“Negli ultimi giorni il Comitato 14 Settembre, nato in difesa dei diritti delle persone disabili e delle loro famiglie, è stato in presidio a Piazza Montecitorio. Alcuni componenti, di cui due gravemente disabili, avevano iniziato lo sciopero della fame fino a che il Presidente della Camera e lo stesso Ministro Balduzzi hanno ricevuto la delegazione e alcuni risultati sono stati raggiunti.
Tuttavia, molto resta ancora da fare, per noi Parlamentari e per il Governo, che deve rimettersi a discutere le gravi ripercussioni che la recente spending review ha avuto su una categoria di cittadini tra i più deboli ed esposti, quale è quella dei disabili gravi e gravissimi. Persone, uomini e donne, cittadini che non sono “un mero costo” ma esistono e chiedono maggiore tutela e rispetto dei loro diritti, già così duramente provati da una quotidianità difficile che sembra diventare di giorno in giorno impossibile. Insieme a loro c’è anche la platea sofferente e spesso silenziosa, piena di dignità, delle famiglie e dei caregivers, che offrono ai disabili, ai propri familiari, sostegno e aiuto. Con molti Colleghi Deputati e Senatori sosteniamo da sempre la loro battaglia, che deve essere anche la nostra, perché passa per il Parlamento ed è una battaglia che si vince attraverso le leggi che noi approviamo.
Perché dunque il Governo punta ancora sui disabili per fare cassa?
Perché si taglia su chi usufruisce di leggi indispensabili e vitali? Mi riferisco, un solo esempio per tutti, al taglio con la legge di stabilità del 50% sui permessi della L104, che permette ai lavoratori l'assistenza a un famigliare disabile. Credo che ci troviamo davanti ad una scandalosa e insopportabile aberrazione. Per questo faccio un appello al Governo e ai Ministri competenti, perché vengano ripristinati i fondi per una legge di importanza vitale e perché si pensi non due ma tre, quattro, cento volte prima di tagliare sulle risorse destinate ai soliti settori, sempre sui disabili, sugli invalidi, sugli ultimi. L'anello più debole della nostra società che va rispettata, accudita, protetta perché, in primis, parliamo di cittadini.
È il nostro doveroso contributo, il nostro obbligo. Per sostenere chi lotta quotidianamente, per ribadire diritti che credevamo acquisiti, per sollevare in parte la fatica e la pena di chi, per anni, lavora e contemporaneamente cura e accudisce, in routine di vita usuranti fisicamente e psicologicamente, dimentico di sé e dimenticato, alleviando il dolore dei propri familiari e, lo sottolineo, costituendo col proprio operato, troppo spesso invisibile, un significativo risparmio per le casse del nostro stato.”