«È inaccettabile che da Roma, con una legge varata da un Governo che oramai non c’è più, pensino di far chiudere il punto nascite di Lanusei, motivando la decisione con il fatto che 500 parti all’anno non garantiscono sicurezza alle partorienti».
Lo ha dichiarato Angelo Stochino, consigliere regionale del PdL che ha invitato l’assessore regionale della Sanità della Regione, Simona De Francisci, a fare fronte comune per impedire una nuova imposizione alla Sardegna che, tra l’altro, su questo versante gode di deroghe importanti a cui si è strettamente attenuta.
«Credo, infatti, che sia assurdo parlare di sicurezza in un punto nascite come quello di Lanusei che, invece, è una piccola eccellenza in Sardegna con un reparto nuovo di zecca e professionalità mediche di eccellenza».
«L’Assessore De Francisci – prosegue Stochino - conosce bene il nostro territorio e non credo sia propensa, ritenendolo più sicuro, mandare le donne nel periodo invernale a partorire all’ospedale di Nuoro, con il rischio di imbattersi con la neve o con il ghiaccio nelle strade».
«Mi sembrano oltremodo assurde certe dichiarazioni di certuni burocrati che asseriscono come le compagnie di assicurazione non stipulerebbero polizze per il punto nascite ogliastrino e, comunque, ritengo che il ministro della Sanità Renato Balduzzi, nulla abbia da eccepire sui requisiti che il reparto mette in campo, in perfetta sintonia con le linee guida elaborate dall’A.o.g.o.i.».
«In Sardegna siamo in condizioni di allestire meno strutture, ma attrezzate al meglio e operative 24 ore su 24, con guardia ostetrica, neonatologo e la possibilità di usufruire dell’analgesia epidurale e, dunque, con la presenza di un anestesista».
«Contro la chiusura indiscriminata dei punti nascite, intervengono con proposte concrete anche i ginecologi del S.i.g.o. (Società italiana di ginecologia e ostetricia), dell’A.o.g.o.i. (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani) e della F.e.s.m.e.d. (Federazione sindacale medici dirigenti), che prevedono, inoltre, di disporre nei punti nascita di una diagnostica per immagini, con laboratorio di urgenza ed emotrasfusionale sempre operativo e il trasporto d’emergenza per i trasferimenti delle madri e dei neonati in centri di specializzazione superiore. Questo, indipendentemente dal numero di nascite che vengono assistite, e con l’obiettivo di restituire fiducia nelle strutture alle tante donne che ogni giorno si recano a visita».
«Questi i punti salienti della nuova mappa del parto in Italia proposta dai ginecologi».
Ma sul punto relativo al numero di strutture e in particolare su quelle che sarebbe necessario chiudere non è stato raggiunto un accordo. Ci si potrebbe basare sul numero di parti all’anno quale parametro necessario a giustificare l’esistenza di un reparto, sostiene Carmine Gigli, presidente della Fesmed».
«Noi chiediamo, comunque, che le strutture da conservare debbano avere determinati requisiti che devono essere garantiti dalle Regioni qualora abbiamo disponibili le risorse per mantenere in servizio anche punti nascita con meno di 500 parti all’anno».
«Riferendoci al punto nascita ogliastrino, possiamo affermare che, al 90%, possiede i requisiti richiesti. Le figure professionali necessarie sono presenti come guardia attiva 24 ore su 24, sulla base di quanto richiesto dalla normativa vigente».
«Nell’anno 2011, il numero dei parti è stato di 430, la percentuale dei tagli cesarei è stata del 33%; un dato, questo, inferiore addirittura della media nazionale».
«Le complicanze e gli eventi avversi sono trai più bassi a livello regionale e nazionale. La struttura di Lanusei è accreditata per assistere gravidanze dalla 34ma settimana in su, ma sono state assistite e si assistono tutt’ora, in casi di urgenza, anche pazienti dalla 28ma settimana in quanto, date le caratteristiche geografiche del territorio, è sempre operativo il trasporto d’emergenza per i trasferimenti delle madri e dei neonati in centri di specializzazione superiore».
«Il numero dei 500 parti l’anno può essere raggiunto con l’attivazione di alcuni servizi, come la partoanalgesìa e l’ampliamento di alcune attività ambulatoriali, possibili senza ulteriori costi aggiuntivi per l’azienda».
«Comunque, considerato che la Sardegna è una Regione Speciale, la cui spesa sanitaria grava totalmente sul bilancio regionale, ritengo necessario che si faccia fronte comune, Giunta e Consiglio regionale, per rispedire al mittente, quindi al Governo, l’imposizione per la chiusura del punto nascita di Lanusei, con l’assoluta certezza che sono per prime le mamme a volere un parto in sicurezza, le stesse che insieme ai sindaci, ai consiglieri regionali e provinciali, chiedono all’Assessorato regionale della Sanità e al presidente Cappellacci di rispedire al mittente la richiesta di chiudere un punto nascita inaugurato appena un anno fa».
«Domani in Ogliastra è stata organizzata una manifestazione a sostegno del punto nascita di Lanusei, una manifestazione non contro la Regione, ma contro il Governo nazionale, perché gli ogliastrini sanno bene che la clausola dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno e una direttiva esclusivamente romana».
«A questa manifestazione parteciperanno tantissime donne ogliastrine sul piede di guerra contro la decisione del Governo. Fra queste, saranno presenti anche mia moglie e mio figlio di due anni, nato, appunto, in quel reparto che da Roma intendono far chiudere».