In Sardegna circa 17mila donne risultano beneficiarie, nel 2011, degli interventi del Por FSE. La programmazione dei fondi europei 2007-2013 ha offerto opportunità di occupazione e creazione di impresa anche per la componente femminile.
Ma l’efficacia dei fondi strutturali – diventati attualmente la prevalente voce di spesa per lo sviluppo, a fronte di un progressivo azzeramento degli stanziamenti statali in favore del Mezzogiorno – non si misura dal numero di richieste dei destinatari delle misure programmate, né da quello dei beneficiari: quanto dagli effetti che queste produrranno negli anni a seguire e dalle ricadute che lasciano sul territorio.
Lo stato dell’arte dell’utilizzo delle risorse europee, gli strumenti di attuazione adottati nelle regioni del Meridione, i risultati raggiunti e le opportunità ancora da cogliere, sono i temi del Convegno pubblico “Donne e Europa: risorse e strumenti, effetti e prospettive su economia della Sardegna e del Meridione”, organizzato dalla CNA Impresa Donna Sardegna, che si è tenuto a Cagliari sabto 6 ottobre u.s., presso l’Hotel Holiday Inn.
«I dati dell’ultimo Rapporto trimestrale della Commissione Europea sulla Situazione economico-sociale e del Rapporto Svimez 2012 sull'Economia del Mezzogiorno, fotografano la recessione che ogni giorno grava sulle nostre imprese e sulle nostre famiglie, di cui le donne si accollano il fardello più pesante», ha evidenziato Rosanna Musu, presidente regionale CNA Impresa Donna introducendo i lavori. «Il tratto che accomuna gli strumenti attuativi nel Mezzogiorno, anche in Sardegna, è la polverizzazione degli interventi, la mancanza di una strategia di sviluppo chiara e coerente dentro cui inserire i progetti. Il vero cuore del problema è allora, più che il tema di ‘quante risorse’, quello della qualità di programmazione e progettazione. Il nodo cruciale – ha spiegato - sono la qualità e la velocità della spesa».
Eppure in Sardegna esiste una diffusa attitudine delle donne a fare impresa, un tasso di femminilizzazione del 24% superiore alla media nazionale (23,3%), circa 40.500 imprese a titolarità femminile, a prevalenza di microdimensione, che “tengono” sul mercato nonostante gli effetti falcidianti della crisi.
In Italia, del 46% delle donne con un posto di lavoro retribuito, il 16% sono lavoratrici in proprio. Una fetta enorme della popolazione attiva, rispetto ad una media europea che non arriva al 10%. Le donne titolari di impresa sono circa 1milione 460mila, cifra che raddoppia se consideriamo quelle inserite anche in realtà imprenditoriali in cui la maggioranza dei soci e/o degli amministratori sia maschile.
«Il nostro unico primato in Europa, ossia il maggior numero di donne imprenditrici, testimonia non solo una disperata alternativa alla mancanza di opportunità del lavoro dipendente, ma spiccata vivacità imprenditoriale».
Per contro la Sardegna, con il Mezzogiorno italiano, è il fanalino di coda in Europa quanto a occupazione, livelli retributivi e condizione femminile. «Solo una donna su tre lavora, un tasso di inattività pauroso. Insieme a un sistema di welfare incompleto, che si scarica essenzialmente sulla componente femminile, questi fattori impediscono l’impiego nel sistema produttivo dell'altissimo potenziale di conoscenze e competenze che le donne rappresentano».
Nel POR FSE Sardegna, con l’intento di ridurre le disparità di genere nell’accesso al mondo del lavoro, insieme alle azioni di conciliazione “Ore Preziose, è stato pensato il Bando Impresa Donna per la nascita di nuove attività femminili.
Ma la Cna Impresa Donna guarda anche al sostegno delle imprese che con grandi sacrifici cercano di sopravvivere. Chiede uno sforzo in più, di orientare la creazione delle imprese, verso settori di cui esiste un fabbisogno di beni e servizi, e in particolare quelli dove le donne tradizionalmente svolgono lavoro nero. «Emersione del sommerso, creazione di ricchezza, compensazione di un welfare inadeguato sarebbero alcuni possibili risultati», ha ribadito Rosanna Musu.
E ha aggiunto che è importante investire sulle reti per aumentare produttività e occupazione, anche femminile. «E’ strategico sostenere le imprese esistenti incentivandone la collaborazione e l'aggregazione – ha aggiunto Valentina Codonesu, Coordinatrice regionale CNA Impresa Donna in modo da ridurre i costi e migliorare le prestazioni e il know-how. Si tratta inoltre di processi – ha spiegato- che per essere presidiati stimolano l'impiego o l'assorbimento di capitale umano altamente qualificato».
Ai lavori hanno partecipato anche Claudio Capellini, responsabile CNA nazionale per le Politiche comunitarie, Antonangelo Liori, Assessore al Lavoro della Regione Sardegna, Lilli Pruna, sociologa dell’Università di Cagliari e Paola Sansoni, Presidente nazionale CNA Impresa Donna. Nel dibattito successivo, moderato dalla coordinatrice regionale CNA Impresa Donna Valentina Codonesu, è intervenuta una delegazione di imprenditrici del Mezzogiorno.
Nel pomeriggio si è tenuto il “2° Forum Interregionale CNA Impresa Donna - area Sud”, un incontro a carattere interno aperto a tutte le dirigenti e le imprenditrici CNA delle Regioni coinvolte, per discutere e condividere le problematiche e le strategie di interesse, favorendo lo scambio di buone pratiche tra livelli Nazionale e Regionale. Com