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Asl Nuoro – “Buona morte” e cure palliative: È partito nei giorni scorsi da Nuoro il primo di una serie di incontri in Sardegna.

Il Servizio aziendale di Psicologia della salute dell’area ospedaliera, l’Unità Operativa di Onco-Ematologia dell’Ospedale San Francesco e l’A.I.L. di Nuoro, in collaborazione al Prof. Campione, fondatore dell'Istituto di Tanatologia in Europa e professore di Psicologia Clinica all'Università di Bologna, hanno fortemente voluto e promosso uno spazio dedicato agli operatori sanitari di questa azienda sanitaria, dove interrogarsi sul tema della "Buona Morte".

Venerdì 28 settembre scorso il professor Campione, riferimento nazionale e internazionale per gli studi sulla morte e il morire, ha iniziato proprio a Nuoro, con un incontro nella sala conferenze dell'Ospedale San Francesco, dal titolo "Interrogarsi sulla Buona Morte", nell’ambito di un ciclo di conferenze in Sardegna che continuerà a Cagliari per la costruzione di una rete regionale delle Cure Palliative.

All’incontro hanno partecipato gli operatori dei diversi reparti ospedalieri.
L’evento è stato ideato all’interno di un progetto più ampio, per porre l’attenzione sulla salute degli operatori e favorire la costruzione di contesti favorevoli ai bisogni dei pazienti.

Infatti, oggi, non si può prescindere dal fatto che per avere cura della salute delle persone non sia sufficiente la sola conoscenza e competenza tecnica, ma sia fondamentale rapportarla a se stessi, come individui al servizio degli altri. È ormai chiaro come nella professione sanitaria sia necessaria una intersezione tra dimensioni tecnologica e umana - spirituale: "vi affidereste mai a un umano che non sa fare nulla? Vi affidereste a un ottimo tecnico che però potrebbe svaligiarvi la casa?" ha chiesto ai presenti Prof. Campione.

L'incontro non si è concluso con una lista delle cose che si possono fare o non fare per affrontare correttamente i momenti critici, come di fronte alla morte: "Nessuna ricetta preconfezionata funziona di fronte alle domande fondamentali che nel nostro tempo, nella nostra società, non si pongono mai apertamente, perché siamo adulti ormai(?) , perché non c’è tempo…(?)” In realtà, sono proprio queste le domande fondamentali che sostanziano le criticità della professione sanitaria: quando si comunica una diagnosi, quando si somministra una terapia con forti effetti collaterali, quando si è di fronte alla morte.

Il professore ha dato molti stimoli controcorrente. Ha proposto una "epistemologia dell'ignoranza", ha chiesto di stare con l'emozione dell'ignoto: "sa chi sa che non sa", ha provocato la sala invitando primari, medici, infermieri, psicologi, a spogliarsi delle proprie posizioni, del proprio ruolo e cercare di capire cosa il paziente/individuo desidera.

L’operatore sanitario, che il sistema vuole orientare con le linee guida, scopre che qui non ci sono metodi preconfezionati: ogni individuo è unico e ogni relazione è unica; l'unica possibilità per stare con la criticità umana del proprio lavoro di cura è investire su se stessi e sviluppare la propria umanità; dimenticare il proprio bisogno, aprirsi e occuparsi del paziente - individuo. Chiedersi chi sia l'essere umano che si ha di fronte, quale bisogno abbia rispetto alla vita e alla morte, cosa ci sia dopo la morte cambia la nostra vita. Porsi la domanda apre le possibilità all'infinito, apre la nostra umanità". Com