A un anno esatto dalla morte di Muammar Gheddafi, la Libia rivede i suoi fantasmi. Dalle fiamme di Bani Walid, ultimo bastione dei lealisti preso d'assalto oggi dalle forze fedeli al nuovo governo di Tripoli (con un bilancio parziale d'almeno 11 morti e 122 feriti), spunta la notizia dell'arresto di Mussa Ibrahim, ex megafono del regime. E addirittura la 'rivelazione' - rilanciata da Al Arabiya - dell'uccisione di Khamis Gheddafi: figlio minore del rais e capo della temutissima 32/a Brigata nei giorni della repressione degli insorti, già dato per morto a fine agosto 2011.
Cosa ci sia di vero è difficile dire, in attesa per ora di immagini o elementi di fatto. Ma l'emittente saudita da' credito alla versione secondo cui Khamis sarebbe stato scovato dalla divisione Httin, monopolizzata da vecchi rivoluzionari di Misurata, nel ritorno di fiamma della battaglia riesplosa in queste ore a Bani Walid. Dapprima citando fonti combattenti stando alle quali Khamis era stato ferito e catturato.
Poi riportando la precisazione attribuita da Tripoli al presidente dell'Assemblea nazionale, Mohamed Magarief, secondo cui l'ultimogenito del rais sarebbe in effetti spirato per le ferite riportate: ipotesi, quest'ultima, che lascia sul campo un (presunto) cadavere invece di una persona in vita e che appare dunque ancor più problematica da verificare. Quel che è certo è che nell'inferno Bani Walid, stanotte, la Libia della 'transizione' sembra tornare improvvisamente a un anno fa. Tant'è che nel medesimo scenario sarebbe avvenuta pure la cattura di un altro 'spettro', Mussa Ibrahim: in questo caso gia' confermata al piu' alto livello dal governo di Tripoli pur in presenza di qualche residua traccia di scetticismo.
Dopo quella di Gheddafi e del figlio Saif al-Islam (e piu' dello sfuggente Khamis), la faccia del portavoce del regime e' stata forse la piu' nota al grande pubblico, anche all'estero, nei mesi della guerra in Libia: sempre in tv a difendere, in arabo o in inglese, le ragioni del capo. Nel giorno del 1/o anniversario della morte del colonnello, Ibrahim risulta essere stato stato bloccato "da forze governative" a Tarhuna, 70 chilometri a sudest di Tripoli.
Sarebbe stato fermato a un check point sulla via che porta dalla capitale proprio verso l'irriducibile bunker gheddafiano di Bani Walid: sotto assedio da parte di milizie ex rivoluzionarie e teatro di violenti scontri anche nei giorni scorsi che hanno causato in totale una quarantina di morti.
A un anno dalla sanguinosa caduta di Gheddafi, in fin dei conti, la Libia "non è ancora pienamente liberata", come ha ammesso lo stesso leader dell'Assemblea nazionale Magarief, condannando l'escalation militare attorno a Bani Walid, nonostante il cessate il fuoco di 48 ore imposto in teoria per consentire ai civili di fuggire.
In un discorso diffuso in serata, Magarief - presidente della prima assemblea democraticamente eletta da oltre 40 anni - ha denunciato "ritardi e negligenze" nella formazione di un esercito e una polizia nazionali, nel controllo delle armi e nell'integrazione degli ex combattenti in istituzioni statali. E ha puntato il dito contro la corruzione e il disordine, causa di "malcontento e tensioni" che impediscono alla nuova Libia di decollare. Da Bani Walid, a quanto pare, Ibrahim stava cercando ora di allontanarsi.
La notizia della sua cattura, circolata in mattinata, è stata in seguito confermata da una nota dell'ufficio del primo ministro designato, Ali Zeidan. Magarief, da parte sua, ha più tardi riferito dell'avvenuto arresto sia del portavoce dell'ex regime, sia di alcuni imprecisati "esponenti delle formazioni lealiste gheddafiane", incontrando a Tripoli l'ambasciatore italiano Giuseppe Buccino. Ma essendo stato annunciato e smentito piu' volte - l'ultima giusto un anno fa, nel giorno della morte del suo capo - in molti stentano ancora a credere al suo arresto finche' non sara' mostrata almeno una foto di Mussa in manette.
Trentotto anni, studi in Gran Bretagna, una moglie tedesca, Mussa Ibrahim fu nei mesi tragici della repressione della rivolta prima, e dei bombardamenti della Nato poi, il 'cane da guardia' dei giornalisti stranieri 'ospiti' dell'hotel Rixos. Doveva apparire come il volto piu' "occidentale" del regime, da presentare in tv per fare da contraltare alle ultime coreografiche sfuriate di un Gheddafi ormai consapevole della fine imminente. Una fine che, un anno dopo, continua a lasciare in eredita' ombre, misteri e pesanti strascichi.