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Dichiarazione del consigliere regionale Luciano Uras: “ Disoccupazione, circa 4000 posti di lavoro a rischio al 31 dicembre prossimo.

“Il prossimo 31 dicembre scadono i finanziamenti e le norme che consentono la gestione di rilevanti servizi pubblici da parte del sistema sardo degli enti locali e settoriali. Rischiano il lavoro diverse migliaia di dipendenti precari, a contratto atipico, o dipendenti e soci di cooperative, anche sociali.

 Parliamo dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi per il lavoro, dei centri per l’inserimento dei soggetti svantaggiati, dei dipendenti del sistema dei beni culturali e delle biblioteche, del personale precario ASL dei laboratori di analisi, di coloro che operano negli enti locali con contatti a termine o tramite la cantieristica comunale. A questo personale si aggiungerà probabilmente, nel corso del 2013, quello delle società in house di comuni e province.

Parliamo di almeno 4000 buste paga, una tragedia economica e sociale che aggraverebbe la insostenibile situazione occupazionale della Sardegna.
I problemi sono di natura normativa, burocratica e finanziaria. Normativa, perché richiede un intervento legislativo regionale specifico, burocratica, perché è necessaria una tempestiva risposta attuativa da parte degli uffici pubblici interessati, finanziaria, perché è indispensabile ripetere gli stanziamenti previsti nel 2012.

Il Consiglio regionale sta lavorando in questo senso in forza di una ampia intesa bipartisan. Rimane però l’incertezza del comportamento delle burocrazie regionali e locali, in parte frenate dalle rigidità delle invasive disposizioni nazionali nelle materie di competenza regionale, e soprattutto per l'atteggiamento del Governo, ad oggi insensibile totalmente ai diritti e ai bisogni della Comunità sarda.

Vale riflettere sulla ulteriore riduzione delle disponibilità regionali operata con gli ultimi provvedimenti governativi:  724 milioni di euro in meno nella spesa 2013 rispetto a quella 2011, per una ulteriore contrazione dei vincoli del patto di stabilità, e nessuna risorsa trasferita ai sensi del nuovo regime di entrate della Regione, totalmente disatteso dallo Stato.

Pensiamo che le forze politiche e sociali sarde, i singoli cittadini e l’intera comunità isolana debbano sapere quanto peserà sulla loro condizione di vita la demolizione della autonomia speciale voluta dallo Stato. Se la Regione non potrà agire almeno nell’ambito delle proprie disponibilità finanziarie, in misura certa privilegiando occupazione e sviluppo e garantendo i servizi a difesa del proprio patrimonio culturale e ambientale, la Sardegna verrà condannata a territorio ad essere povero e  periferico. Com