La mediazione di Gianni Letta questa volta non avrebbe convinto Silvio Berlusconi che, d'accordo con i cosiddetti falchi, avrebbe fatto recapitare al Colle un messaggio dai toni ultimativi: il Pdl è pronto a mettere in discussione la tenuta del governo se non ci sarà l'election day. Una presa di posizione, quella del Cavaliere, discussa oggi nel corso di un pranzo a palazzo Grazioli tra l'ex premier, lo stesso Letta, Denis Verdini e il segretario del partito Angelino Alfano e su cui si cercherebbe anche la sponda della Lega Nord.
La 'mediazione' sottoposta al Quirinale sarebbe quella di posticipare l'election day magari a fine febbraio o la prima settimana di marzo. Un modo che consentirebbe al Popolo della Libertà di fare le primarie ma soprattutto di evitare un 'doppio bagno di sangue'. Già perché il rischio che a via dell'Umiltà si vuole evitare è che la debacle alle Regionali possa essere un traino in negativo per le politiche. Un rischio che in primis Berlusconi vuole evitate.
Ecco perché il Cavaliere avrebbe pianificato con i suoi fedelissimi la linea: attendere le eventuali decisioni del Consiglio dei ministri di venerdì e poi decidere il da farsi. Nel frattempo mandare comunque messaggi bellicosi: senza l'election day ci sarà la crisi di governo. Approveremo la legge di stabilità e poi stacchiamo la spina. Non ha senso aspettare - è il ragionamento - e soprattutto Napolitano deve capire che tanto il Pd non vuole cambiare la legge elettorale.
Nel corso del pranzo poi sarebbero volate anche parole grosse come il 'sospetto' che dietro la decisione di indire le elezioni regionali a febbraio ci sia un complotto proprio ai danni del Pdl. In mattinata d'altronde era stato proprio Alfano (dopo aver concordato la linea con il Cavaliere) ad aprire il fuoco contro il governo bollando la scelta di votare a febbraio in Lazio, Lombardia e Molise come "un inginocchiamento dell'esecutivo ai piedi di Bersani".
La decisione di votare a febbraio però mette in seria discussione il cammino delle primarie che oggi tra l'altro registrano un nuovo outsider e cioè Alfonso Luigi Marra. Ex eurodeputato pidiellino, famoso per il sodalizio con Domenico Scilipoti contro il signoraggio bancario. Una lotta nella quale era 'alleata' anche la starlette Sara Tommasi, coinvolta nella vicenda Ruby. Se già la strada era in salita, l'anticipo del voto e di conseguenza la campagna elettorale, mette in seria discussione la possibilità che si possa tenere la consultazione popolare.
Anzi, la convinzione di tutti è che a guidare il Pdl sia di nuovo Silvio Berlusconi. Il Cavaliere avrebbe fatto sapere ai suo di voler aspettare l'esito delle primarie del Pd per sciogliere definitivamente ogni riserva facendo intuire che una vittoria di Pier Luigi Bersani renderebbe più semplice un suo ritorno sulla scena rispetto invece ad una 'sfida' con Matteo Renzi.