Nel programmare la Stagione concertistica 2012-2013 del Teatro Lirico di Cagliari si è cercato di seguire alcune linee guida, che possiamo così riassumere: offrire una gamma ampia di proposte, che consentano al pubblico di ascoltare, nella stessa stagione, esempi di tutta la produzione sinfonica, dal Barocco agli autori contemporanei. Si è cercato, in altri termini, di evitare la “monotematicità, rischio frequente soprattutto in presenza di anniversari (nel 2013 ne avremo due decisamente “impegnativi” - Verdi e Wagner - più altri di minore risonanza);
mantenere coerenza all’interno di una serata, evitando i “programmi miscellanea”. Un programma concertistico deve avere una logica di fondo: l’effetto di un brano dipende anche dal contesto in cui è inserito, e anche l’ordine con cui i diversi titoli vengono proposti assume importanza notevole. Il concerto è un evento, che deve avere un suo sviluppo e un suo divenire, che si realizzano solo se contiene fattori di coerenza percepibili;
indirizzare l’attenzione (con moderazione) verso un mondo musicale diverso ogni stagione, per consentire, nell’arco di qualche anno, un’”esplorazione” progressiva di tutto il mondo musicale. Questo potrebbe anche consentire di ottenere una maggiore affezione da parte di chi segue con assiduità i concerti sinfonici, soprattutto se si potessero realizzare programmazioni a scadenza più ampia. Nella stagione scorsa magna pars ha avuto l’Impressionismo: quest’anno si è riservata una certa attenzione alle “Scuole Nazionali” della seconda metà dell’Ottocento (con autori quali Dvořák, Bartòk, gli Slavim i Russi);
evitare, per quanto possibile, d’introdurre titoli già presentati negli ultimissimi anni: questo principio parrebbe ovvio, ma non sempre viene seguito. È pur sempre vero che, a volte, vi possono essere motivi (coerenza di programma, presenza di esecutori di particolare prestigio o altro) che possono richiedere una deroga, ma deve trattarsi di un fatto eccezionale;
unire titoli di grande richiamo con altri “fuori repertorio”, ma di notevole interesse estetico, storico o musicologico, meritevoli di essere riproposti e conosciuti. La programmazione di un teatro stabile deve avere anche una funzione culturale, e non puramente “edonistica”: la competenza musicale dell’ascoltatore si sviluppa anche ampliando la conoscenza della produzione estranea al repertorio corrente, ma meritevole di essere riproposta (o, a volte, riscoperta);
privilegiare il programma rispetto al “nome” del direttore. In questo momento possiamo permetterci (per ovvi motivi economici) solo un numero molto limitato di direttori di grande nome, che hanno sempre un costo elevato (senza escluderli del tutto: il concerto inaugurale, ad esempio, verrà diretto da Aldo Ceccato, interprete di risonanza mondiale). È preferibile, quindi, spostare l’interesse sui titoli, e investire le risorse sugli organici, per far sì che risultino adeguati: questo significa individuare direttori “accessibili”, purché professionalmente validi (condizione, questa, assolutamente ineludibile, ma che richiede un impegno notevole nella ricerca);
privilegiare il programma significa anche evitare assolutamente di affrontare un brano con organici insufficienti. Per questo motivo si è cercato di limitare i programmi che richiedono un organico notevole, introducendo anche programmi per soli archi o per soli fiati, e titoli barocchi e mozartiani, che (oltre a essere capolavori assoluti) richiedono organici numericamente inferiori;
introdurre nella programmazione concertistica alcuni appuntamenti cameristici. In questo modo siamo anche riusciti, con costi decisamente contenuti, ad ampliare l’offerta per quanto riguarda il numero di serate. In questi appuntamenti avremo la presenza di due solisti di fama internazionale come Sergey Krilov e Alessio Allegrini, che collaboreranno con alcuni Professori della nostra orchestra. La presenza (che ci auguriamo di poter ampliare in futuro) di questi ultimi nella Stagione concertistica, sia in formazioni cameristiche, sia come solisti (un concerto per violoncello e un concerto per flauto saranno sostenuti da nostre prime parti) ha il duplice scopo di valorizzare e far conoscere le notevoli risorse interne che possediamo, e di produrre un ritorno positivo sul complesso orchestrale in termini di una sempre maggiore crescita artistica e tecnica;
dare maggior spazio alla nostra compagine corale: un coro o un’orchestra (come un solista o un direttore), infatti, crescono nella misura in cui affrontano testi sempre più impegnativi. Sempre a proposito del coro, si è collocato un concerto ogni due settimane, evitando così di lasciare troppo spazio tra i vari appuntamenti corali, o di concentrare due concerti di seguito, riducendo eccessivamente le prove;
valorizzare, nella scelta dei cantanti, giovani emergenti rispetto a grandi nomi, estremamente costosi, eventualmente perfezionando la loro preparazione con la collaborazione dei nostri maestri. In questo modo il nostro teatro può anche svolgere un importante ruolo formativo, oggi assai trascurato dai teatri italiani.
Passiamo ad analizzare più dettagliatamente la programmazione, che comprende 17 appuntamenti: Il concerto di apertura si avvale della direzione di Aldo Ceccato, forse il miglior interprete italiano del grande repertorio sinfonico. I titoli scelti sono di grande richiamo, adatti ad un’inaugurazione: la Sesta Sinfonia di Dvořák (opera efficacissima e di notevole difficoltà), e la spettacolare Cantata Aleksandr Nevskij di Prokof’ev, che celebra la vittoria russa sui monaci guerrieri invasori. La partitura, naturalmente, vedrà impegnato il nostro coro, accanto al contralto moscovita Anastasia Boldyreva.
Il secondo concerto si rivolge al repertorio classico, proponendo il Concerto per violoncello in Do maggiore di Haydn, la brillante e quasi umoristica Sinfonia n. 88 (sempre di Haydn), e concludendo con la Sinfonia probabilmente più celebre di Mozart, la n. 40 in sol minore. La direzione è affidata a Umberto Benedetti Michelangeli, specialista indiscusso del repertorio classico; violoncello solista Emanuele Galanti, validissima prima parte della nostra orchestra.
Il terzo concerto esplora un ambito musicale diverso, proponendo autori del Novecento e una nuova opera in prima esecuzione assoluta, La tavola di smeraldo di Sergio Rendine, commissionata dal Teatro Lirico di Cagliari. Il testo di questa nuova composizione è tratto dalla Tabula Smaragdina, attribuita ad Ermete Trismegisto (Eρμἢς ὀ Τρισμέγιστος).
Questo mitico personaggio, nato dal sincretismo religioso ellenistico (la prima citazione compare nel III secolo a. C.), era ritenuto autore, tra l’altro, proprio della Tabula, testo base dell’alchimia rinascimentale nata dalla sua riscoperta nel secolo XV. Il lavoro di Rendine, coerentemente, ha ben presente il mondo musicale del Rinascimento, e si snoda in accattivanti atteggiamenti “neomadrigalistici”. Quasi d’obbligo accostarla, nel programma, ad un altro importante lavoro, ispirato questa volta alle arti figurative del XV secolo, il Trittico Botticelliano di Ottorino Respighi, che prende in esame tre capolavori del grande pittore fiorentino: “La Primavera”, “L’adorazione dei Magi”, “La nascita di Venere”. Ancora più stretto il legame tra la “Tabula” e i “Madrigali per orchestra” di Gianfrancesco Malipiero, rielaborazioni (“è cambiato il vestito, non il corpo”, diceva l’autore) di madrigali dal “Settimo Libro” di Claudio Monteverdi. Monteverdi fu alchimista, e sicuramente conosceva e studiava il “Corpus Hermeticum” e la “Tabula”. Completano il concerto due suggestivi Inni greci (la grecità classica era un altro topos della cultura rinascimentale) di Ildebrando Pizzetti, con la raffinata presenza del soprano Elisabetta Scano. Direttore è Filippo Maria Bressan, anch’egli noto al pubblico cagliaritano, che lo ha applaudito più volte.
La Stagione concertistica riprende in gennaio con un concerto a cui parteciperà ancora Sergej Krylov, uno dei più importanti violinisti a livello mondiale (se non il primo, attualmente), nella duplice veste di solista e direttore. Programma decisamente romantico: Concerto per violino di Mendelsshon, Incompiuta di Schubert, Eroica di Beethoven (l’eloquenza e la grandiosità espressiva di questa sinfonia le consentono, a pieno titolo, l’ingresso nel mondo romantico, altro che autore classico!).
La Messa da Requiem di Verdi, in programma il 18 e 19 gennaio è un dovuto tributo al nostro massimo operista, di cui ricorre, nel 2013, il bicentenario della nascita. Pur con la scarsa simpatia che nutro per gli “anniversari” (se un autore è valido, ogni anno può essere il “suo anno”) mi è parso naturale includere nella Stagione concertistica un capolavoro assoluto come il Requiem. Dirigerà Marco Guidarini, che ha alle spalle un’importante carriera internazionale, in particolare nel repertorio verdiano. Nel cast troviamo: Anna Pirozzi (soprano drammatico tra i migliori dell’ultima generazione), il mezzosoprano Cristina Melis (cagliaritana, che debutta solo ora nella nostra città), il tenore Alessandro Liberatore (recente e felice scoperta), un giovane basso emergente come Mattia Denti.
Nel concerto seguente rivolgiamo lo sguardo alle cosiddette “scuole nazionali”. Il termine può parere limitativo: in realtà si tratta dei laboratori in cui, lontano da certi vincoli ancora accademici, si sperimentano molti stilemi di cui l’Impressionismo, il primo Novecento e le avanguardie si impossesseranno. Il programma, diretto da Julian Kovatchev (interprete trascinante, proveniente dall’elitè dei “Berliner”) accosta un titolo “iperromantico”, oltre che “iperrusso” (il celebre e passionale Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, con Giuseppe Andaloro) alla Decima Sinfonia di Šostakovič, autore che segue una traiettoria alternativa a quella di Stravinskij e Prokof’ev, con connotazioni personalissime e di grandissima suggestione.
Nel programma seguente (tutto dedicato al Novecento) vediamo impegnati il coro e i fiati della nostra orchestra: accanto alla Messa di Stravinskij (il più importante lavoro corale del compositore, assieme alle Nozze, peraltro di non frequente ascolto) troviamo la Suite dall’Opera da tre soldi di Kurt Weill, la Création du monde di Darius Milhaud e la Sinfonia per strumenti a fiato sempre di Igor Stravinskij. La direzione è affidata ancora a Marco Guidarini.
Ancora uno sguardo alle “Scuole nazionali”: l’ottavo concerto si apre con Aladin suite, di Carl Nielsen, massimo autore danese. Il brano, ricchissimo di colore, testimonia l’interesse per l’esotismo che, assieme a quello per la natura nordica, caratterizza le scuole scandinave. Siamo, sostanzialmente, nello stesso orizzonte fantastico del Peer Gynt di Grieg, ma la Suite di Nielsen è sicuramente meno “inflazionata”. Di Grieg, invece, presentiamo le suggestive Danze norvegesi. Nella seconda parte del concerto proponiamo quella che, probabilmente, è la migliore Sinfonia di Sibelius, la Terza. In questa trovano l’equilibrio migliore la struttura sinfonica, la freschezza delle linee tematiche, i colori timbrici, la poetica naturalistica. Conclude il concerto la quintessenza della musica nordica, il poema sinfonico Finlandia, sempre di Sibelius. La direzione è affidata a Giuseppe Grazioli, la cui collaborazione è stata sempre particolarmente apprezzata nel nostro teatro.
Il coro torna ad essere protagonista nel concerto successivo, che presenta lo Stabat Mater di Rossini. Non è il caso di soffermarsi sul valore intrinseco di questo monumento musicale, assente da tempo nella programmazione del Teatro Lirico di Cagliari. Direttore è, anche in questo concerto, Filippo Maria Bressan, specialista, tra l’altro, del repertorio sinfonico-corale. Il cast vocale comprende giovani, ma validissimi artisti quali: Valentina Corradetti, Claudia Marchi, Gianluca Terranova, Donato Di Stefano.
Il programma seguente dovrebbe soddisfare anche i palati più esigente in tema di musica per archi del Novecento: sotto la direzione di Pietro Mianiti (per la prima volta al Teatro Lirico, ma noto al pubblico di Cagliari) verranno proposti: Langsammer Satz di Anton Webern, il raffinato ed edonistico Apollon Musagète di Stravinskij, Musica per archi, percussione e celesta di Béla Bartòk, punto cardine nella produzione novecentista.
Segue un programma classico, che vede accostati due autori che già l’immaginario collettivo associa tra loro (ma per motivi lontani dalla verità). Antonio Salieri, compositore di corte dell’Imperatore Giuseppe II, fu autore sicuramente superiore alla sua fama un po’ sinistra: in particolare, la Messa in Re maggiore mostra una padronanza stilistica non inferiore a quella del ben più celebrato Franz Joseph Haydn. La Hofkapellmeistermesse, che si conclude con una citazione dell’inno imperiale asburgico, non scompare infatti neppure nel confronto con uno dei capolavori sacri di Mozart, la Missa Longa in Do maggiore K 262. Completa il concerto la splendida Sinfonia mozartiana n. 38 in Re maggiore, denominata di Praga (vi fu eseguita il 19 gennaio 1787). L’esecuzione è affidata a specialisti mozartiani (Olga Senderskaya, Evgenya Rakova, Nicola Pamio, Günes Gürle), guidati da Umberto Benedetti Michelangeli.
Un omaggio a Wagner (di cui ricorre, come per Verdi, il duecentesimo anniversario della nascita,) era comunque ineludibile. Il dodicesimo concerto, infatti, propone uno squisito bozzetto cameristico, del tutto insolito nell’ambito sonoro wagneriano, l’Idillio di Sigfrido. Idillio nel senso di “immagine”, secondo l’etimologia greca: un quadretto intimistico, offerto dal compositore al figlio neonato Sigfried (un piccolo gruppo di musicisti lo eseguì la prima volta davanti alla porta di casa Wagner). Il concerto entra poi prepotentemente nel mondo operistico wagneriano, con due trascinanti ouvertures, tratte rispettivamente da I maestri cantori di Norimberga e Tannhauser. Nella seconda parte del concerto, invece, il linguaggio wagneriano viene confrontato con l’altra anima del Romanticismo tedesco del pieno Ottocento: viene infatti eseguita la Terza Sinfonia di Brahms, forse la più fluente e sentimentalmente densa tra le sue quattro sinfonie. Il concerto è diretto dal direttore emergente Alessio Allegrini.
Una particolare attenzione si è voluta avere anche nei confronti del repertorio barocco, con la programmazione della Passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach, testo straordinario, ricco di spunti drammatici, ma anche di atmosfere sospese e intimistiche; per la sua collocazione nel tardo periodo quaresimale, la nostra esecuzione vuole essere anche una meditazione musicale in preparazione alle festività pasquali. I solisti hanno tutti grande esperienza nel repertorio barocco: il soprano è Elisabetta Scano, sempre particolarmente gradita al nostro pubblico; il contraltista è Roberto Balconi, attivo da anni ai massimi livelli europei; il ruolo dell’Evangelista è sostenuto da Sune Hjerrild, quello di Cristo da Thomas Tatzl, quello di Pilato da Marco Camastra. Direttore Marco Faelli, impegnato da anni nel campo della prassi esecutiva filologica.
L’ultima puntata nell’universo delle “scuole nazionali” si sofferma sull’ambiente musicale russo: dell’estroverso Aram Il’ič Khačaturjan viene eseguito il Concerto per flauto e orchestra, con la partecipazione del solista Riccardo Ghiani, eccellente primo flauto della nostra orchestra. Seguono la straordinaria tavolozza timbrica della Notte sul Monte Calvo di Modest Musorgskij e la Seconda Sinfonia di Čajkovskij, denominata Malorossiyskaya (Piccola Russia), opera raffinata di solida struttura e di languori nostalgici.
Durante la Settimana Santa viene proposto lo Stabat Mater di Antonín Dvořák, con la direzione di Hansjörg Schellenberger, già applaudito dal pubblico del Teatro Lirico di Cagliari, e proveniente anch’egli dall’ambiente dei “Berliner”. Questa partitura, in cui il coro è protagonista indiscusso, è uno dei più grandi affreschi sonori mai scritti, in cui emergono la ricchezza di pathos e di eloquenza, la purezza delle linee, la monumentalità della costruzione. Solisti: Alexandra Coku, Claudia Marchi, Roberto Iuliano, István Kovács.
Concludono la stagione due concerti cameristici: il primo vedrà la presenza di Alessio Allegrini che, oltre ad essere valido direttore, è probabilmente il miglior cornista attualmente in attività: assieme a Professori della nostra orchestra eseguirà i due Quintetti in Mi bemolle di Mozart e Beethoven per pianoforte e fiati (rispettivamente K. 452 e op. 16), con la partecipazione del celebre pianista Oliver Kern.
Il secondo concerto cameristico prevede il Quartetto n. 8 in do minore di Šostakovič e l’Ottetto D. 803 di Schubert. In questo evento ci varremo ancora della presenza di Sergej Krylov, che suonerà con il nostro primo violino, Gianmaria Melis e altri Professori dell’orchestra. Com