Il countdown implacabile è iniziato e si concluderà allo scoccare della fine anno.
La Sardegna ha soli 2 mesi e mezzo di tempo per spendere 40 milioni di euro, dotazione finanziaria del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), che potrebbe svanire nell’oblio del disimpegno automatico.
Situazione grave e preoccupante che secondo Confagricoltura merita un’analisi attenta delle cause che vanno ricercate prima di tutto in una programmazione sballata, confermata ogni anno da una corsa all’ultimo minuto per la spendita delle risorse. Anche lo scorso dicembre, la relazione annuale di esecuzione del PSR, segnava un livello di spesa pari al 37% di avanzamento, con 478 milioni di euro (478.140.889,64) in totale.
Ma le criticità sono generate dalle faglie presenti in tutto il sistema organizzativo, dall’assessorato alle agenzie che funzionano male e con estrema lentezza. Le carenze emergono nel SIAN e nel SIN con particolare riferimento agli applicativi informatici gestiti da sardegna.it, responsabili dei forti ritardi nei pagamenti, rallentati anche da una burocrazia farraginosa.
I vertici di Confagricoltura, riuniti nel direttivo regionale, denunciano il complesso iter istruttorio dei bandi, spesso troppo complicati e di difficile interpretazione, da scoraggiare gli imprenditori ad accedervi.
“I bandi non vengono calibrati sulle reali esigenze delle imprese e sono dunque slegati dal tessuto produttivo - dichiara la presidente di Confagricoltura Sardegna Elisabetta Falchi - quando invece basterebbe concertarne la formulazione con le associazioni agricole, come avviene in altre regioni (come l’Emilia Romagna) che riescono ad essere più efficaci nella spendita delle risorse.
Se poi pensiamo all’importanza della misura 112, destinata all’insediamento dei giovani, dobbiamo rilevare che a giungo 2012 il tasso di esecuzione finanziaria di questa misura era di appena il 26% con 18 milioni di euro spesi, a fronte di una dotazione complessiva di 70 milioni.
Ma ancora più anomalo - conclude la presidente Falchi - è il dato sull’avanzamento procedurale, secondo cui il 43% delle domande non risultano ammesse al finanziamento e presentano un elevato tasso di mortalità che è davvero singolare.
Insomma, la riforma degli enti regionali è un’esigenza non più rinviabile”.