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Agguato ieri nelle campagne di Orune contro un allevatore: si salva per miracolo da una pioggia di pallettoni

Solo un miracolo può aver salvato la vita all’allevatore Pietro Contena raggiunto da una pioggia di pallettoni usci dalle canne dei fucili di quattro individui mascherati che lo hanno atteso ieri mattina nel suo ovile: questi hanno sparato per 17 volte. Infatti, alle ore 8.30 di ieri mattina, a cinque chilometri dal suo paese, ha visto letteralmente la morte in faccia ma il destino o forse la sua disperata voglia di sfuggirle, evidentemente, l’hanno sconfitta. Certo è che la cronaca della sua mezz’ora di inferno, sotto i colpi esplosi da tre fucili semiautomatici posizionati in un triangolo di poche decine di metri tra rocce e lecceti, sembra uscita da un film d’azione, dove alla fine nessuno si salva.

La vittima, 41 anni,  moglie e un figlio, un consistente numero di guai con la giustizia, a cominciare da una condanna per omicidio per la quale ha scontato 12 anni di carcere, negli ultimi anni sta lontano dalle cronache e sembra dedicarsi a tempo pieno alla campagna. Ieri mattina, esce di casa come al solito intorno alle 6.30. Riempie d’acqua la piccola cisterna che sta sopra il carrello attaccato alla sua vecchia Lada Niva, e parte verso l’ovile di famiglia, perché deve far abbeverare le pecore e il resto del bestiame. Lascia dunque il paese, percorre qualche chilometro di curve poi si addentra in un strada di campagna che lo conduce, dopo qualche centinaio di metri, alla proprietà. Da da mangiare al bestiame, scarica l’acqua, poi risale sull’auto e comincia a percorrere come sempre la strada del ritorno.

Sono circa le 8.30 quando l’auto di Contena si riaffaccia sulla strada di penetrazione agraria e da un roccia vicina cominciano a risuonare i colpi di fucile. Un inferno così fragoroso che qualcuno, a Orune, lo sente in modo distinto. L’uomo cade a terra ma si rialza e poi colpito in varie parti del corpo e sanguinate si trascina fino alla strada dove poi è stato visto, soccorso e subito dopo trasportato all’ospedale nuorese dove è stato operato.

In seguito, una volta al San Francesco di Nuoro, l’uomo avrebbe detto agli investigatori dell’Arma della Compagnia di Bitti e del comando provinciale di Nuoro: Mi sono abbassato sul sedile, ma dopo aver fatto pochi metri più avanti, mentre cercavo di fuggire, con la spalla già raggiunta da alcuni pallettoni, è partita l’altra serie di fucilate con l’esclusivo intento di ucciderlo. Sono cinque, e questa volta partono da dietro un cespuglio. La vettura quindi sbanda, si infila in un profondo solco della strada e da lì, purtroppo, non riesce più a uscire. A questo punto l’allevatore fa appello a tutte le sue forze e alla disperata voglia di vivere e, una volta spalancata la portiera fugge. In quel frangente il secondo spietato attentatore sta ricaricando il fucile. I carabinieri, poco dopo, raccoglieranno 17 bossoli. L’ultimo colpo, quello che decreta la fine di tutte le cartucce, raggiunge l’allevatore mentre si sta inoltrando di corsa nella boscaglia che lo separa dalla statale 389. E per fortuna gli sfiora solo i piedi. A quel punto, ai mancati assassini non resta che fuggire. E Contena corre ed infine riesce ad arrivare, quasi trascinandosi, fino alla carreggiata, con il corpo crivellato dai pallettoni, dove poi è stato trovato, dopo circa un quarto d’ora i vigili urbani di Orune, in un servizio di perlustrazione. Li hanno anche raggiunto il cugino e uno zio che una volta caricato nella loro auto lo hanno velocemente trasportato all’ospedale San Francesco, mentre nel luogo dell’imboscata si sono giunti i carabinieri e il Pm Andrea Vacca.

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