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Rapporto del Governo Monti: la corruzione macigno sulla crescita

Il contrasto alla corruzione "passa per una strategia di tipo 'integrato'", in cui è "necessario elaborare ed attuare un'organica politica che miri al tempo stesso alla prevenzione ed alla repressione del fenomeno". Lo scrive il presidente del Consiglio, Mario Monti, nell'introduzione al rapporto sulla corruzione presentato oggi dai ministri Patroni Griffi, Severino e Cancellieri.

Il premier si dice convinto che la politica di prevenzione vada affrontata "con misure di tipo principalmente amministrativo": "Il diffondersi delle pratiche corruttive - sottolinea Monti - mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investimenti dall'estero, determina quindi, tra i suoi molteplici effetti, una perdita di competitività del Paese. E' per queste ragioni - conclude il presidente del Consiglio - che la lotta alla corruzione è stata assunta come una priorità del governo".

"Sono pertanto grato - prosegue Monti - ai ministri Cancellieri, Patroni Griffi e Severino per l'impegno profuso in questi mesi nel seguire l'iter del disegno di legge recante misure di contrasto alla corruzione".

"Un contrasto - aggiunge - che, come del resto suggerito dagli organismi internazionali impegnati su tale delicato fronte, passa per una strategia di tipo 'integrato', essendo necessario elaborare ed attuare un'organica politica che miri al tempo stesso alla prevenzione e alla repressione del fenomeno".

"Come ben evidenziato nel Rapporto - sottolinea il premier - particolare importanza assume la politica di prevenzione, volta ad incidere sulle ragioni ed occasioni della corruzione, con misure di tipo principalmente amministrativo. Esprimo perciò vivo apprezzamento alla Commissione per la puntuale analisi delle dimensioni e dei costi del fenomeno, seguita dalla elaborazione di proposte di carattere tanto generale quanto settoriale, formulate anche tenendo conto del contesto internazionale".

Gli italiani percepiscono un livello di corruzione maggiore in politica, seguita dal settore privato e della pubblica amministrazione, si legge nel rapporto sulla corruzione presentato a Palazzo Chigi. Il numero delle persone coinvolte e dei reati denunciati per corruzione e concussione in Italia, in crescita dal 1992, dopo aver raggiunto il picco dei 2.000 delitti e delle oltre 3.000 persone denunciate nel 1995, si è ridotto a circa un terzo per i reati e della metà per le persone nel 2006. Sulla base di dati Istat, si legge nel dossier, il numero di condanne per reati di corruzione è passato da un massimo di oltre 1700 nel 1996 alle appena 239 del 2006 (quasi un settimo di 10 anni prima).

"Ogni punto di discesa nella classifica di percezione della corruzione provoca la perdita del 16% degli investimenti dall'estero", si legge nel 'Rapporto sulla corruzione in Italia' presentato oggi a Palazzo Cgihi. Nel dossier si legge che "la corruzione rappresenta un vero e proprio 'macigno' per la crescita economica dell'Italia, dimezzandone il Pil". Se il nostro Paesi si collocasse, infatti, tra i meno corrotti, il tasso di crescita economica sarebbe stato oltre il triplo a breve termine e circa il doppio a lungo termine (1970-2000). Se nel breve periodo, la corruzione, "può essere funzionale ad assicurare il superamento di sacche di inefficienza dell'apparato pubblico e la sopravvivenza di meccanismi e sistemi di impresa tecnologicamente non avanzati", nel lungo periodo "si stabilisce una relazione inversamente proporzionale tra diffusione della corruzione e crescita economica".