritti civili e la questione-carceri (Guido Melis). Hanno avuto un notevole successo le donne che ricoprono incarichi amministrativi locali, come nel Cagliaritano il sindaco di Santadi Romina Mura e nel Sassarese quello di Florinas Giovanna Sanna, entrambe vincitrici nei rispettivi collegi.
Il gruppo parlamentare uscente Partito democratico in Sardegna, visti i risultati, sarà in gran parte rinnovato dalle Parlamentarie. Un "rinnovamento" che farà discutere. Perché - con la sola eccezione di Caterina Pes a Oristano (una delle quali non doveva essere riconfermata dal momento che nulla ha fatto per meritarsi tanti privilegi e questa carica) - tutti i parlamentari alla prima legislatura vengono bocciati e non sono riconfermati. Oltre a Guido Melis e a Francesco Sanna, Amalia Schirru e Giulio Calvisi. Quest'ultimo, che evidentemente aveva intuito come si stavano mettendo le cose, alle primarie non si è nemmeno presentato (come già, per diversi motivi, Arturo Parisi e Antonello Cabras). Ottengono invece la riconferma parlamentari che, pur essendo formalmente alla prima legislatura parlamentare, hanno alle spalle una lunga storia politica come consiglieri regionali o sindaci: Paolo Fadda (altro nome impresentabile per lo stomaco di tanti) a Cagliari, Giampiero Scanu a Olbia, Siro Marrocu nel Medio Campidano.
Le "new entry" sono, oltre a Romina Mura e a Giovanna Sanna, due consiglieri regionali che hanno ottenuto la deroga - Gavino Manca a Sassari e Giuseppe Luigi Cucca a Nuoro - un esponente politico legato alla Lega delle coooperative (Ignazio Angioni, a Cagliari), un segretario provinciale (Emanuele Cani nel Sulcis). Un altro segretario provinciale, Thomas Castangia, a Cagliari, si giocherà il posto per il Parlamento con Maria Grazia Dessì la quale è legata alle determinanti le decisioni che saranno assunte dalla segreteria nazionale in tema di riequilibrio tra rappresentanza maschile e femminile. Quindi se sarà seguito questo criterio la Dessì dovrebbe già trovarsi in Palamento.
Ora si apre il dibattito sulla natura di questo rinnovamento e sugli effetti del regolamento adottato per queste Parlamentarie. In particolare sul fatto che - come auspicato in più occasioni da Pier Luigi Bersani - abbiano favorito l'apertura del Pd a esponenti, gruppi e associazioni della società civile. Nelle prime dichiarazioni a caldo il segretario regionale Silvio Lai (che con tutta probabilità completerà il gruppo parlamentare isolano come capolista (orrendamente nominato e, quindi, non dovrebbe, stando alla logica del cambiamento un tale regalo visto che non si è sottoposto al giudizio degli elettori che egli ha rappresentati per molto tempo in qualità di Segretario regionale essere gratificato dalla segreteria nazionale che a volte predica bene e razzola male avendosi lasciato una cospicua quota di nominati, alienandosi così molti voti di persone che avevano creduto in un totale cambiamento ma così non è stato) ha salutato con enfasi il successo della Parlamentarie. In particolare per la grande partecipazione di cittadini, di gran lunga inferiore a quella delle primarie per la scelta del premier, ma più alta della media nazionale.
Restano ancora delle questioni aperte: il nome del secondo capolista nazionale (si fa con insistenza quello del consigliere regionale Marco Meloni) ed eventuali ricorsi che potrebbero nascere dai cosi di doppio voto di elettori di Sinistra ecologia e libertà che hanno dichiarato pubblicamente di aver votato anche per i candidati del Pd.