L’ennesima, muscolare prova di forza compiuta da E.On nei confronti di questo territorio è la dimostrazione più chiara del preciso disegno che la multinazionale dell’energia porta avanti da anni, approfittando del connivente silenzio e della colpevole inattività di chi ci governa, sia a livello regionale che a livello nazionale.
È ormai chiaro a tutti, infatti, che E.On pensa di poter trattare questo territorio come una terra di conquista, dove si può prendere senza dare niente in cambio. A distanza di pochi mesi, a Fiumesanto si ripropongono gli stessi problemi che questo territorio – mostrando quella straordinaria compattezza e identità di vedute che ha spesso permesso agli attori istituzionali, sociali ed economici di spuntarla anche senza l’aiuto di Cagliari e di Roma – era riuscito a far rientrare la scorsa primavera. Come se niente fosse, E.On insiste nella direzione di un piano di ridimensionamento e di razionalizzazione dell’attività della centrale che si trova nel nostro territorio, senza che esista una sola ragione per perseguire questo obiettivo.
Si tratta solo dell’ultimo colpo sferrato a un territorio che, dopo aver accolto nel migliore dei modi il colosso tedesco e dopo aver incassato impegni formali ben precisi rispetto all’intenzione di proseguire nella strategia di investimenti concordata dal suo predecessore, da diversi anni attende che almeno uno di quegli impegni venga rispettato. Tra stratagemmi tecnici e proroghe, tra rinvii e giustificazioni di ogni genere, E.On non ha mai pronunciato formalmente la parola fine rispetto ai progetti originariamente previsti per Fiumesanto, impedendo agli enti locali di avviare formali procedure di contestazione per esigere il rispetto di accordi che, al momento, restano lettera morta.
Ebbene, non siamo per nulla intenzionati a discutere – per quanto ci compete – di esuberi e di licenziamenti. Questo territorio non intende sopportare la perdita di un solo posto di lavoro a Fiumesanto. D’altronde, non ci spaventa affatto l’idea che E.On possa decidere di cedere l’impianto, consentendo che a Fiumesanto si insedi un interlocutore più ragionevole di quanto si è dimostrata l’azienda energivora tedesca. L’unica cosa che spaventa e preoccupa – congiuntamente al silenzio di chi ci governa – è l’atteggiamento di arroganza e di prepotenza, che sta mettendo in difficoltà l’intero sistema dell’indotto e di fronte al quale neanche noi ci allontaniamo di un centimetro dalla nostra posizione.
È vero che E.On lamenta da mesi una situazione di difficoltà e di esuberi nel personale impiegato a Fiume Santo, ma ribadiamo di non essere disposti a discutere di eventuali ridimensionamenti dei livelli occupazionali, anche perché a tutt’oggi non manca alcuna condizione per la realizzazione di quegli impegni che provocherebbero una nuova condizione di produttività dell’impianto.
La sensazione è che dopo aver tentato di ridimensionare la centrale e di spiegare che gli investimenti concordati sarebbero ormai fuori tempo massimo, E.On ha capito che l’unica possibilità di non stare agli accordi è quella di andarsene. Tutto questo è francamente inaccettabile.
A questo punto ci appelliamo ancora una volta e con forza alla Regione e al Governo, chiedendo un intervento risolutivo e immediato, al fine di esigere da E.On una risposta chiara e netta sulle seguenti questioni: resta prioritario per il territorio che E.On mantenga gli impegni assunti attraverso gli accordi che ha siglato nel corso degli anni; in particolare, si ribadisce la necessità assoluta di procedere alla realizzazione del nuovo impianto (gruppo 7) a ciclo super ipercritico da 450 megawatt alimentato a carbone; la suddetta costruzione è resa ulteriormente urgente dall’impegno aziendale di dismettere i gruppi 1 e 2 alimentati a olio combustibile il cui utilizzo è reso possibile da ormai diverso tempo da un regime di deroga non più sostenibile. Ogni ritardo nella costruzione del nuovo gruppo procura pertanto un danno non solo economico ma anche ambientale per il territorio; si richiede che, come conseguenza del rispetto di tali prioritari impegni, si proceda alla prevista restituzione delle aree che attualmente ospitano i gruppi 1 e 2 e di quelle prospicienti; in conclusione si ritiene inaccettabile il persistere della situazione attuale che, oltre a costituire il palese mancato rispetto degli accordi che E.On ha assunto con il territorio, garantisce un evidente vantaggio economico per la stessa società, ma per contro costituisce un grave danno ambientale per l’area interessata. Com